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A oggi, sono 17 i paesi europei in cui sono state scoperte uova contaminate con il Fipronil, un’insetticida vietato sugli animali destinati all’alimentazione. Fra questi, anche l’Italia. Eppure, gli esperti rassicurano i cittadini, affermando che nel nostro Paese non si corrono rischi. Com’è possibile?
Tutto è nato nei Paesi Bassi
L’emergenza Fipronil è scoppiata prima in Belgio e poi in Olanda. Tutta colpa di alcune aziende che vendono prodotti per gli allevamenti di pollame che hanno messo in atto una procedura vietata: in pratica, hanno aggiunto l’insetticida incriminato al detergente utilizzato per le pulizie, allo scopo di eliminare gli infestanti, come pulci, zecche e acari rossi dalle galline. Così facendo però hanno finito con il contaminare le uova prodotte negli stabilimenti che hanno impiegato i loro prodotti. Dopo che le autorità hanno scoperto l’accaduto sono scattati controlli in tutta Europa, con campionamento di carni di pollame, uova e prodotti derivati, per la ricerca del Fipronil. Al momento in cui scriviamo, sono state individuate uova contaminate in 17 paesi europei, inclusa l’Italia.
I rischi per la salute sono bassi
È bene sottolineare però che il Fipronil è meno nocivo di quanto si possa pensare. Solo se raggiunge concentrazioni elevate può risultare tossico per gli esseri umani. Basti pensare che nelle uova più contaminate era presente una concentrazione di 0.72 mg di Fipronil per kg, mentre l’insetticida per essere nocivo deve superare la concentrazione di 0.01 mg per kg di peso corporeo. In pratica, per stare male bisognerebbe mangiarne almeno 20 molto contaminate. E, infatti, per ora non sono mai stati segnalati casi di reazioni nell’uomo. Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia, anche per i possibili effetti a lungo termine.
Le uova italiane sono sicure
Secondo gli esperti le uova prodotte nel nostro paese devono essere considerate sicure. Del resto, anche negli allevamenti italiani risultati positivi all’insetticida, compreso l’allevamento umbro, ultimo in ordine temporale, sono stati trovati dosaggi molto bassi, di gran lunga inferiori a quelli rilevati negli stati del nord Europa. Tuttavia, occorre sapere che gli stabilimenti italiani non riescono a soddisfare la domanda interna, per cui è necessario ricorrere all’importazione. Ecco perché è importante conoscere la provenienza delle uova. Fortunatamente è un’informazione facilmente rintracciabile. Infatti, la normativa europea, recepita anche in Italia, stabilisce l’obbligo di riportare l’origine su ogni singolo uovo e anche sulla confezione: la seconda parte del codice di tracciabilità presente sul guscio è composta da una sigla di due lettere, che indica proprio il paese di provenienza.