Con la riapertura delle scuole si ripresenta puntualmente anche il problema dell’iscrizione del proprio bimbo a uno o più corsi extrascolastici.
Ed effettivamente non è facile per un genitore scegliere per conto del proprio figliolo: meglio il nuoto o la palestra? La musica o il teatro? I lavoretti creativi o gli apprendisti chef in cucina?
Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il consiglio degli esperti, come noto, è sempre lo stesso: decidere in base al carattere e alle preferenze del piccolo e non esagerare a caricarlo di troppi impegni settimanali.
C’è però anche un altro tipo di corsi, meno ludici e più impegnativi per il bambino, che stanno avendo sempre più successo: i corsi di lingua straniera e, in particolare, di inglese, che ormai si è imposto in tutto il mondo come passepartout internazionale.
A questo punto vale la pena di fare una precisazione: se il bambino è già grandicello (a partire dai 4-5 anni) e frequenta la scuola materna o la primaria, va benissimo iscriverlo a un corso e metterlo nelle condizioni di familiarizzare in ogni modo con la nuova lingua: quindi largo ai giochi interattivi, ai cartoni animati, alle musiche e ai racconti, ai libri e ai fumetti, oltre che, se possibile, ai contatti con bambini e adulti sempre e comunque di madrelingua inglese. Il tutto con appuntamenti giornalieri (o quasi) e non limitati a un paio di volte alla settimana (insufficienti per un apprendimento adeguato).
Se invece il bimbo ha meno di quattro anni, si trova in una fascia di età privilegiata, davvero ideale per assorbire tutto quello che ascolta senza fatica e in modo del tutto naturale.
Il consiglio è allora di valutare la possibilità di iscriverlo a un asilo bilingue (italiano/inglese) e magari anche di ospitare come baby sitter una ragazza “alla pari” di madrelingua inglese.
È infatti dimostrato che più presto il piccolo viene a contatto con una seconda lingua e più facilmente la acquisisce.
Ma per acquisirla a fondo ha bisogno di ascoltarla tutti i giorni, di sentirsi ripetere sempre le stesse parole, esattamente come succede per l’italiano parlato dai genitori. E non importa se all’inizio non risponde e non dice una parola. Ha solo bisogno di tempo per immagazzinare e decodificare le due lingue.
Non a caso l’ideale per crescere bilingui è avere una mamma di una nazionalità e un papà di un’altra. E crescere ascoltandoli parlare ogni giorno nella loro lingua madre.