cara dottoressa
Ho 40 anni, sono sposata felicemente da 16, sia io sia mia marito abbiamo un buon lavoro. Ho tre figli: Diego 14 anni, Giorgia 6 anni, Marco 4 anni. Giorgia da circa sei mesi vuole essere un maschio, si sente un maschio: ha voluto tagliare i capelli corti e si veste come suo fratello. Fa giochi da maschio e da qualche tempo quando conosce qualcuno di nuovo gli dice che si chiama Giorgio. Noi inizialmente le abbiamo lasciato fare sperando in una cosa transitoria, ma ora la situazione sta diventando grave. Per esempio fa pipì in piedi come i suoi fratelli. Cosa posso fare? Significa che è omosessuale? Lei è per caso già venuta in contatto con esperienze analoghe? Preciso che di pomeriggio, fino al nostro ritorno, i ragazzi sono affidati a una tata che sta con noi da dieci anni ed è ormai una di famiglia. Grazie.
Simona Di Carlo
Gentile signora,
quando notiamo una modificazione importante nel comportamento di un bambino è in generale buona norma interrogarsi su ciò che può averlo prodotto. In questo caso è un cambiamento che può anche avere un impatto sulle relazioni sociali, fondamentali in questa fase di crescita. I comportamenti che sua figlia mette in atto non ci dicono di lei che è omosessuale, Giorgia ha infatti solo 6 anni e quindi non riguardano ancora verso chi indirizzare la propria pulsione sessuale. Possono invece essere il segnale di una difficoltà nello sviluppo della propria identità di genere che, in alcuni casi, porta a una condizione indicata come “disforia di genere”. Con “identità di genere” ci si riferisce al processo di identificazione o distanziamento dalle caratteristiche tipiche del genere sessuale; riguarda la percezione psicologica interna della propria appartenenza al genere maschile o femminile. Durante l’infanzia l’identità di genere può essere più instabile, è infatti influenzata da molti fattori come quelli psicologici, culturali e sociali. Tornando a sua figlia, se mostra sofferenza riguardo questa tematica e la gestione dei suoi comportamenti inizia a creare tensioni e preoccupazioni in famiglia, è il caso di consultare un neuropsichiatra infantile o uno psicoterapeuta specializzato in età evolutiva. Potrebbe essere un disagio transitorio ma è comunque consigliabile capirne le motivazioni. Sarà lo specialista a valutarne l’intensità e l’eventuale necessità di seguire un percorso psicologico. Cari saluti.
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