Attacco di panico in età adulta: colpa della depressione materna?

Dottoressa Elisa Valmori A cura di Elisa Valmori - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 28/05/2019 Aggiornato il 28/05/2019

Una depressione durante la gravidanza (e dopo il parto) in effetti può influire in modo negativo sul bambino, favorendo la comparsa, quando sarà adulto, di manifestazioni come l'attacco di panico.

Una domanda di: Alessandro
Buongiorno, se una madre soffre di depressione e/o altri disturbi psicologici prima, durante e dopo la gravidanza, assumendo o no anche psicofarmaci, il
neonato ne può risentire in qualche modo? Le scrivo questo perché il neonato sarei io, anche se adesso ho 30anni e recentemente ho sofferto di attacchi di
panico. Volevo sapere se c’è qualche collegamento con i disturbi di mia madre, magari a livello genetico.
Grazie.
Elisa Valmori
Elisa Valmori

Buongiorno Alessandro, la sua è una domanda più che legittima e provo a risponderle come medico ma anche come mamma.
Se lei facesse la domanda a sua madre, certamente la risposta sarebbe che sì, lei è “responsabile” di averle causato questi attacchi di panico.
Le mamme hanno la prerogativa di voler sempre essere causa di tutti i malanni dei loro figli, sia che si curino, sia che si trascurino.
Nel primo caso, la “colpa” sarà dei farmaci che hanno assunto per controllare la patologia, nel secondo caso, la patologia stessa sarà la responsabile.
Dal punto di vista medico, l’evidenza sembra confermare che una patologia psichiatrica materna (si tratti di ansia e/o depressione) durante la gravidanza può essere motivo di non adeguata interazione tra madre e feto prima, madre e bambino poi, e riflettersi in vario modo sullo sviluppo di quest’ultimo a livello psico-fisico.
Addirittura, si è notato che le madri che affrontano la loro prima gravidanza in un paese straniero, hanno figli maggiormente a rischio di sviluppare una patologia psichica da “trauma migratorio”.
Chiaramente, in caso di patologia psichiatrica materna conclamata, l’assunzione di farmaci (sempre su prescrizione del medico psichiatra o neurologo) può avere un effetto migliorativo sulla patologia materna e quindi anche prevenire o limitare l’insorgenza di patologie neonatali.
Mi sembra essenziale tuttavia ribadire che non esiste soltanto la gravidanza come momento privilegiato di formazione dell’individuo in quanto anche dopo la nascita e nei primi anni di vita il bambino si struttura nell’ambiente familiare e “assorbe” lo stile di vita dei suoi genitori, con tutti i pregi e difetti che ogni famiglia si porta inevitabilmente dietro.
Quindi anche dei genitori molto severi o iperprotettivi potrebbero creare delle costrizioni nei figli che nel tempo facilitino anche la comparsa di disturbi d’ansia o attacchi di panico.
Credo che sarebbe interessante porre la sua domanda anche ai colleghi psichiatri o psicoterapeuti, in quanto quotidianamente alle prese con questo tipo di disturbi.
Tornando alla sua domanda, direi che la relazione tra gli attacchi di panico che ha sperimentato ultimamente e la patologia depressiva materna molto probabilmente c’è, anche se non credo sia su base genetica ma per lo meno multifattoriale (ossia di interazione tra la genetica e l’ambiente, passando per lo stile di vita, la relazione con i parenti del nucleo familiare fino ai colleghi di lavoro e agli amici)
In ogni caso, quando il nostro corpo ci manda dei segnali, è opportuno non sottovalutarli e approfondire con lo specialista (psichiatra, neurologo o psicoterapeuta) la loro possibile origine e, soprattutto, la “cura” migliore da mettere in atto.
Spero di averla aiutata a chiarirsi, a disposizione se desidera, cordialmente.

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