Ho 34 anni, sono alla seconda gravidanza (prima gravidanza fisiologica, parto naturale a termine senza nessuna complicanza 2 anni fa – aborto spontaneo a 9 settimane 4 mesi fa) A 10 +4 settimane sono stata in ps per dolori all’utero con perdite di sangue rosso vivo mi hanno fatto una eco e mi hanno detto di non preoccuparmi che andava tutto bene, il bimbo c’era e il cuore batteva, mi fanno tranex in vena e mi dimettono con progeffik 200 mg (1 al giorno) e niente sollevamento pesi. A 11+2 passo una visita ostetrica nella quale mi si dice che va tutto bene, il bimbo c’è il cuore batte e se non ho più perdite di finire la scatola di progeffik 200 (1 al dì) e non sollevare pesi e stare tranquilla. A 11+4 mi reco in ospedale per fare l’eco con translucenza nucale e la dottoressa mi chiede che cura stessi facendo per mancato accollamento che vede e se fossi allettata, io cado dalle nuvole perché non so di cosa sta parlando e le spiego che ultimamente sto facendo ovuli di progesterone per delle perdite che avevo avuto la settimana precedente, che però erano smesse e che dovevo appunto finire i sette ovuli che rimanevano nella scatola, che non dovevo fare sollevamento pesi e che la prossima visita la avevo tra un mese. A quel punto la dottoressa mi dice che ho un mancato accollamento di 34x16x22 mm e che dovrei fare il progesterone (sempre progeffik 200mg/1 al dì) per almeno altri 30 giorni e quindi fino alla prossima visita e che dovrei stare a riposo assoluto. Ora, tralasciando il fatto che sono sola tutto il giorno con una bimba di 2 anni e mezzo e che per me riposo assoluto è quasi impossibile, mi domandavo perché non mi sia stato detto niente alla visita effettuata 2 giorni prima? Possibile che la ginecologa non abbia visto lo scollamento? E perché mi sono stati consigliati 2 approcci differenti come terapia per risolvere la cosa? Quanto dovrei preoccuparmi che la cosa possa non risolversi e evolversi in peggio? Grazie per la cortese attenzione.
Dottor Gaetano Perrini
Cara signora, la gravidanza è un evento biologico evolutivo che anche a distanza di ore può non essere identico a se stesso. Una volta compreso questo potrà rendersi conto che in una situazione di minaccia d’aborto come lei ha così ben descritto, la valutazione ecografica osserva quello che vede in quel specifico momento. La minaccia d’aborto è caratterizzata dalla iper contrattilità uterina associata a dolore pelvico alla presenza o meno di sanguinamento vaginale alla presenza o meno di area di distacco coriale. In ogni caso in presenza di minaccia di aborto sono necessario riposo, antispastici se necessario e terapia progestinica. Per quanto riguarda il riposo non è mai stato dimostrato che se è assoluto è anche garanzia di buon proseguimento della gravidanza. Basta non fare sforzi, rallentare i ritmi, insomma “riguardarsi”, concedendosi delle pause nell’arco della giornata. Sappia che il riposo assoluto, nel senso di stare a letto sempre, oltre a non servire potrebbe addirittura essere controproducente in relazione alla circolazione del sangue a livello degli arti inferiori. Mi permetto una riflessione: credo che quando si danno indicazioni alle pazienti si debba comunque tenere conto della loro situazione oggettiva: lei si deve occupare di una bimba di due anni, faccia quel che può tenendo conto che se la natura decide che una gravidanza deve interrompersi non c’è nulla che si possa fare per evitarlo. Cari saluti.
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