Ho una bimba di 6 mesi che ha sofferto per tanti mesi di
coliche, sia giorno che notte. Durante le crisi l’abbiamo sempre
cullata e si camminava avanti e indietro per la casa, ora che le coliche
sono passate ormai il metodo di addormentamento è rimasto lo stesso,
essendosi abituata in questo modo. Abbiamo provato diverso tempo a cercare
di farla dormire poggiandola da quasi addormentata nella culla, provare a
cullarla da seduti, nulla piange disperata e alla fine si torna nuovamente a
utilizzare il metodo che la fa dormire con più serenità. Oltre al fatto che
ogni volta che arriva il momento del riposino e della nanna, piange e si
innervosisce nonostante venga cullata. Non riesce proprio a vivere il
momento della nanna con serenità. E mi dispiace veramente tanto non vederla
serena. Ma principalmente quello che mi chiedo io, dovrò sempre farla
addormentare così visto che ormai è abituata solo in questo modo oppure riuscirà
piano piano ad accettare di lasciarsi andare al sonno e quindi a dormire senza
essere per forza cullata in piedi!?
Francesco Peverini
Gentile Monica,
piangere è una risposta comune e comprensibile, in quanto esprime alcune importanti variazioni di stato dei bambini. In particolare, quando si tratta di salutare un genitore amato prima di andare a letto, per il bambino questo saluto spesso significa “dire addio”.
Tuttavia, imparare ad addormentarsi da solo è una rilevante abilità che il bambino dovrebbe apprendere a partire da circa i 4 mesi di età.
La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che lasciar piangere un bambino mentre si addormenta non produrrà effetti dannosi a lungo termine. Se un bambino è amato, nutrito e viene corrisposto affettivamente durante il giorno, difficilmente potrà sentirsi ferito per la naturale agitazione che manifesta prima di andare a letto (e restare solo).
La buona notizia è che il pianto del bimbo, prima di coricarsi, andrà probabilmente avanti solo per pochi giorni; dopo questo arco di tempo il bambino si adatterà e inizierà ad imparare come addormentarsi (a trovare il suo rituale).
Questo non significa che sia una scelta facile per i genitori. Molte decisioni genitoriali, in particolare quelle relative ai primi momenti di distacco, implicano la comprensione del temperamento del bambino e l’analisi di quello degli stessi genitori. Se lasciare che il bambino pianga al momento dell’addormentamento è troppo emotivamente doloroso per un genitore, vanno valutate altre opzioni.
Una di queste è controllare il bambino ad intervalli di alcuni minuti (senza cullare o allattare). Oppure scegliere quale durata di pianto si è disposti a sopportare (ad esempio 10 minuti); se il pianto dura di più, il genitore tornerà a confortare il piccolo. Una terza possibilità è che i genitori decidano tra loro quale dei due è in grado di tollerare di più il pianto del bambino e che, di conseguenza, sia lui o lei ad assumersi il ruolo di coordinatore della routine della buonanotte.
Il tutto, tenendo sempre presente che è indispensabile escludere la persistenza di disturbi intestinali o altre cause organiche di pianto: al riguardo va consultato puntualmente il proprio pediatra prima di tutto perché appunto appuri che il pianto non dipenda da un problema fisico e anche perché è opportuno metterlo al corrente delle scelte che si intendono attuare.
In ogni caso è importante che i genitori siano perfettamente in armonia per provare a realizzare un approccio funzionale per tutta la famiglia. Con cordialità.
Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.