Quando la scuola si interrompe per un periodo di tempo più o meno lungo arrivano sempre le solite raccomandazioni: non fate così, meglio comportarsi cosà, attenzione a questo, non dimenticate quello… Succede ogni anno prima delle vacanze estive e si ripete puntualmente in occasione delle feste di fine/inizio anno.
Cominciamo dai compiti a casa. Questa volta a dare il via alla polemica è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti con il suo appello agli insegnanti a diminuire i compiti per concedere ai bambini e alle loro famiglie un momento di riposo e un’occasione per ritrovarsi insieme e riscoprire il piacere degli affetti e della vicinanza.
Dover fare meno compiti significa avere più tempo per dedicarsi alla lettura, alle passeggiate, alle mostre d’arte e ai propri hobby.
Tutti contenti allora? Neanche per idea. Una parte dei genitori – è vero – ha applaudito all’iniziativa del ministro, ma un’altra l’ha contestata con decisione, sostenendo che in questo modo i ragazzi diventano sempre più incolti e che, oltretutto, sono ben altre le priorità della scuola che andrebbero affrontate e risolte.
Neanche gli insegnanti sono d’accordo: alcuni sostengono il ministro sventolando la bandiera del “no compiti a casa”, altri continuano a caricare i propri alunni dicendo che, se non studiano anche da soli, non riescono a fissare nella mente ciò che hanno appreso in classe.
Altro argomento del giorno: i pranzi natalizi e gli eccessi alimentari. Troppi grassi, troppi dolci, troppa abbondanza di tutto, e tutto in una volta. Un rischio per la salute – avvertono i nutrizionisti e i pediatri – non solo degli adulti, ma anche dei bambini (futuri adulti). Sovrappeso e obesità sono in agguato, per non parlare delle malattie cardiovascolari e del diabete, con tutte le loro conseguenze.
In più per i piccoli che si abbuffano c’è spesso anche il rischio che poi si sentano male. Il consiglio degli esperti? Concedere qualche strappo alla regola, ma solo nei giorni di vera festa, rientrando poi nei ranghi nei giorni feriali. Attenzione, però: il discorso non vale solo i piccoli, ma anche per i genitori, che – ahimè – devono dare sempre il buon esempio se vogliono essere credibili.
Ulteriore problema in discussione: il cambiamento radicale delle abitudini della famiglia e quindi dei bambini. Già perché durante le vacanze è impossibile mantenere gli stessi orari e gli stessi ritmi di vita dei giorni di scuola.
Ma, se anche fosse possibile, non avrebbe comunque senso, altrimenti che vacanza sarebbe? Ci si alza più tardi, la colazione slitta di un’ora o più, il pranzo di conseguenza? Pazienza, si cercherà di compensare la pigrizia con una bella camminata o con un giro in bicicletta… La vacanza è anche libertà di scegliere.
Conclusione: est modus in rebus, come dicevano gli antichi, esiste una misura nelle cose. E, ancora, in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. In ogni situazione, in ogni comportamento, in ogni scelta la via d’uscita sta nel centro, né troppo stretta né troppo larga: è la via del buonsenso, e di solito è quella giusta.