Dopo il caso della bambina di due anni figlia di genitori vegani, finita in rianimazione all’ospedale Gaslini di Genova per carenze nutrizionali, si è riaccesa la polemica sulla ipotetica pericolosità di un’alimentazione esclusivamente vegetale e, in particolare, sui rischi per i più piccoli.
Tanto che adesso è arrivata addirittura una proposta di legge, presentata dalla deputata di Forza Italia Elvira Savino, per “impedire ai genitori radicalizati di imporre ai figli un’alimentazione troppo restrittiva e priva di elementi nutritivi essenziali per una corretta crescita e un adeguato sviluppo fisico e cognitivo”.
La maggior parte dei pediatri, come noto, è contraria alla pratica del veganismo nei bambini in quanto considerato ad alto rischio di importanti carenze nutrizionali. È vero infatti che esistono diversi accorgimenti per ovviare a queste carenze, ma è altrettanto vero che il discorso è alquanto complesso, non sempre semplice da mettere in pratica e piuttosto impegnativo da seguire senza commettere errori. Implica inoltre una particolare consapevolezza e un costante controllo da parte dei genitori, anche perché spesso all’origine della malnutrizione sembrano esserci più che altro mancanza di informazione e pressapochismo.
I vegani, in effetti, sono in continuo aumento, per questioni etiche innanzitutto, ma anche per una scelta salutistica, supportata da numerose ricerche scientifiche che mettono in guardia dalle conseguenze di un consumo eccessivo di proteine e grassi di provenienza animale, accusati di essere all’origine di obesità e diabete, oltre che delle note malattie cardiocircolatorie.
Naturale, quindi, che aumentino anche i casi, per fortuna molto rari, di bambini involontariamente malnutriti per disinformazione dei genitori. Perché di disinformazione si tratta.
Escludendo dalla dieta tutti gli alimenti di origine animale – come succede appunto nel veganismo, a differenza del vegetarianismo che invece accetta i latticini e le uova – si eliminano automaticamente le uniche fonti di vitamina B12 disponibile in natura, in quanto presente solo nei cibi animali. Se, in buona fede, non si è a conoscenza di questo limite, si va ovviamente incontro al rischio di carenza nutrizionale, con le conseguenze che questa comporta, tanto più evidenti in un bambino nell’età dello sviluppo.
Per ovviare alla mancanza della vitamina B12 (che è causa della cosiddetta anemia perniciosa), secondo gli esperti è sufficiente darla al piccolo sotto forma di integratore in gocce o di alimenti fortificati (cioè arricchiti di vitamina B12, come il latte di soia).
Quanto alle proteine – presenti sì nei vegetali, ma incomplete rispetto a quelle animali – basta abbinare quelle dei legumi a quelle dei cereali in modo che si completino a vicenda.
Non solo. Una dieta di soli vegetali, se non è del tutto calibrata, può esporre alla carenza di altre sostanze come ferro, zinco, calcio, presenti anche nei vegetali, ma in una forma meno disponibile per l’organismo.
Conclusione: nessuna condanna alla dieta vegana nei bambini, ma è fondamentale che sia corretta, completa, pianificata con l’aiuto di un pediatra esperto, in modo che non si verifichino pericolose conseguenze.