Atresia esofagea in una neonatina: quali conseguenze dopo l’intervento?

Professoressa Annamaria Staiano A cura di Annamaria Staiano - Professoressa specialista in Pediatria Pubblicato il 29/06/2023 Aggiornato il 29/06/2023

Le conseguenze a lungo termine di un'atresia esofagea affrontata a tre giorni di vita con un'operazione chirurgica possono essere la stenosi esofagea, cioè il restringimento dell’esofago in corrispondenza della zona dell’intervento, o la comparsa di sintomi da reflusso gastroesofageo.

Una domanda di: Rita
Gentilissima professoressa mia figlia ora ha 23 anni e fu operata per atresia esofagea a 3 giorni (in seguito ci fu la diagnosi di Anemia di Fanconi e successivo trapianto). Oggi sta bene ma ogni tanto presenta episodi di disfagia. Possono essere ritenuti conseguenze funzionali dell’intervento? Che indagini bisogna fare? Grazie per le spiegazioni e indicazioni che vorrà fornirmi.

Annamaria Staiano
Annamaria Staiano

Gentilissima Signora, approfitto della sua domanda per parlare ai nostri lettori di una condizione non molto frequente, quale l’atresia esofagea, che presenta una incidenza di circa 1 caso ogni 2500-4500 nati. L’atresia esofagea è una malformazione dell’esofago caratterizzata dalla mancata formazione della porzione intermedia dell’esofago; sulla base delle caratteristiche anatomiche si possono identificare 5 diverse tipologie di atresia esofagea, con gradi variabili di severità clinica. Attualmente, grazie ai progressi delle tecniche chirurgiche, la prognosi di questa condizione è ottima, considerata la sopravvivenza del 95% in assenza di gravi anomalie associate. Per quanto riguarda il trattamento, la scelta della tecnica chirurgica varia in base al tipo di anomalia ed alle condizioni cliniche del paziente. Relativamente alle complicanze a lungo termine, è possibile che si verifichi una stenosi esofagea, cioè un restringimento dell’esofago in corrispondenza della zona dell’intervento, o che si presenti sintomatologia da reflusso gastroesofageo. In particolare, la stenosi esofagea potrebbe essere responsabile degli episodi di disfagia da lei riferiti. Tuttavia, è difficile poter fornire indicazioni precise senza conoscere la tipologia di atresia e di intervento chirurgico correttivo. In generale, nel sospetto di una stenosi può essere necessario eseguire approfondimenti endoscopici e/o radiologici che consentano di evidenziare l’eventuale restringimento. Inoltre, per l’inquadramento della disfagia, potrebbe essere utile l’esecuzione di una manometria esofagea al fine di studiare la motilità dell’esofago. Le suggerisco, in ogni caso, di effettuare una visita gastroenterologica che consentirà di definire l’iter diagnostico più appropriato. Cari saluti.

Il parere dei nostri specialisti ha uno scopo puramente informativo e non può in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o al rapporto diretto con il medico curante. I nostri specialisti mettono a disposizione le loro conoscenze scientifiche a titolo gratuito, per contribuire alla diffusione di notizie mediche corrette e aggiornate.

Se non trovi la risposta al tuo quesito, fai la tua domanda ai nostri specialisti. Ti risponderemo prima possibile. Fai una domanda all’esperto

 

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Secrezioni vaginali abbondanti a sei mesi dal parto: cosa segnalano?

31/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

La comparsa di perdite trasparenti, prive di odore e non associate a particolari sintomi potrebbe essere espressione della ripresa dell'attività ovarica. Ma per avere la certezza che non si tratti di altro è meglio effettuare un controllo.   »

Gemelli: perché sono diversi?

31/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Se i gemelli sono dizigoti è normale che abbiano un aspetto differente, anche per quanto riguarda il colore di occhi e capelli. Questo perché, a differenza dei gemelli monozigoti, non condividono un identico patrimonio genetico.   »

Streptococco: dare l’antibiotico “solo” per sei giorni favorisce le ricadute?

24/03/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

In caso di infezioni batteriche, la tendenza attuale è di ridurre la durata della terapia con antibiotico sia perché si rivela ugualmente efficace sia in quanto un trattamento breve diminuisce il fenomento dell'antibiotico-resistenza, che rappresenta una grave minaccia per la salute di tutti.   »

Fai la tua domanda agli specialisti