COVID 19 e bambini: la scoperta italiana

Laura de Laurentiis A cura di Laura de Laurentiis Pubblicato il 18/09/2020 Aggiornato il 18/09/2020

Uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (LINK) in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma ha fatto luce sulla grave infiammazione che possono sviluppare i bambini colpiti dal Sars-CoV-2. Che non è la sindrome di Kawasaki, come si era pensato inizialmente. Il pediatra immunologo Paolo Palma, responsabile della ricerca è con noi per parlarci dell’importante scoperta.

COVID 19 e bambini: la scoperta italiana

dottor palmaNei primi tempi della pandemia causata dal Sars-CoV2 si era pensato che i bambini fossero immuni dall’infezione CoVid-19 di cui è responsabile: in effetti casi non se ne registravano. Dopodiché, visti i primi casi di CoVid-19 anche nei bambini, i medici avevano ipotizzato che su di loro la malattia non avrebbe comportato conseguenze né complicazioni. Ma di fatto, erano stati troppo ottimisti. Alcuni bambini contagiati dal coronavirus hanno infatti sviluppato un’infiammazione dei vasi sanguigni (vasculite) che in prima battuta è stata scambiata per la sindrome di Kawasaki. Ma non si trattava di questa malattia, ma di una forma di vasculite nuova che è stata chiamata Mis-C, dalle iniziali della locuzione inglese Multisystem Inflammatory Syndrome in Children (sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini). A scoprirne i meccanismi è stato un team di ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma.  Il dottor Paolo Palma, pediatra immunologo è con noi per parlarci dello studio, della differenza tra le due malattie, dei benefici che potranno derivare dalla scoperta.

Perché avete iniziato questa ricerca, cioè qual obiettivo perseguivate?

Lo studio, denominato “CACTUS, Immunological studies in children affected by CoVid and acute diseases”  è iniziato nel corso dell’emergenza sanitaria. L’obiettivo era quello di cercare di capire in che modo la malattia CoVid-19 evolveva nel bambino e quali conseguenze poteva determinare. Alla ricerca hanno collaborato vari reparti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù:  l’Unità d’Immunoinfettivologia, il gruppo di Pediatria Generale e quello di Immunologia clinica e Vaccinologia, oltre al Centro Covid di Palidoro (sempre del Bambino Gesù).

Quanti bambini sono stati presi in considerazione durante la ricerca?

Sono stati coinvolti 101 bambini di cui 13 con CoVid-19 in cui si è sviluppata l’infiammazione multisistemica,  41 con CoVid-19 senza complicazioni, 28 con malattia di Kawasaki comparsa prima della pandemia e non contagiati dal Sars-CoV-2  e 19 sani.

Cosa avete rilevato in prima battuta nei bimbi che hanno sviluppato una vasculite?

Nel corso della ricerca è stato osservato prima di tutto che la forma di vasculite sviluppata dai bambini con CoVid-19 era molto più aggressiva di quanto non fosse la sindrome di Kawasaki. Inoltre gli esami del sangue effettuati su questi bambini evidenziavano una presenza di auto-anticorpi, cioè di anticorpi diretti contro lo stesso organismo (in particolar modo il cuore), elevatissima, a differenza di quello che viene rilevato nella Kawasaki. In più, nei bambini con CoVid-19,  i linfociti T helper (sono un tipo di globuli bianchi che coordinano l’attività del sistema immunitario) lavoravano in modo difettoso rispetto a quelli dei bimbi con la Kawasaki. Da qui l’intuizione che l’infiammazione sistemica che complicava la malattia CoVid-19 non fosse riconducibile alla sindrome di Kawasaki ma a una nuova patologia, denominata Mis-C, dalle iniziali della locuzione inglese Multisystem Inflammatory Syndrome in Children (sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini).  

Quali sono le caratteristiche della sindrome di Kawasaki?

La sindrome di Kawasaki è una vasculite (infiammazione dei vasi sanguigni) rara che interessa solo i bambini.  Si manifesta con febbre anche molto alta, rush cutaneo (cioè comparsa di arrossamento, chiazze, puntini), congiuntivite, ingrossamento dei linfonodi, desquamazione della pelle delle dita delle mani intorno alle unghie

 Nei casi peggiori, che sono circa il 20 per cento, l’infiammazione si estende alle coronarie, le arterie che irrorano il cuore. Le cause sono ancora sconosciute anche se si ipotizza che nella sua comparsa entrino in gioco sia fattori genetici, che predispongono a svilupparla, sia infezioni virali che potrebbero agire da evento scatenante.

Che cos’è invece la Mis-C , acronimo di Multisystem Inflammatory Syndrome in Children (sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini)?

La Mis-C è un’infiammazione generalizzata che si sviluppa in seguito all’infezione causata dal Sars-CoV-2. Anche in questo caso si ipotizza che abbia una parte di responsabilità la componente genetica, che determina una vulnerabilità naturale nei suoi confronti. I sintomi base sono del tutto simili a quelli della sindrome di Kawasaki, con tre differenze sostanziali rappresentate da: produzione di autoanticorpi che vanno ad aggredire direttamente il cuore e, più di preciso, il ventricolo sinistro; superiore aggressività della malattia; disturbi intestinali (l’infiammazione si estende all’intestino e ne altera il funzionamento); shock  (è una grave condizione in cui tutti gli organi vengono compromessi e può portare a morte).

Le due malattie hanno comunque delle caratteristiche comuni, vero? Sesì quali sono?

In entrambe le malattie, Kawasaki e Mis-C, è stata rilevata un’alterazione dei livelli delle citochine, sostanze coinvolte nella comparsa dell’infiammazione che rappresenta uno dei meccanismi con cui l’organismo si  difende dall’aggressione degli agenti infettivi. Anche in relazione a questo si è evidenziata una differenza che riguarda il tipo di citochina: nei bambini con malattia di Kawasaki ad aumentare è l’interleuchina 17a (IL-17a), che invece nei bambini con Mis-C e CoVid risulta normale.   

Come si arriva a formulare la diagnosi di Mis-C?

Per effettuare la diagnosi della nuova malattia Mis-C oltre a effettuare l’esame del sangue volti a individuare la presenza di marcatori che segnalano un’infiammazione generalizzata e alterazioni a carico del cuore (proteina C reattiva, procalcitonina, troponina e peptide natriuretico di tipo B) si possono ora dosare gli autoanticorpi coinvolti. L’esecuzione in oltre di un ecocardiogramma permette di visualizzare il cuore del bambino e di identificare l’eventuale danno cardiaco a carico del ventricolo sinistro. La sindrome di Kawasaki si diagnostica invece principalmente attraverso la valutazione dei sintomi e per effettuarla si procede per esclusione, cioè appunto escludendo altre malattie che determinano sintomi simili, dalla febbre al rush cutaneo, come per esempio l’artrite giovanile e la scarlattina. Anche nella sindrome di Kawasaky l’ecocardiogramma è fondamentale per identificare i bambini che sviluppano un danno delle coronarie.

C’è dunque da avere grande paura se un bambino viene contagiato dal sars-CoV-2. Lo conferma?

E’ ovvio che la cosa migliore è che un bambino non sia contagiato dal coronavirus, tuttavia quanto abbiamo scoperto non deve suggerire che tutti i bambini siano destinati a sviluppare la Mis-C. Si stima che il problema possa interessare una minoranza dei bambini colpiti dal coronavirus  (a oggi sono stati descritti circa 1000 casi nel mondo).

Quale utilità riveste la scoperta?

In primo luogo ci permetterà di non perdere tempo: fin dalla prima comparsa dei sintomi della Mis-C potremo somministrare farmaci capaci di bloccare la violenta reazione infiammatoria prima che produca danno al cuore. Tra questi le immunoglobuline ad alte dosi ma anche l’anakinra (un principio attivo antinfiammatorio) e il cortisone. Un intervento farmacologico tempestivo permette di evitare le conseguenze irreparabili che la Mis-C può determinare. Sul fronte della prevenzione stiamo ancora studiando. Tra gli obiettivi che vogliamo raggiungere c’è quello di individuare quali siano i bambini più esposti al rischio di sviluppare la Mis-C dopo aver contratto il coronavirus.  Non sappiamo ancora se possa essere un fattore predisponente una malattia autoimmune già presente, né quale altre condizioni genetiche possano agire da elementi che favoriscono o innescano questa grave forma infiammatoria.

DA SAPERE

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare la Mis-C sì è sviluppata in bambini colpiti da una forma lievissima di CoVid-19. Rientravano cioè nella categoria dei paucisintomatici. La Mis-C si è manifestata 4-6 settimane dopo i sintomi (leggeri) dell’infezione CoVid-19. E’ stata dunque una complicazione tardiva, dovuta al fatto che il coronavirus può compromettere significativamente l’equilibrio del sistema immunitario, determinando la produzione di autoanticorpi che hanno come bersaglio il ventricolo sinistro del cuore.

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