Ho un bambino di quasi 3 anni, nato da parto spontaneo, non allattato, con il cibo ha sempre avuto un rapporto d’amore odio, fin dalla nascita dopo il pasto ha sempre rigurgito fino a 18 mesi fino a quando si è regolarizzato ed ha sempre mangiato tutto. Il mio errore è stato quello di avergli proposto sempre cibi frullati con pasta piccola infatti fino ad adesso rifiuta tutto quello che sia carne o pesce, mangia molto pane, grissini e tutto ciò che può sgranocchiare, ma tutto ciò era in più alla pasta in cui metto veramente di tutto dalla verdura alla carne al pesce. Da una settimana a questa parte si rifiuta categoricamente di mangiare la pasta, al primo boccone la mette in bocca e la trattiene senza ingoiare e piange perché lo rimprovero molto vivacemente, gli dico che non avrà nulla, né pane né altro se non mangia la pasta. Praticamente prende 200 ml di latte con biscotti più altri biscottini mentre faccio colazione io poi fa alle 10.30 merenda e poi fa merenda alle 17 e rifiuta i pasti principali la sera prima di dormi faccio il latte per non lasciarlo digiuno. Mi sembra strano questo rifiuto categorico del cibo non riesco a capire, ho anche proposto altro, tipo quello che mangio io ma mi dice: puzza blhaaaa. Ringrazio anticipatamente per la risposta.
Luisa Vaselli
Salve, se posso essere sincera anche io rifiuterei il cibo proposto in questo modo. Solo a leggere che nella pasta del suo bambino “mette di tutto dalla carne al pesce alle verdure” mi passa l’appetito (e credo che sia così per tutti). E lei signora, la mangerebbe? La proporrebbe a una cena con i suoi amici? Si risponda. Anche i bambini apprezzano i primi e le pietanze preparati con cura, in cui si distingono i vari sapori: la cucina per loro deve essere semplice, ma non per questo poco appetitosa o, peggio, respingente come può essere una pasta condita con un’accozzaglia di ingredienti. Da ciò che leggo sembra che il momento del pasto sia per lei e per il bambino carico di tensione: lei stessa riferisce di rimproverarlo vivacemente, di ricorrere alla obsoleta dinamica del “se non mangi questo non mangi quello”, già da anni messa all’indice in quanto rappresenta il sistema più rapido per indurre un bambino a detestare esattamente quello che gli si vuol far mangiare. Nutrirsi deve essere un piacere per un bambino: con simile dinamiche non può che configurarsi come un incubo. Il latte prima di andare a letto dovrebbe essere eliminato perché gli dà un’alternativa (o scappatoia?): se non mangia quanto gli viene proposto a cena sa che comunque avrà modo di saziarsi. I bambini imparano per imitazione anche in relazione al cibo. Anche per questo la scuola materna è tanto importante: a tavola con gli amichetti il bambino, per emulazione, impara a provare i vari sapori e piano piano ad assaggiare tutto, quindi a mangiare di tutto (o quasi). A casa fatelo pranzare e cenare con voi adulti, fategli assaggiare le pietanze che lo invogliano, senza forzarlo, senza ricatti. Intorno al tavolo siate sereni, chiacchierate amabilmente, tenete la televisione spenta. Apparecchi con cura, metta un fiore sulla tovaglia, renda l’atmosfera gradevole. E se le prime volte dovesse non mangiare gli faccia saltare il pasto, non accadrà niente (i nostri bambini sono tutti ipernutriti, stia tranquilla), saltare un pranzo o una cena non danneggia la salute, non ostacola la crescita. Ma attenzione: non va posto come un castigo, semplicemente gli si deve dire: se non hai fame non importa, mangerai più tardi, quando vorrai. Il cibo non è solo nutrimento per il corpo ma anche per l’ “anima”, ovvero attraverso il cibo si gioca anche la relazione madre/figlio, pure nelle proteste. Come reagirebbe se qualcuno si arrabbiasse se lei si rifiutasse di mangiare qualcosa che non le piace? Lo mangerebbe se sapesse che dopo comunque qualcuno le darebbe qualcosa di più buono? Oppure resisterebbe? E se fosse forzata a inghiottire un’intera pietanza che non la invoglia per nulla quale reazione avrebbe? Si ribellerebbe o sarebbe tristemente rassegnata? Non dimentichi mai che lo stomaco di un bambino è molto più piccolo di quello di un adulto e che nessun adulto è costretto a ingoiare su pressione altrui del cibo che non gli piace o non gli va. Il mio consiglio è di rivedere la gestione dell’ora dei pasti, sia per quanto riguarda i menù sia in relazione al modo in cui ricopre il delicato ruolo di mediazione tra questo bambino e il cibo. Cordialmente.
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