Portarsi il pasto da casa anziché consumarlo in mensa è un diritto per ogni scolaro: sembrerebbe una cosa naturale, chiara e semplice da mettere in pratica. E invece no, è quanto di più complicato e complesso si possa immaginare, un problema intricato difficile da sbrogliare, la cui soluzione pare ancora lontana. Ma procediamo per gradi, riassumendo i fatti più importanti.
Nel giugno scorso la Corte d’Appello ha dato ragione a un gruppo di 58 genitori che avevano fatto ricorso (per il costo eccessivo della mensa in rapporto alla qualità offerta), riconoscendo loro il diritto di poter mandare a scuola i figli con il pasto nello zainetto.
Poi il tribunale di Torino ha esteso questo diritto a tutti e non solo a chi aveva fatto ricorso. Almeno fino a quando la sentenza non venga annullata da un eventuale ricorso in Cassazione.
A questo punto ogni genitore si è sentito libero di mandare il proprio figlioletto a scuola con il panino o il pasto fatto in casa. È successo a Torino, poi a Genova, a Milano, a Napoli e a macchia d’olio un po’ ovunque. Niente di male, è un diritto. Ma le problematiche non mancano.
I bimbi che arrivano a scuola con il loro pranzo privato dove lo consumano? In mensa insieme agli altri bambini – dicono i genitori -. No – rispondono le direzioni scolastiche – devono mangiare in un locale separato (certo sorvegliato da un insegnante), perché in mensa non può entrare che il cibo controllato e garantito dai gestori della ristorazione (altrimenti c’è rischio di contaminazioni, allergie, tossinfezioni: e di fronte a una simile evenienza di chi sarebbe la responsabilità?). Risultato: bambini in crisi, che devono pranzare isolati, che piangono per l’umiliazione e si sentono esclusi, diversi, a disagio, vale a dire l’esatto contrario di quello che si vorrebbe.
Oltretutto, sottolineano gli esperti, il momento della mensa è parte integrante della scuola ed è un’occasione di convivialità, socializzazione, condivisione (il menù – a parte i casi specifici che, per salute, etica o religione, prevedono variazioni – è infatti uguale per tutti), nonché di educazione alimentare. Come conciliare tutto questo con i pasti casalinghi e il “divieto di mensa” per i bimbi coinvolti? Non sarà facile.
E non sarà facile superare il problema economico, che è alla base della scelta del pasto casalingo da parte di molti genitori. Le possibilità allo studio sono diverse, non ultima quella di rendere la mensa gratuita per tutti, spalmandone i costi non solo sulle famiglie degli scolari, ma su tutta la popolazione… cosa non certo semplice e immediata.
Non solo. Attualmente la maggior parte dei genitori sono favorevoli alla mensa, molti addirittura non potrebbero farne a meno (come nel caso delle mamme che lavorano), ma se la soluzione del pasto fai da te dovesse dilagare, si prospetta un ulteriore problema, e cioè la non sostenibilità dell’intero sistema mense che, senza i numeri necessari, finirebbe per crollare sotto il peso dei costi…
La polemica è aperta.