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Oggi c’è un nuovo modo per capire di più sui disturbi neurologici e della crescita del bebè grazie a uno strumento che scansiona e analizza il pianto del neonato. Il programma è stato messo a punto dai ricercatori americani della Brown University and Women & Infants Hospital, che hanno appunto sviluppato un nuovo programma che scansiona e analizza il pianto del neonato alla ricerca di indizi per scovare potenziali problemi di salute o di sviluppo. Insomma, il pianto del neonato è una vera e propria “mappa” in grado di far comprendere molte cose a genitori e medici. Per esempio, dal pianto del bebè si possono captare segnali legati anche alla malnutrizione e all’esposizione a droghe durante la gestazione.
Nuove prospettive di studio
La ricerca mette in evidenza che nel pianto del bambino esistono delle variazioni importanti che possono sfuggire all’orecchio umano, ma che – se “ascoltate” più approfonditamente – possono aprire nuovi scenari, soprattutto nel mondo del cervello dei piccoli, che consentiranno un intervento precoce in caso di disturbi neurologici o della crescita.
Il programma di scansionamento
Il sistema funziona in due fasi. Nella prima, il programma separa il pianto registrato in sequenze da 12,5 millisecondi: ogni sequenza viene analizzata secondo diversi parametri (in tutto circa 80), tra cui la frequenza delle grida e il loro volume. La seconda utilizza i dati raccolti nella prima fase per dare una visione più ampia del pianto e riduce il numero di parametri da considerare a quelli che risultano più utili.
Il pianto rivela traumi e disturbi
Secondo gli scienziati esistono molti disturbi che si possono manifestare attraverso differenze nell’acustica del pianto: per esempio, bambini con trauma della nascita o lesioni cerebrali provocate da complicazioni durante la gravidanza o il parto o che sono estremamente prematuri possono avere dei disturbi specifici. E le analisi del pianto possono scovarli in modo non invasivo.