Da ormai diversi anni sono i cura con antidepressivi. Attualmente assumo 5 mg di cipralex prima di andare a dormire. Volevo chiederle se l’assunzione
di questo medicinale possa interferire con una futura gravidanza, portare malattie al bambino/a. Ho letto che potrebbe sviluppare autismo.
È un possibilità realistica? Resto in attesa di una sua gentile risposta.
Buon lavoro.
Elisa Valmori
Salve signora, la sua è davvero una domanda da un milione di dollari…
Provo a risponderle, come si suol dire in scienza e coscienza.
Il trattamento con Cipralex o Escitalopram è compatibile in gravidanza, soprattutto ad un dosaggio così contenuto (in gravidanza potremmo ammettere un dosaggio compreso tra 10 e 20 mg/die di questo farmaco).
Tra i farmaci antidepressivi, quelli della famiglia degli inibitori selettivi della ricaptazione della Serotonina (SSRI per gli amici) sono di scelta non solo in gravidanza ma anche in allattamento, in particolare paroxetina e sertralina che hanno il pregio di passare nel latte in quantità davvero irrisoria.
Dato che lei è in cura con questo farmaco, la vera sfida sarà mettere d’accordo lo specialista psichiatra e il ginecologo per il trattamento durante la gravidanza.
Le consiglierei di giocare d’anticipo e sondare il terreno prima di rimanere incinta, così da non vederli litigare dopo…
C’è ancora parecchia resistenza da noi in Italia a prescrivere farmaci in gravidanza e allattamento, forse per eccesso di zelo, forse per ignoranza…
Quanto agli psicofarmaci, il fenomeno si accentua non solo da parte delle mamme (il che è comprensibile) ma soprattutto da parte degli specialisti (avere il ginecologo e lo psichiatra concordi sulla terapia da seguire in dolce attesa è più difficile che vincere alla lotteria).
Rispetto alla sua paura dell’autismo ci tengo a ribadire che è una patologia ancora a causa sconosciuta, non esiste un farmaco o un vaccino incriminato che possa causarlo (ci sono delle categorie di farmaci a cui fare più attenzione ma non si tratta degli antidepressivi quanto piuttosto degli antiepilettici, in particolare dell’acido valproico) anche se possiamo immaginare che, quanto più un feto o un bambino specie se neonato o prematuro viene esposto a farmaci/vaccini/inquinanti ambientali, quanto più facilmente potranno insorgere delle alterazioni nello sviluppo neuro-cognitivo.
In conclusione, è davvero importante che lei una volta incinta non sospenda la sua terapia farmacologica ma si tenga in contatto con lo psichiatra curante che potrà aggiustare il dosaggio strada facendo (in gravidanza i farmaci si eliminano più rapidamente che fuori ed è molto facile che le terapie diventino insufficienti perché sotto-dosate).
E’ utile che accanto alle terapie farmacologiche, siano previste anche strade alternative: sicuramente la psicoterapia ma, volendo, arte-terapia, musicoterapia e altre forme di auto-cura attraverso il corpo e i 5 sensi…in gravidanza si aprono nuove strade e si è più propensi a fidarsi del proprio sesto senso o istinto materno per scegliere quella giusta che fa per noi.
Terrei presente questa “regola” d’oro: in gravidanza cerchiamo di utilizzare il minor numero di farmaci, al dosaggio minimo efficace, seguendo il famoso rapporto rischio-beneficio (ossia, che rischi corre la donna in assenza della terapia?) e ricordando che il feto sta bene se…sta bene la mamma!
Spero di averle risposto, le ricordo di assumere acido folico 1 compressa al giorno da 400 microgrammi (lontana da the e latticini) per tutto il periodo di ricerca della gravidanza e durante il primo trimestre della stessa.
Cordialmente.
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