Io ho avuto 3 cesarei di cui il primo non mi ha dato la possibilità di avere mio figlio qui con me. Ho due figli uno di 15 e una di 10 anni, io ho 44 anni e a 40 volevo il 3 figlio e così ho iniziato a provare e dopo due mesi sono rimasta incinta, perso con biochimica quasi subito dopo il test. A 43 anni ci sono riuscita di nuovo ma a 19 settimane il cuore ha smesso di battere perché la placenta dalla villocentesi è risultata con trisomia 9. Dopo un anno sono rimasta di nuovo ma a 10 settimane scopro che il feto era rimasto a 6 e il cuore non c’ra più. Come faccio a sapere come mai ho avuto questi aborti? Che visite fare per capire se posso provare ancora? Grazie.
Elisa Valmori
Salve cara signora, mi ha sintetizzato bene la sua storia dal punto di vista ostetrico anche se tra le righe posso solo immaginare quante lacrime le siano costate queste gravidanze con esito infausto. Credo che la domanda che mi ha posto meriterebbe anche la risposta del genetista, dal momento che una delle gravidanze interrotte presentava un’anomalia dei cromosomi confinata a livello placentare. Quanto agli aborti precoci (gravidanza biochimica e aborto interno alla sesta settimana di sviluppo), potrebbero essere stati causati anche dall’età materna ormai avanzata. Ad ogni modo, dato che non è in nostro potere modificare il fattore età, direi che vale la pena aiutarsi oltre che con lo stile di vita sano (che di sicuro starà già mettendo in atto), eventualmente utilizzando integratori come ad esempio il D-chiro-inositolo ed il Myo-inositolo che possono facilitare il meccanismo dell’ovulazione. Inoltre, a giudizio del ginecologo curante, si possono effettuare le indagini denominate screening trombofilico che escludono l’esistenza di alterazioni congenite e soprattutto acquisite a carico della coagulazione del sangue, che potrebbero facilitare il ripetersi di aborti spontanei. Anche esami del sangue come la funzione tiroidea o il dosaggio della vitamina D possono essere utili per capire eventuali alterazioni ancora subcliniche a carico della tiroide oppure per integrare la vitamina D (se carente) che oltre al metabolismo osseo è coinvolta anche nel sistema immunitario e nella fertilità. Ritengo comunque che l’approccio medico più completo alla fertilità di coppia sia quello offerto dalla Naprotecnology, una disciplina che appunto si prefigge di indagare in modo sistematico l’eventuale presenza di problematiche nella fertilità di coppia e di rimuoverle laddove possibile per consentire un concepimento per via naturale, in alternativa alla meglio nota Procreazione Medicalmente Assistita o PMA. Le allego un sito che rimanda ad una realtà nella Svizzera italiana ma anche nel nostro Paese ci sono medici che hanno approfondito questa disciplina e che hanno ottenuto ottimi risultati, con minori rischi sia per le mamme che per i bambini concepiti. http://www.naprotecnologia.ch/index.html Spero di averle come si suol dire “messo la pulce nell’orecchio” e di averla aiutata, resto a disposizione se desidera, cordialmente.
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