Volevo porre una domanda pregandovi di non giudicarmi. Mi vergogno molto di ciò. Il 23/05 ho avuto un rapporto non protetto con un ragazzo (non il mio compagno) il 23/05 mi sono venute le mestruazioni. Il 02/06 faccio test di ovulazione e risulta positivo. in quei giorni ho avuto rapporti con il mio compagno. Il 19/06 faccio un test e risulta positivo (ho un ciclo corto di 25gg circa) il 24/06 faccio le beta e sono a 1400 riconducibili a 5/6 settimane di amenorrea. La mia domanda ora è ma questo bambino di chi è? È possibile che il test ovulazione era positivo perché già in circolo le beta? Sono molto preoccupata. Nel caso fosse stato fecondato prima quindi a differenza di due settimane si noterebbe la differenza all’ecografia? Grazie anticamente per la risposta.
Faustina Lalatta
Gentile signora, innanzitutto la rassicuro totalmente sulla mancanza di un giudizio da parte mia, in quanto esulerebbe dal parere che mi chiede. La sua mail apre diversi fronti. Forse la cosa più importante di tutte e anche la più urgente è la sua disponibilità ad avere un figlio: è questa la priorità che, in quanto tale, deve precedere il desiderio di stabilire chi sia il padre biologico. La sua posizione nei confronti della maternità è, infatti, determinante per poter impostare il percorso successivo. La domanda che deve farsi è: voglio questo bambino, anche se dovesse permanere l’incertezza sulla paternità? Sì, perché l’incertezza sarà inevitabile, se lei si fermasse al dato ecografico. L’ecografia, infatti, pur potendo definire con buona precisione la settimana di gravidanza, se effettuata entro il primo trimestre, non potrà mai stabilire con certezza la data del concepimento prendendo in considerazione due date distanti solo 10-12 giorni l’una dall’altra. Questa impossibilità è dovuta a un limite intrinseco all’esame. Esistono però altri metodi, sufficientemente certi, anche in epoca prenatale. Si basano sul confronto di polimorfismi genetici, cioè caratteristiche del DNA che sono uniche per ogni essere umano e che permettono, attraverso il confronto di tre campioni biologici (madre-feto-presunto padre) di ottenere una probabilità molto elevata di attribuzione o non attribuzione. Come le apparirà chiaro, per questa indagine è necessario coinvolgere uno dei due partner che, messo a conoscenza del dilemma, sia d’accordo nel fornire il suo campione e condividere l’esito. Quindi, mentre mediante l’ecografia lei potrebbe ottenere una probabilità orientativa che però non potrà sciogliere con sicurezza il suo dubbio, con il test del DNA fetale verrebbe a conoscenza della paternità. Nel primo caso avrà più tempo per decidere il da farsi rispetto al suo compagno, nel secondo caso sarebbe costretta a scegliere subito quale dei due partner coinvolgere. Eventuali altre strade, di cui sono a volte stata messa a conoscenza da pazienti che ho seguito negli anni, sono basate sul segreto: non indagare mai, anche sapendo che potrebbe esserci una discrepanza tra il padre biologico e il padre che ha riconosciuto il bambino, oppure rinunciare alla gravidanza. Una gravidanza dalla quale non si è protetta ma che forse è iniziata con un atto non del tutto ponderato. Questa ultima scelta sarebbe assai drammatica dal mio punto di vista. Ma non sono certo nella posizione di poterle dare soluzioni o indicazioni. Spero di averle almeno in parte chiarito il grosso dilemma che lei deve affrontare e di averle dato una visione più completa di ciò che potrebbe essere fatto. Mi auguro che lei sia seguita da professionisti seri e competenti. Si parla di scelte “vitali”, nel significato più alto e assoluto del termine. Cari saluti.
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