Bimbo di due anni che rifiuta la mamma: come “conquistarlo”?

Dottoressa Angela Raimo A cura di Angela Raimo - Dottoressa specialista in Psichiatria Pubblicato il 28/08/2023 Aggiornato il 13/09/2023

Quando una mamma ha la netta impressione di essere rifiutata dal figlio, deve iniziare a occuparsi di lui in modo più gioioso e aperto e generoso, giocando, leggendogli fiabe, cantando con lui canzoncine e creando occasioni per ridere insieme. Così diventa possibile costruire un legame saldo, profondo e affettuoso.

Una domanda di: Rossella
Buongiorno sono la mamma (separata) di un bimbo di due anni. Dalla sua nascita il bimbo mi ha rifiutato preferendo le braccia della nonna e del padre che per il primo anno vedeva costantemente. Inizialmente mi dicevano che il motivo era dovuto al nostro distacco alla nascita (il bimbo è nato prematuro ed ha trascorso qualche mese in incubatrice. Mi dicevano che non si è creato il famoso imprinting che con il tempo si sarebbe creato, in realtà è successo il contrario: man mano che il bimbo cresceva si allontanava sempre più, soprattutto quando siamo in compagnia prende a riferimento come madre le mie amiche o mia sorella o la nonna ma mai me e soprattutto, cosa ancora più strana, cerca disperatamente ogni giorno il padre che vede molto raramente… questo mi fa sentire molto frustrata e fallita come madre, visto che finora ho dedicato praticamente tutta la mia vita e il mio tempo a lui, ma la cosa che mi preoccupa maggiormente è che anch’io ultimamente sento di essermi distaccata da lui, sentendomi ancora più frustrata.
Angela Raimo
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Cara signora, devo dirle francamente che quello che mi ha più colpito della sua lettera è la frase “visto che finora ho praticamente dedicato tutta la mia vita e il mio tempo a lui”, riferendosi a suo figlio. Beh, è normale che lei si sia dedicata a suo figlio (sorprenderebbe il contrario) da quando è nato e mi sembra un tantino esagerato che lei affermi di “avergli dedicato tutta la sua vita e tutto il suo tempo” visto che questo piccino ha solo due anni e che, oltretutto, alcuni mesi li ha trascorsi ricoverato in ospedale. Rileggendo le sue parole mi sono inoltre accorta che lei parla solo di sé, dei suoi sentimenti, della sua frustrazione, ma non fa alcun cenno alla situazione emotiva di suo figlio. Non dice se ha crisi di rabbia e non dimostra alcuna empatia in relazione al fatto che “cerca disperatamente ogni giorno il padre che vede molto raramente”. Ho l’impressione che lei si sia calata poco nel ruolo di mamma, che implica accoglienza, ascolto, comprensione, generosità, disponibilità, ma sia più che altro concentrata su sé stessa e sulla delusione che prova quando suo figlio dimostra di preferire altre figure alla sua. Il mio consiglio è di tirare una riga decisa su quanto accaduto fino a ora e di cominciare a occuparsi di suo figlio con più indulgenza e sensibilità, che vuol dire semplicemente dargli affetto e tempo senza misurare cosa e quanto riceve in cambio. Giochi con lui, lo porti a passeggio, gli legga le fiabe, canti con lui canzoncine e ballate insieme a suon di musica. Mangiate sul tappeto di casa (il pic nic in soggiorno piace moltissimo ai bambini), si dimostri spensierata, si goda insomma suo figlio con uno spirito più lieve e allegro. Allo stesso tempo, sia ben contenta che suo figlio abbia altri affetti, gli piaccia stare con la nonna, con le zie (di sangue e non) e soprattutto con il papà, che è una figura di riferimento importante per lui, un amore destinato a durare a lungo e a incidere sulla sua formazione. Quello che deve fare con animo aperto e pazienza è creare un legame saldo e affettuoso con suo figlio, costruendolo giorno dopo giorno per mezzo di tante piccole esperienze da condividere. Lei a un certo punto afferma: “Mi dicevano che il motivo era dovuto al nostro distacco alla nascita (il bimbo è nato prematuro e ha trascorso qualche mese in incubatrice)… “Ma di chi sta parlando? Chi sono le figure a cui si riferisce? Pediatri? Puericultrici? Psicologi? Purtroppo non lo dice. Ma se fosse uno psicologo o una psicologa forse dovrebbe valutare l’opportunità di consultarlo/a di nuovo, magari per farsi aiutare a inquadrare meglio la situazione e anche forse a ridimensionarla. Mi è capitato infatti, in casi simili al suo, di scoprire che la mamma si sentisse più rifiutata e respinta di quanto in realtà non fosse: comprendo benissimo che sia possibile che accada, a causa delle aspettative che le donne nutrono nei confronti dell’affetto incondizionato che i figli nutrono per loro, ma questo non significa che non sia opportuno focalizzarlo. Da mettere in conto sempre che a volte succede che i figli non rispondano esattamente a quello che si era immaginato, non perché non amino la loro madre, ma magari anche solo in quanto sono poco espansivi (o arrabbiati). In sintesi, cara mamma, sono sicura che sarà vantaggioso che lei trascorra un tempo migliore e più sereno con il suo bambino. A questo proposito le consiglio anche di dare vita a un rituale della nanna che lo possa coinvolgere e divertire. Cerchi sempre di farlo sentire amato (ma non oppresso!) e di non irrigidirsi quando lui chiede del padre o dimostra un grande affetto nei confronti della nonna. Non dimentichi che questo bambino ha vissuto la vostra separazione che ha diviso non solo lei e suo marito, ma anche lui dal papà: non si può non tenerne conto. Vedrà che nel momento in cui si porrà nei confronti di suo figlio concentrandosi su di lui, ritroverà anche in sé stessa quell’attaccamento che ora le sembra (le sembra! In realtà esiste, altrimenti non mi avrebbe consultato) di non avere più. Mi scriva ancora, se lo desidera. Cari saluti.

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