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È stato calcolato come ognuno di noi trascorra circa un terzo della propria vita tra le braccia di Morfeo. Il sonno è un bisogno indispensabile ed è fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere. Allo stesso modo, anche i bambini devono riposare correttamente e godere di un sonno equilibrato per crescere al meglio. Curare i disturbi di insonnia fin dalla tenera età è dunque fondamentale.
Un problema per tutta la famiglia
Oliviero Bruni, neuropsichiatra Infantile, esperto in Medicina del Sonno del Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell’Università Sapienza di Roma, sottolinea l’importanza di riconoscere tempestivamente un sonno disturbato nei più piccoli. Anche perché, un bambino con insonnia o sonno non ottimale rischia di compromettere il suo sviluppo e minare l’equilibrio di tutta la famiglia.
Cattivo umore e iperattività
Il primo campanello d’allarme nei casi in insonnia – spiega Bruni – è da ricercare nel tempo necessario per far addormentare il bambino. Se ci vuole molto prima che il piccolo chiuda gli occhi, potrebbe essere necessario approfondire la questione. Un cattivo sonno è inoltre spesso caratterizzato da ripetute sveglie notturne, da cattivo umore e stanchezza mattutini, da nervosismo e irritabilità durante il giorno e da eccessiva iperattività e problemi relazionali con i genitori.
I genitori sono fondamentali
Per approcciare al meglio la gestione dell’insonnia, occorre cercare di indagare e comprendere con i genitori le cause del cattivo sonno del bambino. Ciò permette di definire il disturbo e di valutare caso per caso l’approccio più consono. Per arrivare a una piena soluzione è però necessaria la piena collaborazione dei genitori, che devono intervenire nel modo corretto per aggiustare alcuni comportamenti che possono compromettere il sonno del bambino.
Alcune indicazioni generali
Anzitutto, è buona norma non condizionare l’iniziale fase di addormentamento del bambino. Per esempio, è meglio evitare di fargli prendere sonno tenendolo in braccio o dandogli la mano. Abituandolo a queste routine, infatti, il bambino le ricercherà anche quando vorrà addormentarsi dopo un risveglio notturno. Allo stesso modo, è buona norma rifuggire dal binomio alimentazione-sonno, evitando di associare il biberon o la poppata al sonno. Inoltre, sono vietate camomille e infusi, i rumori bianchi (come il phon alla velocità minima) per farlo addormentare e, soprattutto, la nanna deve essere fatta solo nel lettino.
Attenti anche durante il giorno
Ma alcuni accorgimenti sono consigliati anche durante la giornata. In primis, occorre evitare sonnellini diurni troppo frequenti o lunghi, specie nel tardo pomeriggio. Sono bandite attività eccitanti e attività fisica intensa 1-2 ore prima di dormire, così come tablet, computer, tv e smartphone dopo cena. Infine, è bene sottolineare che far stancare il bambino durante il giorno non vuol dire farlo necessariamente addormentare prima la sera.
Consigli che è sempre meglio ricordare
Esistono però anche alcuni semplici, ma sempre efficaci, trucchi. Attività di gioco tranquille, una lettura o una canzone aiutano a conciliare il sonno del bambino. Allo stesso tempo, può essere utile creare un rituale che, in modo piacevole e ripetitivo, lo aiuti ad associare il letto con il sonno. Inoltre, è fondamentale che il lettino sia confortevole, non troppo grande e che le coperte siano adeguate alla temperatura della stanza, che deve trovarsi tra i 19 e i 22 °C. E, anche nel week-end, è bene non alterare il ciclo sonno-veglia.
I giusti accorgimenti
Per favorire il giusto riposo del bambino può però essere utile prendere il giusto distacco. Per esempio, evitare di correre in suo soccorso appena piange può aiutare a calmarlo senza il necessario intervento di mamma e papà. Allo stesso tempo, è buona norma cercare di fare dormire il bambino nella propria cameretta già dai 6-8 mesi di vita e, se proprio non dovesse smettere di piangere, è consigliabile provare a tranquillizzarlo con un lieve massaggio, parlando a bassa voce e senza accendere la luce.
Prima fase di schema di crescita condivisa
Per provare a contrastare le difficoltà nell’addormentarsi e i risvegli notturni, gli esperti consigliano di adottare uno schema orientativo che aiuti il bambino a dormire con continuità. Il primo passo è quello di fare in modo che il bambino associ l’inizio del sonno a una condizione piacevole, come salutare i giocattoli, raccontare una favola o una ninna nanna. Una volta a letto, state con lui fino a che non si sia tranquillizzato e, quando vi allontanate, rassicuratelo dicendogli dove state andando, il perché e che tornerete presto.
Seconda fase
La seconda fase dello schema si avvia qualora il bambino si svegli inizi a piangere. In questi casi, occorre lasciarlo sfogare per 5 secondi, prima di tornare a rassicurarlo. E, se proprio non dovesse tranquillizzarsi, prendetelo in braccio, ma rimettetelo sempre nel lettino. Una volta superata la “crisi” allontanatevi nuovamente, dicendogli dove andate e perché. Se il pianto dovesse ripresentarsi, fate trascorrere 10 secondi prima di andare nuovamente a fare visita al piccolo e ripetete lo schema. La prima sera aspettate in totale 30 secondi, le sere successive cercate di allungare i tempi. Il procedimento aiuta il bimbo ad avere un sonno più continuativo, ma se il problema non dovesse risolversi è bene rivolgersi a un pediatra o a uno specialista del sonno.
La melatonina
Ma come funziona il sonno? Il sonno è favorito dalla melatonina, un ormone sintetizzato dalla ghiandola pineale, che viene prodotta nelle ore serali per predisporci al sonno. Recenti studi hanno dimostrato che proprio la melatonina sia l’integratore più utilizzato per curare l’insonnia in età pediatrica. Può essere utilizzata in tutte le forme di insonnia, anche negli adolescenti, ma è importante sottolineare come dosi e ora di somministrazione errate possano alterare l’orologio biologico. Molti genitori confermano gli effetti positivi della melatonina nella fase di addormentamento, ma di contro spesso lamentano una sua scarsa efficacia contro i risvegli notturni.
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