Capire il disagio degli adolescenti

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 01/11/2024 Aggiornato il 01/11/2024

Le difficoltà che i ragazzini incontrano nel relazionarsi con i propri simili e con il mondo degli adulti dipendono probabilmente anche da una sorta di incapacità di affrontare e accettare la vita, abituati come sono a destreggiarsi nella realtà virtuale.

Sono giovani, anzi giovanissimi, hanno tutta la vita davanti, rappresentano il futuro del mondo, sono protetti e coccolati dalla famiglia e dalla società: dovrebbero essere la quintessenza della spensieratezza… e invece non esiste generazione più problematica di quella degli adolescenti, che soprattutto in questi ultimi anni ha visto un significativo aumento  di disturbi psichici e comportamentali. E i recenti fatti di cronaca non fanno che offrirne una conferma.

Un momento difficile

Che la vita da adolescenti non sia facile non è certo una novità: tutti noi ci siamo passati e sappiamo per esperienza che non si tratta di un percorso semplice: non basta accettare le trasformazioni psico-fisiche del proprio corpo e il raggiungimento della maturità sessuale, bisogna anche riuscire a mettere a fuoco una propria identità sociale autonoma, sviluppare e affermare una personalità adulta e indipendente, raggiungere un equilibrio psico-emotivo stabile e coerente, trovare e seguire la “strada” professionale più consona alle proprie inclinazioni ed esigenze. E già questo non è poco.

La trappola della duplice realtà

Ma gli adolescenti di oggi si trovano ad affrontare un percorso ancora più complesso e ambiguo, pieno di insidie e di fraintendimenti: per il semplice motivo che risultano invischiati e “imprigionati” in una duplice realtà: quella virtuale, innanzitutto, e quella reale, che forse molti di loro considerano una sorta di brutta copia della prima. Il boom dei social media, infatti, può essere dovuto proprio al fatto che i ragazzi li ritengano una sorta di scappatoia, di percorso più facile per gestire le proprie relazioni interpersonali, dove si sentono più sicuri,  “nascosti”,  protetti rispetto al contatto diretto e alla presenza fisica reale.  Ma il passaggio dall’una all’altra di queste realtà prima o poi diventa inevitabile ed ecco che allora arrivano i problemi.

L’importanza della realtà autentica

Fin da piccoli gli adolescenti attuali sono cresciuti immersi nella realtà virtuale, schiavi dei telefonini e dei social, a tal punto da sottovalutare l’importanza della realtà “autentica”. Finché erano ancora bambini, non c’era piena consapevolezza del rischio che stavano correndo, ma una volta arrivati al dunque, cioè all’età del confronto con il mondo esterno, il problema è esploso in tutte le sue variabili. Il punto chiave del discorso è proprio questo: i giovanissimi sono bravissimi nel gestire loro vita virtuale, ma quando si spostano nella vita reale non sanno più da che parte incominciare.

La carenza di contatti diretti

Il motivo più probabile è che non abbiano una sufficiente esperienza di vita vera. Sanno relazionarsi benissimo via WhatsApp o TikTok, ma se si trovano a tu per tu nella realtà diventano preda dell’insicurezza. Anzi, peggio, della non-comunicazione. Se capita che due o più ragazzini di trovino fianco a fianco, per esempio in occasione di una festa, è facile che non si parlino direttamente, ma solo attraverso lo smartphone… Perché hanno perso l’abitudine alla fisicità del contatto e del dialogo diretto.

Lo stesso discorso vale per la scoperta dell’attrazione sessuale e dei sentimenti amorosi. Lei e lui si piacciono, si corteggiano virtualmente, ma poi, quando si incontrano davvero, non sanno come parlarsi, cosa dirsi, come comportarsi. E la delusione è subito dietro l’angolo.

Per lo stesso motivo, quando una coppia di fidanzatini si scioglie (magari per volontà di lei), lui non accetta la sconfitta, non riesce a gestire la sua rabbia, se ne infischia dei sentimenti e delle scelte altrui e… agisce di conseguenza. Come è successo nel terrificante caso, sia pure estremo, della tredicenne e del suo presunto assassino quindicenne.

Quel qualcosa che non va

Indipendentemente dal fascino della realtà aumentata, che è indubbiamente più coinvolgente della realtà “normale”, gli adolescenti di ultima generazione, ormai giunti all’età della consapevolezza e della maturità, si rendono conto che c’è qualcosa che non va, che la vita non è come se l’erano immaginata, che ci sono troppe difficoltà da affrontare: lo stress e gli obblighi della scuola, le aspettative e le pressioni dei genitori, i conflitti in famiglia, le relazioni con i compagni e gli amici, il confronto continuo con gli altri imposto dai social, l’isolamento vissuto a suo tempo per colpa della pandemia di Covid, l’incerto futuro ambientale e climatico, le guerre e le migrazioni… Ed ecco che subentra il disagio, uno stato d’animo logorante che interessa tanti giovanissimi e che oggi è in costante aumento.

I sintomi del disagio

Il disagio è una sorta di “mal di vivere” che può riguardare tutti gli aspetti della personalità e manifestarsi con sintomi apparentemente molto diversi ma riconducibili alla stessa origine. Ecco i più comuni, da non sottovalutare quando si manifestano nei giovanissimi.

Ansia

Provare ansia al momento delle interrogazioni in classe è più che normale, ma non lo è se si ha paura di essere derisi per una qualsiasi risposta sbagliata o ci si vergogna dei brufoletti o comunque si teme di essere giudicati. Se l’ansia diventa particolarmente intensa può portare ad attacchi di panico, con tremori, palpitazioni, sensazione di soffocamento.

Depressione

Tristezza, mancanza di entusiasmo e di fiducia, pessimismo, irritabilità. Il tutto senza un motivo preciso.

Sbalzi di umore

Sensazioni di esaltazione, euforia, loquacità alternate a momenti di pianto e depressione.

Isolamento

l ragazzo non parla, non comunica, si isola dal mondo, interrompendo ogni contatto con gli altri.

Autolesionismo

L’adolescente si procura dolore fisico (per esempio con tagli con la lametta) per cercare di vincere il dolore emozionale.

Fobia scolare

Paura di andare a scuola, con un numero di assenze tale da rischiare di comprometterne il buon andamento. Questo non toglie che il diretto interessato possa essere un bravo studente.

Disturbi oppositivi

Si tratta di comportamenti egocentrici, polemici o vendicativi, di sfida verso i genitori o gli insegnanti, di contestazione e rifiuto delle regole, che possono sfociare anche in atteggiamenti aggressivi e, in casi limite, nella vera e propria violenza.

Anoressia e bulimia

Il disagio psicologico può venire espresso anche attraverso comportamenti alimentari eccessivi (in difetto o in eccesso), nei quali si riversano sul cibo le proprie angosce esistenziali.

Cosa possono fare i genitori?

Quando un ragazzo non sta bene, i primi adulti di riferimento che dovrebbero accorgersene sono i genitori e gli insegnanti. In entrambi i casi è importante monitorare il comportamento del giovane con rispetto e discrezione. Se si nota nel giovane un comportamento anomalo o comunque sospetto, è consigliabile dimostrare la propria disponibilità all’ascolto e al dialogo senza minimizzare il problema (o, peggio, ridicolizzarlo) e senza dare consigli o pareri soggettivi. Nella maggior parte dei casi è necessario rivolgersi a uno psicologo esperto, che possa prendersi cura dell’adolescente.
Ecco i punti chiave da seguire per i genitori:

  • riconoscere i sintomi del disagio
  • creare l’atmosfera giusta per aiutare il ragazzo a confidare i propri problemi
  • fargli capire che può sentirsi protetto e al sicuro
  • cercare di comprendere le sue angosce e di condividerle senza giudicare
  • non minimizzare e non dare consigli
  • favorire l’attività fisica e di squadra: lo sport aumenta lo stato di benessere e la socializzazione
  • far seguire il ragazzo da uno psicologo o un consulente scolastico.
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