Un futuro migliore per i nostri bambini

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 31/12/2024 Aggiornato il 31/12/2024

Non è soltanto un'utopia: ma, perché questo desiderio diventi realtà, è necessario assicurare agli adulti di domani la capacità di affrontare e risolvere gli inevitabili problemi. Una sfida che va affrontata giorno dopo giorno, fin dalla più tenera età.

C’è stato un tempo (e in parte c’è ancora) in cui i genitori hanno cercato in tutti i modi di spianare la strada ai propri figli, proteggendoli da ogni ipotetico pericolo e difendendoli contro tutto e tutti per evitare loro insuccessi e sofferenze. Questo tentativo di avvolgere nella bambagia le vite dei propri discendenti si è però rivelato un completo fallimento perché ha privato i bambini della possibilità di abituarsi un po’ per volta alle amarezze della vita, in modo da trasformarsi passo dopo passo in adulti consapevoli e risolutivi. Crescere iperprotetti, infatti, non fa che spostare in avanti il momento dell’impatto negativo con la dura realtà, ma più si aspetta e meno facilmente si impara ad accettare la sconfitta e a puntare sulla propria rivincita.

Per abituare il bambino ad affrontare le avversità e a superarle senza traumi, permettendogli così di imparare a costruirsi un mondo migliore, è indispensabile insegnargli fin da piccolo a reagire nel modo più adatto in tutte le situazioni che si presentano ogni giorno: oggi, domani, dopodomani… C’è un’unica parola che può accompagnare il bambino in questo suo lunghissimo percorso quotidiano di acquisizione e si chiama educazione ai valori. Ed è compito dei genitori, della mamma in particolare, aiutarlo fin da piccolo a comprendere e assimilare i concetti base dell’educazione e i valori da scoprire e condividere.

I valori da trasmettere agli adulti di domani

Ecco alcune parole chiave simbolo dei valori che è importante trasferire ai bambini, accertandosi che un po’ per volta riescano a capirne e assimilarne il reale significato, in modo da diventare cittadini consapevoli e responsabili.

Rispetto per gli altri

Ogni bambino tra i due e i sei anni attraversa la fase dell’egocentrismo infantile, un passaggio indispensabile che gli permette di prendere coscienza di se stesso e degli altri. È a questo punto che la mamma può iniziare a spiegargli che al mondo non esiste solo lui, ma anche tutti gli altri. Parte da qui, dalla prima infanzia, la formazione del concetto di rispetto tanto importante sia a livello famigliare sia a livello sociale.

Social network

Posto che ormai i social fanno parte della vita quotidiana nostra e dei nostri figli, e che non se ne può più fare a meno, ma che allo stesso tempo nascondono anche non pochi pericoli, è fondamentale che i genitori pongano fin dall’inizio dei limiti chiari al loro utilizzo (regole e tempi da rispettare), stabiliti in accordo con i diretti interessati, e soprattutto che li facciano rispettare, senza eccezioni.

Resilienza

Bisogna spiegare ai piccoli che è necessario affrontare le difficoltà quotidiane senza scoraggiarsi, che a tutto c’è rimedio ma serve perseveranza, che se qualcosa oggi è andato storto, basta un po’ di impegno in più per rimediare domani. Anche nelle fiabe, come nella vita, il principe non ottiene subito ciò che vuole, ma solo dopo lungo cammino e sfide pericolose.

Empatia

Per capire gli altri, e per rispettarli, è importante imparare a mettersi nei loro panni. È necessario spiegare ai bambini che non siamo tutti uguali, anche se abbiamo gli stessi diritti. Gli altri possono avere comportamenti diversi dai nostri ma non per questo meno validi e quindi altrettanto rispettabili. Capire le diversità coincide anche con un’altra parola chiave: solidarietà.

Ascolto e dialogo

È necessario stabilire con il bambino un rapporto di fiducia che lo invogli a parlare dei suoi problemi e a confidarsi. Tutto deve nascere in modo spontaneo, senza forzature. La mamma dovrebbe saper ascoltare senza fare troppe domande e senza dare giudizi, rendendosi semplicemente disponibile al colloquio e alla condivisione.

Gentilezza

Si tratta di un modo di comportarsi che era andato un po’ in disuso e di cui si era un po’ persa traccia di fronte all’incalzare della villania, della presunzione e del poco rispetto altrui, ma di cui oggi si sente sempre più spesso nostalgia. Un motivo in più per insegnarla ai piccoli: qualsiasi azione, domanda, affermazione, richiesta quotidiana diventa più gradita se accompagnata dal classico “per favore” o dall’uso del condizionale “Mi daresti?” anziché del drastico “Dammi!”.

Pazienza

È un’altra parolina di cui, soprattutto negli ultimi tempi, si è persa l’esistenza. Grazie alle incredibili performance di internet, ci siamo abituati ad avere tutto subito, in tempo reale. Non sappiamo più aspettare e abbiamo trasmesso questa sensazione anche ai bambini. Se nostro figlio vuole qualcosa, subito lo accontentiamo, senza neanche dargli il tempo di desiderarlo. È il caso invece di insegnargli ad aspettare: non si può avere tutto subito, ogni cosa a suo tempo. In questo modo si impara anche a gustare più a fondo ciò che si riesce a
ottenere.

Rispetto per l’ambiente

Non si tratta solo della raccolta differenziata e del riciclaggio dei rifiuti (cui i bambini sono molto sensibili anche grazie all’educazione civica scolastica), ma anche dell’inquinamento dell’aria, dei fiumi, del terreno, fino al cambiamento climatico. Per far capire al bambino che la colpa di tutto questo è nostra, si può iniziare a sensibilizzarlo sull’abitudine incivile di buttare per terra i propri piccoli rifiuti: fazzoletti usati, chewing gum sputati, lattine vuote, cartacce di ogni tipo… Chi si comporta così pensa che tanto non è casa sua, invece dovrebbe capire che anche il suolo pubblico è casa sua, perché la città è di tutti noi e tutti dobbiamo contribuire a tenerla pulita e in ordine.

Buon esempio e coerenza

Non possiamo pretendere che i nostri figli si comportino bene se non ci comportiamo bene noi. Per una semplice questione di coerenza. I genitori sono il primo modello di riferimento per i bambini: se si lasciano sfuggire qualche parolaccia, non devono meravigliarsi di sentirsela ripetere con la massima naturalezza… Attenzione allora a come si parla o ci si comporta: lo spirito di imitazione dei bambini è sempre in agguato. Non potremmo mai perdonarci di essere stati per loro un cattivo esempio.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Tosse insistente in un bambino di 9 anni: può essere (ancora) la SIRT?

30/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La Sindrome da Ipersensibilità dei Recettori della Tosse (SIRT) in genere tende a risolversi a mano a mano che il bambino cresce, tuttavia ci sono casi in cui persiste anche in età scolare, fortunatamente dando luogo ad accessi di tosse via via sempre più sporadici.   »

Bimbo di 12 mesi che alla mamma preferisce papà, nonni, maestra

23/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Non ci si dovrebbe dispiacere perché il bambino preferisce altre figure alla propria. Ben peggiori sono i casi in cui i figli piccoli vivono i temporanei distacchi dalla mamma con sofferenza.  »

Bimba di 21 mesi che sfarfalla le mani

23/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Lo sfarfallamento isolato, non associato ad altre stereotipie motorie, non è un segnale sufficiente per fare diagnosi di autismo.  »

Beta basse nei primi giorni dopo il concepimento

16/12/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

Nelle primissime settimane di gravidanza, salvo diversa indicazione medica, non ha alcun senso continuare a sottoporsi di propria iniziativa al dosaggio delle beta perché il risultato da un lato non è predittivo del futuro della gravidanza dall'altro quasi sempre crea inutile allarme.   »

Fai la tua domanda agli specialisti