Salve, vorrei consigli e/o letture per poter aiutare mia figlia di 3 anni e mezzo su due aspetti principali: la timidezza e il possesso. Noto comportamenti simili in altri bambini ma lei viene sempre additata come quella che è più timida e meno disposta a condividere degli altri, forse anche per un atteggiamento di mio marito che rimarca molto questi aspetti e temo influenzi il pensiero degli altri adulti. Grazie in anticipo.
Angela Raimo
Cara signora, le confesso che la sua lettera mi ha lasciato un tantino perplessa: non comprendo come sia possibile che qualcuno “additi” (cito il verbo da lei usato) una bambina di tre anni e mezzo per via della sua presunta timidezza. E dico “presunta” in quanto nessuno è autorizzato a parlare di timidezza in relazione a una bambina così piccola, né tanto meno a stigmatizzare certi suoi comportamenti oltretutto normalissimi. Mi permetta la riflessione forte, ma qui mi sembra che siano gli adulti da additare e certi loro commenti da criticare (ed evitare) e non quello che riferisce delle sua bambina. All’età di sua figlia tutto è “MIO””, non meraviglia per nulla, piano piano imparerà anche lei, come tutti, i codici del comportamento sociale, e il piacere (piacere prima ancora che dovere!) della condivisione. Molto comunque si acquisisce grazie all’esempio: se i genitori aprono la casa agli amici, sono estroversi, gentili, generosi con gli altri anche i bambini sono destinati a diventare così. Il mio primo e forse più utile consiglio è quello di impedire a chiunque di fare apprezzamenti sulle caratteristiche emotive della bambina, specialmente se la piccola è presente: è una questione di rispetto prima ancora che di buon senso. E se davvero questa bimba dimostrasse anche crescendo un atteggiamento di riserbo e avesse bisogno di più tempo per entrare in confidenza con gli altri non ci sarebbe nulla di male, nulla da reprimere: è opportuno permettere agli individui di essere quello che sono e gli educatori, se tali si possono definire, devono solo vigilare e sorreggere con amorevole attenzione, senza appiccicare etichette. Gentile mamma, questa bambina nell’istante stesso in cui si sente dire con tono di rimprovero o di critica fine a se stessa che è timida (o possessiva) subisce una forma di aggressione da cui non può difendersi e che può lasciare su di lei ferite che potrebbero continuare a far male in adolescenza e in età adulta. Mi creda, anche certe parole dure o giudicanti sono una forma di violenza, la cosiddetta “violenza verbale” di cui non si parla mai abbastanza e della cui gravità molti genitori non sono convinti, perché ancora è forte la convinzione che i figli siano una proprietà di cui poter disporre liberamente, forgiandoli come meglio si crede anche ignorando come in realtà sono. Sto parlando in generale, naturalmente, ma è un discorso a cui tengo molto. Dunque, direi di non fare più commenti sulla timidezza (che ipotizzate) della bambina né sul suo impulso di tenere le cose per sé, ma di incoraggiarla affettuosamente ad aprirsi di più. Ci vorrà ovviamente un po’ di tempo, che la invito a concederle: le permetta di essere una bambina, di essere quello che è. Per quanto riguarda i libri, le consiglio vivamente di accompagnare sua figlia in una libreria per l’infanzia e di farle scegliere i titoli e le copertine che la attraggono. È così che si avviano i bambini al piacere impagabile della lettura, a godere della compagnia di un libro: deve essere un innamoramento, un’attrazione, un’alchimia che il bambino può vivere solo se gli viene permesso di conoscere e frequentare le librerie. Con cordialità.
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