Ho una bambina di 2 anni e vorrei chiederle come è possibile gestire i capricci ? Le faccio un esempio se lei vuole qualcosa piange fino a diventare nera io faccio di tutto per distrarla le sussurro nell’ orecchio per tranquillizzarla ma niente… A volte la faccio piangere fin quando non si stanca… ma fino a quando lei non arriva a ciò che vuole non smette. A volte alzo il tono della voce ma non serve a nulla. Non so più come comportarmi: mi dia qualche consiglio per favore.
Grazie mille, cordiali saluti.
Luisa Vaselli
Salve Anna,
solitamente i nostri cuccioli nel momento del capriccio non sono in condizione di ascoltare, qualsiasi cosa diciamo loro in quel momento non viene recepito. Un po’ come quando noi siamo arrabbiati, qualsiasi cosa ci venga detta ci fa infuriare di più e comunque si scontra con una sorta di muro da noi stessi eretto.
Se abbiamo ceduto ai capricci anche solo una volta saremo sicuri che il pianto aumenterà le volte successive.
Durante i loro capricci sarebbe bene (anche se difficile ) farli sfogare. Una volta finiti possiamo abbracciarli, dire loro che capiamo il loro desiderio, ma che siamo dispiaciuti perché non è possibile soddisfarlo.
Da mamma capisco quanto sia difficile; nella mia “carriera” di madre ho avuto la necessità in diverse occasioni di far sfogare i capricci dei miei figli in luoghi affollati, con adulti che mi osservavano come se fossi un carnefice. Non è facile, ma quando siamo sicuri delle nostre convinzioni è opportuno mantenere la nostra posizione. Se cediamo non saremo più credibili in seguito.
Il fatto di lasciarla sfogare fin quando non si stanca è giusto. Dopo ne riparliamo, sempre con dolcezza e determinazione; facendo capire ai nostri cuccioli che non siamo i cattivi, ma ci sono delle regole che vanno rispettate. Nella sua domanda il discorso è generale, quindi posso solo portare come esempio un fatto accaduto per cercare di spiegarmi meglio.
Mia figlia di 2 anni vuole andare sullo scivolo allo zoo. Fa caldo e lo scivolo è sotto il sole. Decido che è meglio posticipare di qualche ora in modo da permettere che l’ombra renda la situazione più consona.
Lei non vuole posticipare, ma insiste sedendosi a terra in mezzo alla stradina piangendo a dirotto e urlando. Io mi sono fermata di lato attendendo che la rabbia sfogasse. Tutti i passanti mi guardavano, ed io con un sorriso smagliante rispondevo: “Non si è persa, sono la mamma è tutto sotto controllo!”.
Finito il capriccio l’ho abbracciata dicendole: “ Ti capisco è bello lo scivolo, ma purtroppo i bambini non possono andarci quando il sole è così forte, non sono io che non voglio mandarti (io sono quella buona!) ma è una regola e purtroppo va rispettata, più tardi quando è possibile andremo, nel frattempo andiamo a vedere i lupi”. Mia figlia si è alzata e mi ha seguita. Più tardi, come avevo promesso, l’ho portata sullo scivolo.
Questo esempio mi è servito per spiegare che se noi inseriamo “la regola” come il lato scomodo della situazione riusciamo a non essere noi i cattivi, ma i buoni che comprendono e fanno comprendere che la regola va osservata. In altre parole, è così che si riesce a insegnare che ci sono regole fondamentali sia per il vivere comune sia per proteggersi da esperienze poco felici che anche se non piacciono non si possono trasgredire perché farlo non sarebbe affatto vantaggioso, anzi aprirebbe la strada a vari guai. Se io avessi ceduto sarei stata meno credibile in seguito e non le avrei neppure insegnato che si può posticipare un desiderio. Queste piccole frustrazioni che diamo ai nostri figli sono importanti, li aiutano a trovare modi per superarle fino a essere in grado, più avanti, di affrontare i problemi ben più grandi che troveranno purtroppo nel cammino della vita. E’ così che si favorisce lo sviluppo della cosiddetta “resilienza” che è la capacità di non soccombere a fronte di condioni stressanti. In generale, può essere utile sapere che a volte avvisare il bambino “prima”, cioè anticipare quello che accadrà, può servire per evitare capricci. Per esempio, si può dire: “Andiamo a fare la spesa, ma non ti comprerò niente!” oppure “Quando suona il timer è l’ora di lasciare il parco” o, ancora, “Quando finisce questo cartone si va a letto”
Il tempo bisogna che sia scandito con cose concrete, perché per loro 5 minuti non hanno un senso.
Ha ragione nel dire che alzare il tono della voce non serve a niente. Sua figlia fa semplicemente il suo lavoro da bambina quando fa i capricci, segue la regola: “ voglio una cosa, quindi la prendo!”, sta a lei insegnarle con pazienza e affettuosa determinazione che il mondo non funziona così. Con cordialità.
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