Gentile dottoressa, scrivo in merito a un chiarimento riguardo la domanda che avevo scritto qualche giorno fa e alla quale lei aveva gentilmente risposto. La mia preoccupazione riguardava il fatto che mia figlia avesse come gruppo sanguigno 0 negativo, e avevo paura che a causa di questo potesse avere problemi nel caso di gravidanza. Lei mi aveva tranquillizzata ma mi sorge un dubbio: da quanto ho capito, ogni volta che il sangue di una persona rh negativa entra in contatto con il sangue di una persona rh positiva, la persona rh negativa produce anticorpi e si immunizza. Per evitarlo, si deve fare la profilassi entro 72 ore dall’evento potenzialmente immunizzante (esempio il parto). Mi chiedo però, se mia figlia entrasse in contatto con un sangue rh positivo anche non in gravidanza (esempio: gioca con il fratellino e magari si mordono/graffiano; oppure usa le mie stesse forbicine per le unghie,oppure magari se in futuro farà un lavoro in ambito medico e magari accidentalmente si pungerà con un ago di un paziente rh positivo dovrebbe ogni volta fare la profilassi? Questo mi preoccupa perché in famiglia a parte mia figlia siamo tutti rh positivi e ora ho paura che convivendo possa prima o poi accidentalmente entrare in contatto con un po del nostro sangue! Devo comportarmi come se avessimo una malattia infettiva, quindi stando attenti a non mischiare rasoi, forbicine per le unghie ecc ecc? inoltre io ho allattato mia figlia e avendo le ragadi al seno spesso perdevo sangue dai capezzoli e quindi mia figlia è già entrata a contatto col mio sangue (io sono A positivo)… potrebbe già essersi immunizzata e non avendo fatto la profilassi correre dei rischi? L’idea di passare i prossimi anni stando attenta a non farla entrare in contatto col sangue come se avessimo delle malattie infettive mi getta nello sconforto perché convivendo sarebbe davvero difficile stare attenti a tutto…
Elisa Valmori
Salve signora, prima di risponderle mi sorge un dubbio: sua figlia è ancora piccola per sposarsi, vero?
Da quanto mi ha scritto nella sua ultima e-mail mi immagino che si tratti di una bambina, mentre quando ho letto l’altra lettera ho pensato che sua figlia fosse in procinto di sposarsi e quindi di avere un figlio, visto che già si preoccupava per una sua gravidanza. A ogni modo cercherò di rispondere ai suoi dubbi, sperando di essere esaustiva!
Quando diciamo che “ogni volta che il sangue di una persona Rh negativa entra in contatto con il sangue di una persona Rh positiva, la persona Rh negativa produce anticorpi e si immunizza” non stiamo parlando di contatto superficiale (quale quello che si verifica in seguito a morsi, graffi, impiego di forbicine o puntura con ago) ma di uno scambio vero e proprio di sangue quale quello che si può avere in caso di trasfusione (che ovviamente nel vostro caso non si può proporre) oppure nel corso di gravidanza (e anche qui abbiamo degli strumenti per evitare l’immunizzazione come ho cercato di spiegare in precedenza).
Quanto alle ragadi ai capezzoli e alla possibilità di aver causato immunizzazione della figlia durante l’allattamento al seno, io sarei propensa a escluderlo anche in questo caso.
L’ingestione di sangue Rh positivo non può essere considerata al pari di una trasfusione di sangue in quanto il sangue nello stomaco viene digerito e quindi anche il fattore Rh viene “sminuzzato” e non può, di conseguenza, essere memorizzato come antigene estraneo dall’organismo.
Se sua figlia è ancora in età pediatrica (come forse è), potrà chiedere al suo pediatra se ritiene opportuno effettuare il prelievo su sua figlia ed eseguire il test di Coombs indiretto.
Se risulterà negativo, significa che nonostante l’allattamento “cruento”, sua figlia non si è mai immunizzata per il fattore Rh.
Spero di averla rassicurata, cordialmente.
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