Il mio bambino ha 19 mesi ed è sempre stato un bimbo solare, allegro socievole con tutti da sempre. Sono però circa un paio di mesi che il suo comportamento è cambiato. A giorni è tranquillo sereno, educato, gioca e sorride. Altri invece piange, si rifiuta di fare tutto, diventa nervoso e a volte manesco. Ho notato che questo atteggiamento a volte cambia quando è troppo euforico, oppure se trascorre una giornata con gli zii o in giro il giorno seguente è molto irritato. Sbagliamo noi qualcosa? La ringrazio.
Paola Rolando
Cara mamma, premesso che i capricci a questa età sono normali, può capitare che i bambini piccoli spesso alternino momenti di irrequietezza ad altri di allegria e serenità. Sarebbe bene capire quando si manifestano tali momenti e individuarne le possibili cause. Avrei bisogno di sapere qualcosa di più dell’ambiente in cui vive il piccolo ma in assenza di maggiori informazioni, posso azzardare delle ipotesi e pensare a dei fattori scatenanti che possono influire sulla personalità del bimbo come: un’eccessiva esposizione a tv, tablet, giochi elettronici che potrebbero scatenare un eccesso di euforia. (Il tempo di esposizione davanti a qualsiasi schermo andrebbe limitato a non più di un’ora al giorno). Qualcosa che disturbi il bambino all’asilo nido, se lo frequenta. Un’alimentazione scorretta troppo concentrata su alcuni cibi che potrebbero causare stati di irritabilità e nervosismo. Problematiche legate al sonno. A volte troppo rumore in casa può rendere difficile al bambino rilassarsi o può avere paura durante la notte e non riposare bene. (Un modo per prepararlo al sonno notturno è la lettura di favole la sera, dalla voce di mamma e papà che conferiscono serenità e sicurezza). Detto questo, vorrei suggerire di ascoltare le sue emozioni negative aiutandolo ad esprimere ciò che prova e mantenendo la calma di fronte ad episodi di pianti, capricci, rabbia. Ascoltare le sue emozioni, aiutarlo ad accettarle e riconoscerle è il primo passo per insegnare al bambino a fronteggiarle. In questi particolari momenti, i genitori possono ricorrere agli abbracci e porsi in empatia con il piccolo prestando attenzione anche al linguaggio non verbale che può far capire molte cose. L’ascolto, l’empatia, l’autorevolezza, la coerenza educativa tra genitori (entrambi devono impartire le stesse regole per non creare confusione nel piccolo) contribuiscono al benessere emotivo del bambino e lo fanno sentire guidato e sicuro. Vorrei anche far presente che tutti i bambini sviluppano, sin dalla nascita, un attaccamento nei confronti delle figure di riferimento, genitori in primis e verso gli otto mesi di età compare quella che viene definita ansia da separazione spesso accompagnata da pianti che terminano solo con il ricongiungimento alla figura di attaccamento. L’ansia da separazione tende a crescere verso i 13/18 mesi, per poi ridursi progressivamente intorno ai 3/5 anni. Non avendo ancora concezione di spazio e tempo, i bambini pensano che se i genitori vanno via non torneranno più. È un periodo importante nello sviluppo evolutivo ed è un vissuto normale che si risolve non appena i bambini sviluppano il senso di permanenza e si rendono conto che i loro genitori, dopo un’assenza, ritorneranno. L’ansia da separazione spesso può essere aggravata dalla preoccupazione dei genitori che possono trasmettere al bambino le loro stesse ansie. Durante la crescita, si attiveranno sempre dinamiche di separazione – dall’ imparare a mangiare da soli, a dormire nel proprio lettino o con l’inserimento nella scuola che sia il nido, la scuola materna o primaria. Sono momenti molto delicati, in cui le mamme e i papà devono imparare a contenere ed elaborare i propri vissuti emozionali, a non sentirsi in colpa, a gestire le proprie ansie e preoccupazioni. I bambini sono delle vere e proprie spugne emotive, assorbono le emozioni dei grandi e reagiscono come specchi per cui se i genitori saranno sereni lo saranno anche i bambini al contrario potranno sviluppare agitazione e nervosismo. È quindi importante evitare quei comportamenti che possono bloccare il figlio nel naturale processo di esplorazione autonoma del mondo, prepararlo sempre alle novità e rassicurarlo anche quando si tratta di una semplice e tranquilla uscita con gli zii. Sono certa che saprete superare questo momento nel migliore dei modi e mettere in atto una buona prassi educativa che, scrive John Gottman “comincia dal cuore dei genitori e poi continua, momento per momento, nello stare vicini ai figli, quando la tensione emotiva cresce, quando essi sono tristi, arrabbiati o spaventati. L’essenza dell’essere genitori consiste nell’esserci in un modo particolare quando esserci conta davvero”. Resto a sua disposizione, saluti.
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