Salve, questo dubbio che ho è da inizio gravidanza ma ormai siamo agli sgoccioli e mancano 20 giorni al parto. Mi sorge da quando sono rimasta incinta il dubbio di chi sia il padre. Il mio ciclo è sempre stato irregolare, dovuto a causa dell’endometriosi, il mio ultimo ciclo risale al 27 dicembre 2022 e mi finisce il 2 o il 3 gennaio non ricordo bene ora, ma comunque sempre irregolare. Nel mentre vedevo due persone, l’ultimo rapporto con una è stato il 14 gennaio, con l’altra è continuato tutti i giorni dopo. Mi hanno dato la data del concepimento che è del 20 gennaio (il giorno io ero con il secondo ragazzo) oltre e tutto siamo stati insieme molto frequente dal 16 fino al 18, poi ci siamo rivisti il 20… con l’altro è proprio dal 14 che non ci vedevamo più…la prima eco che ho fatto il 14 aprile ero di 12 settimane e 5 giorni… vorrei sapere se può essere più probabile che il padre sia il primo (con cui ho avuto l’ultimo rapporto il 14 gennaio) o il secondo con cui ho avuto rapporto 3 giorni dopo e tutti i giorni seguenti. Grazie mille.
Faustina Lalatta
Gentile signora Stefania, dalle origini dell’umanità è accaduto, e sempre accadrà, che un certo numero di donne, che hanno accettato e accettano di avere rapporti non protetti con più partner, coltivino in cuor loro il dubbio di chi sia realmente il genitore biologico del loro bambino. Indico il partner con questo nome perché “padre” bisogna diventarlo, con alcuni fondamentali passaggi: riconoscere il bambino “come se fosse proprio”, accompagnare la mamma ed il bambino nel percorso di genitorialità che prevede un costante impegno, condivisione, dedizione e investimento: emotivo, di tempo, di energie e sì, anche economico. Lei si trova in una situazione che è già stata vissuta da molte molte donne. Ognuna l’ha vissuta e si è orientata secondo il proprio cuore, la propria intelligenza emotiva e razionale e, si spera, secondo l’interesse e il dovere di protezione che il minore richiede. In questo complesso percorso decisionale bisogna forzatamente prendere una posizione. Ad esempio: rivelo i miei sospetti a uno o all’altro o ad entrambi i partner? Taccio e scelgo di “eleggere” un potenziale padre? Sono convinta di crescere mio figlio da sola? Mi consulto con un avvocato/medico-legale per impostare il riconoscimento genetico, l’unico definitivo e chiarificatore? Questi sono solo alcuni di una serie di importantissimi quesiti che è corretto porsi. Cercare di indovinare o immaginare o chiedere ad un genetista chi possa essere il partner è un esercizio temporaneo che deve lasciare spazio, tra pochi giorni, ad una scelta fondante. Fosse anche la scelta di riconoscere da sola il bambino e decidere successivamente. Il genetista non le serve! Anche se è proprio un genetista forense che potrebbe togliere ogni dubbio. Ma l’atto pratico dell’attestazione di paternità deve essere preceduto da una profonda, minuziosa, realistica analisi di cosa sia la situazione migliore per il bambino. In tribunale, quando si attribuisce la paternità, il bambino viene chiamato semplicemente “il minore”. Non è autonomo, infatti, anzi è l’unico impotente all’interno di un gruppo di adulti che decidono per lui. Sono convinta che sia importante che lei sia aiutata, sia sul piano personale, sia legale. Certi passi, come ad esempio il riconoscimento legale, una volta compiuti sono complessi da rivedere e eventualmente da smantellare a seguito della “verità biologica” indagata in un secondo tempo. Le sono vicina. Ma sono vicina ancora di più al suo bambino. Cordiali saluti.
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