Ogni volta si è sperato che fosse l’ultima. Perciò, dopo il grande scalpore suscitato negli ultimi anni dai numerosi casi di violenza fisica e verbale avvenuti in asili nido e scuole materne ai danni di piccoli indifesi, si pensava che la situazione fosse tornata sotto controllo.
Invece, ecco di nuovo il caso della provincia di Pordenone, con due insegnanti interdette, altre due, più un’inserviente, indagate in concorso di colpa e la struttura (tra l’altro privata) posta sotto sequestro.
Una cosa da non crederci, scoperta solo grazie a telecamere nascoste posizionate dai carabinieri in seguito alla denuncia di alcune mamme tormentate dai sospetti. Ma – viene da domandarsi a questo punto – e se queste mamme non avessero sospettato nulla? Se non fosse partita l’indagine? I bambini sarebbero ancora lì a subire vessazioni e umiliazioni per chissà quanto tempo.
E poi – viene ancora da domandarsi – questo caso è stato sventato, ma quante altre situazioni simili continuano ad andare avanti senza che nessuno se ne accorga? I bambini, soprattutto se molto piccoli, non sono in grado di confidare le loro angosce ai genitori, non razionalizzano, non denunciano, hanno solo tanta paura, che spesso esprimono con comportamenti anomali. (Ed è un difficile compito del genitore riuscire a “decifrare” tali comportamenti e a distinguere il pianto da disagio da quello per capricci).
Proprio per questo nel recente passato i genitori hanno chiesto a gran voce (con petizioni e raccolta di firme) una legge che imponesse l’installazione di telecamere di videosorveglianza in tutte le strutture che accolgono persone indifese come le scuole dell’infanzia e i centri assistenziali per gli anziani e i disabili.
La proposta di legge è stata fatta, è stata approvata dalla Camera superando diversi ostacoli, ma poi si è arenata in Senato. Motivazione: l’installazione delle telecamere “testimonierebbe il fallimento della scuola, in quanto essa non sarebbe in grado di prevenire e controllare comportamenti inadeguati”.
Quale dovrebbe essere allora la soluzione al problema? Prima di tutto la formazione e la selezione degli insegnanti: solo chi è davvero preparato e solo chi è davvero idoneo può svolgere una professione delicata come quella dell’insegnante della prima infanzia. Cosa giustissima, ma certo di non immediata realizzazione.
E poi il ruolo fondamentale di educatori che i genitori dovrebbero svolgere parallelamente e in sinergia con la scuola. Dove per educatore si intende chi, giorno dopo giorno, sa insegnare ai propri figli a crescere e a confidare le proprie paure per superarle. In una parola, a vivere.
Facile a dirsi. Ma, soprattutto, basterà?