Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti dall’Università di Seattle e pubblicato da poco sulla rivista scientifica American Journal of Obstetrics & Gynecology, le donne in gravidanza avrebbero un rischio aumentato del 70 per cento di infettarsi di Covid-19. Una notizia non certo rassicurante.
Un secondo studio, effettuato dall’Imperial College di Londra e pubblicato su Ultrasound in Obstetrics and Gynecology, ha invece analizzato le possibili conseguenze sul nascituro in caso di Covid durante l’attesa. E qui i risultati sono stati decisamente più tranquillizzanti, in quanto non si sono verificati problemi di rilievo né per il bebè nel pancione (nessun rischio di aborto spontaneo) né per i neonati nella prima settimana di vita. Sono tuttavia aumentati i casi di parto prematuro.
Dato però che il virus aveva creato diverse problematiche alle future mamme, gli esperti hanno suggerito alle autorità competenti di inserire le gestanti tra le categorie di persone con priorità per ricevere il vaccino anti Covid.
Ma i vaccini già autorizzati dagli enti preposti e oggi in uso in Italia ed Europa sono indicati anche per le future mamme? Gli studi condotti fino a oggi sull’impiego dei vaccini in gravidanza sono ancora molto pochi (ma non potrebbe essere diversamente dato che i tempi a disposizione sono stati veramente troppo stretti), anche se è vero che nelle sperimentazioni fatte sugli animali non si sono riscontrati effetti indesiderati particolari.
Pur non avendo una ampia letteratura al riguardo, comunque, non ci sono dati che controindichino la vaccinazione. Gli esperti consigliano quindi ai ginecologi di esaminare, caso per caso, insieme alla gestante, la possibilità di vaccinarsi o meno, valutando a fondo il rapporto rischio-beneficio.
Se per esempio la futura mamma soffre di diabete o di forte sovrappeso o di disturbi cardiaci (tutti problemi che potrebbero aumentare notevolmente i rischi in caso di Covid), il ginecologo o il medico curante potrebbero, in accordo con l’interessata, optare per la vaccinazione.
Tutto questo in base a quanto è emerso dalle ricerche, ma come stanno le cose nella pratica?
Risponde il dottor Claudio Ivan Brambilla, ginecologo.
“La gravidanza comporta cambiamenti del sistema immunitario, che possono aumentare il rischio di contrarre infezioni respiratorie virali, tra cui quella da SARS-CoV-2. Tuttavia, ad oggi, come evidenziato dal Report dell’Iss (Istituto superiore di sanità) “Indicazioni ad interim per gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccolissimi di 0-2 anni in risposta all’emergenza COVID-19” le donne in gravidanza non sembrano essere a maggior rischio rispetto alle non-gravide per infezione grave da Covid-19 che richiede il ricovero ospedaliero. La prevalenza e le manifestazioni cliniche della patologia Covid-19 in gravidanza risultano essere sostanzialmente simili alla popolazione generale. La trasmissione verticale del virus SARS-CoV-2 è possibile. Nonostante le evidenze siano ancora scarse, a oggi viene comunque considerato un evento raro. In Italia i casi di positività tra i neonati sono vari, presumibilmente infettati a seguito del contatto con la madre positiva durante o dopo il parto. Questi bambini, però, non hanno presentato sintomi importanti e la condizione non desta particolare apprensione”.
Se oggi una donna incinta, con o senza problemi di salute, volesse tutelare la salute propria e del nascituro proteggendosi dal Coronavirus, ha la possibilità di vaccinarsi? E, se sì, come deve fare?
“Sì, ne parla con la struttura che la segue (o col ginecologo personale) e, dopo ampio colloquio, verificando rischi e benefici, potrà poi sottoporsi al vaccino. Si valutano rischi e benefici perché il vaccino, come la maggior parte degli atti medici, è su libera e consapevole scelta e non un obbligo”.
E se invece la donna volesse vaccinarsi prima di cercare un bimbo, ne avrebbe la possibilità?
“In questo caso non può baipassare il programma di vaccinazioni nazionale o regionale”.
Consulenza del dottor Claudio Ivan Brambilla, specialista in ostetricia e ginecologia a Milano