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La vitamina D è una sostanza fondamentale per la salute di neonati e bambini, che contribuisce alla robustezza del sistema scheletrico e supporta il sistema immunitario. Per questo, va sempre introdotta in quantità sufficienti: in caso contrario il bebè può andare incontro ad alcuni rischi, come fragilità ossea.
Coprire il fabbisogno di vitamina D nei neonati e bambini, però, non è sempre facile. Ecco perché spesso i pediatri prescrivono un’integrazione per bocca, tramite gocce o soluzione orale, almeno fino all’anno di età, così da evitare pericolose carenze.
Quando iniziare
Le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di somministrare ai neonati 400 UI (unità internazionali) di vitamina D al giorno, a partire dal primo giorno di vita. Questa raccomandazione vale soprattutto per i bambini allattati al seno, con “l’aggiunta” e nutriti con alimentazione complementare, perché il latte materno, pur essendo l’alimento ideale per il neonato, non contiene quantità sufficienti di vitamina D. Il latte in formula, invece, è arricchito con vitamina D, ma comunque bisogna fare attenzione anche in questi casi. Infatti, in genere è solo dopo aver raggiunto i cinque-sei kg di peso che i bebè nutriti con solo latte artificiale riescono ad assumere una quantità di latte sufficiente per coprire il fabbisogno di vitamina D. L’ideale, dunque, è sempre affidarsi alle indicazioni del pediatra.
Dove si trova la vitamina D
La vitamina D è chiamata anche “vitamina del sole” perché viene prodotta dall’organismo in seguito all’esposizione alla luce solare. Secondo gli esperti, per fare il pieno di vitamina D l’ideale sarebbe esporsi al sole due-tre volte alla settimana per 15-20 minuti, nelle ore centrali della giornata. Tuttavia, questa misura non è sempre attuabile con i neonati.
Fra l’altro, l’esposizione ai raggi Uv e quindi la sintesi di vitamina D sono influenzate da diversi fattori, come l’ora del giorno, la stagione, il meteo, lo smog, la quantità di melanina nella pelle. Ecco perché nei bebè è quasi sempre necessaria un’integrazione, così come durante la gravidanza.
Solo una piccola parte di questa sostanza viene ricavata dagli alimenti, e oltretutto da cibi poco consumati come anguilla, salmone, trota, sgombro, oli di pesce, funghi. Piccole quantità sono contenute anche nei tuorli d’uovo, nel latte vaccino e nei suoi derivati. Esistono anche alimenti addizionati con vitamina D come alcuni tipi di latte.
A cosa serve
La vitamina D nei neonati e bambini è importante perché favorisce l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo, minerali essenziali per la robustezza dell’osso. Inoltre, interviene nel metabolismo osseo. Si tratta, dunque, di una sostanza che svolge un effetto benefico sulla salute dello scheletro, tanto che in età infantile una sua carenza può causare problemi come:
- rachitismo, una condizione caratterizzata da ossa deboli e deformità scheletriche
- debolezza muscolare
- aumento del rischio di fratture
Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che la vitamina D promuove l’attività del sistema immunitario, aiutando a proteggere i bambini da infezioni e malattie, e sostiene alcune funzioni neuromuscolari.
Fino a che età va data la vitamina D
Le società scientifiche consigliano di dare la vitamina D ai neonati e ai bambini almeno fino ai 12 mesi di età. Dopo il primo compleanno, sarà una nuova valutazione del pediatra a stabilire come procedere.
Infatti, occorre considerare che il fabbisogno di vitamina D aumenta con la crescita, ma a quel punto un’alimentazione varia ed equilibrata e l’esposizione al sole, ovviamente con le dovute precauzioni, potrebbero diventare sufficienti per soddisfarlo. Ecco perché è utile incentivare il piccolo a giocare e stare all’aria aperta, specialmente durante la bella stagione, e stimolarlo a mangiare un po’ di tutto, nelle giuste quantità.
Sarà il medico a decidere se procedere o meno con l’integrazione, solitamente consigliata nelle situazioni a rischio, per esempio in presenza di sovrappeso, di dieta molto restrittiva e di malattie che limitano l’assorbimento intestinale della vitamina.
Se è troppa causa disturbi
Bisogna fare attenzione anche a un eccesso di vitamina D. In linea di massima quantità uguali o superiore a 1.000 UI fino ai sei mesi di età, maggiori o uguali a 1.500 UI tra i sei e i 12 mesi possono portare a un aumento dell’assorbimento del calcio, e dunque dei suoi livelli nel sangue.
Possono così comparire disturbi come calo dell’appetito, nausea, vomito, debolezza muscolare, dolore, disidratazione, disturbi neuropsichiatrici, problemi renali.
Comunque, l’eccesso di vitamina D si verifica esclusivamente per un’eccessiva somministrazione di integratori. Anche per questo bisogna sempre affidarsi al pediatra.
In breve
La vitamina D è essenziale per la salute dei neonati e dei bambini, specialmente per la robustezza delle loro ossa. Tuttavia, nei primi mesi coprire il fabbisogno giornaliero di questa preziosa sostanza non è sempre facile. Le linee guida suggeriscono che i bebè fino a un anno ricevano un’integrazione di 400 UI (unità internazionali) di vitamina D al giorno. Dopo i 12 mesi, invece, un’alimentazione varia ed equilibrata e una corretta esposizione al sole potrebbero essere sufficienti per evitare pericolose carenze. Sarà comunque il pediatra a consigliare come agire.