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Quando crescono amano facebook, le chat e i forum. Ma anche da piccoli, anzi piccolissimi, i bambini sono “social”: alle interazioni digitali, però, preferiscono quelle reali. Questo perlomeno è quanto suggerisce uno studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani e inglesi, rispettivamente del Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova e del Centre for Brain and Cognitive Development, Birkbeck, università di Londra.
Neonati di pochi giorni
La ricerca ha coinvolto un gruppo di neonati con pochi giorni di vita. Gli autori li hanno sottoposti a una risonanza magnetica mentre “guardavano” video che rappresentavano diverse azioni umane o movimenti meccanici. Quindi, hanno analizzato la risposta cerebrale dei piccoli. Ebbene, è emerso che durante la visione di azioni umane considerate comunicative, come un volto che si muove di fronte al neonato, si attivavano le aree bilaterali della corteccia temporale posteriore. Invece, quando i bebè erano esposti a stimoli non comunicativi, come un braccio umano che si muove o movimenti di altri oggetti dinamici, nel cervello non si verificava alcuna attivazione.
Reagiscono in particolare agli stimoli sociali
Secondo gli studiosi, queste scoperte dimostrano che il neonato è “social” già nei primi giorni di vita: riesce, infatti, a reagire agli stimoli ambientali e in, particolare, agli stimoli sociali. Sembra, dunque, che la capacità del cervello umano di elaborare in modo dettagliato tutte le informazioni che provengono dalle altre persone non venga acquisita con la crescita, ma sia innata. Insomma, si potrebbe dire che la tendenza a diventare “social” è presente nel Dna umano.