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Quando iniziano a parlare i bambini è un momento indimenticabile per le mamme, i papà e i nonni…Ci sono bimbi che dicono le prime parole prestissimo, ancor prima di reggersi in posizione eretta da soli, e altri che, invece, arrivano alla scuola dell’infanzia sapendo pronunciare quasi solo mamma e papà. Eppure, anche questi ultimi arriveranno all’età scolare con un vocabolario quasi completo. Quando iniziano a parlare i bambini? La risposta sembra essere scritta nel Dna.
Il gene delle prime parole
Non conta il numero delle favole raccontate ai bambini, l’impegno dei genitori né, pare, la particolare abilità o impegno mostrata da alcuni piccolini nel parlare e nel ricercare il suono delle parole. Al contrario, le prime parole sarebbero determinate da un gene contenuto nel Dna. Quindi, quando iniziano a parlare i bambini, presto o tardi che sia, sarebbe scritto geneticamente e non andrebbe forzato.
Nello stesso cromosoma della dislessia
La ricerca sul gene delle prime parole, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è stata condotta dai ricercatori dell’università di Bristol, in Inghilterra, e coordinata da Beate St Pourcain. Lo studio ha permesso di isolare il gene delle prime parole, chiamato Robo 2, nel cromosoma 3. Quest’ultimo è lo stesso cromosoma da sempre correlato a dislessia e suoni del linguaggio e studiato proprio per mettere a punto strategie preventive e di cura su tali patologie linguistiche.
Si parla in genere dai 10 ai 15 mesi
Benché il gene Robo 2 determini per ciascuno un’età e una modalità differenti nel pronunciare le prime parole, esiste una fascia anagrafica indicativa in cui i bimbi cominciano ad articolare suoni in parole dal senso compiuto. Questo range si attesta tra i 10 e i 15 mesi: per alcuni bimbi si tratta di un semplice mamma o pappa, per altri le prime parole sono molte di più. Non è raro, infine, che i bambini sviluppino un linguaggio tutto loro che, però, non deve preoccupare i genitori. Infatti, nella maggioranza dei casi, questo codice tende a sparire da sé durante la scuola dell’infanzia e l’instaurarsi progressivo di una relazione verbale sempre più profonda e articolata con altri bambini e adulti.
Capacità di vocabolario trasmissibili
Sono stati alcuni studi, condotti su gemelli di 24 mesi di età, a evidenziare quanto la capacità di vocabolario sia trasmissibile attraverso il Dna. Per arrivare a questa conclusione, si sono analizzate le competenze linguistiche di più di 10 mila bambini, tra i 15 e 30 mesi. In questa fase è stato così possibile isolare il momento delle prime parole a livello genetico e si è individuata l’area del primo vocabolario (e non dell’articolazione di frasi complesse dal punto di vista grammaticale) proprio vicino all’area del gene Robo 2.
Un aiuto per la dislessia
Come afferma Edoardo Boncinelli, genetista dell’ospedale San Raffaele di Milano, l’aver individuato un’area genetica (e il cromosoma correlato) precisa per le prime parole, è una grande scoperta poiché servirà a focalizzare meglio le cause delle disfunzioni del linguaggio nei bambini, vedi alla voce dislessia. Infatti, poter arrivare in modo più diretto e specifico sulle cause servirà, a sua volta, a elaborare cure e interventi mirati e quindi decisamente più efficaci.
Dalle prime parole alle frasi
Questo studio ha, quindi, introdotto una svolta significativa nella cura delle disfunzioni linguistiche del bambino e dell’adulto, relativamente però all’apprendimento e alla pronuncia delle prime parole, prese singolarmente. La strada è ancora lunga da percorrere, invece, per ciò che concerne l’analisi genetica dell’articolazione complessa del linguaggio (più parole organizzate correttamente in una frase).