Argomenti trattati
Iniziare troppo presto è sconsigliatissimo. Ma anche rimandare a oltranza lo svezzamento, aspettando che il bambino sia un po’ grandicello non è un bene. Lo dimostra un recente studio condotto da un team di ricercatori britannici, dell’Università di Southampton, finanziato dalla Food Standards Agency britannica e pubblicato sulla rivista Pediatrics. La ricerca ha coinvolto 1.140 neonati. Gli autori hanno seguito le diverse fasi dello svezzamento, allo scopo di capire quale fosse il momento migliore per proporre i primi cibi diversi dal latte.
Il momento giusto
Dall’analisi dei dati raccolti, è emerso che l’ideale è iniziare lo svezzamento a partire dalla diciassettesima settimana di vita. Offrirgli alimenti solidi fra il quarto e quinto mese di vita, infatti, significa rinforzare il suo sistema immunitario. Con tanti vantaggi. In particolare, così facendo si prevengono le malattie allergiche, come asma, eczema e rinite. Lo studio conferma, inoltre, che introdurre cibi solidi troppo precocemente è deleterio. Infatti, può aumentare il rischio di allergie, visto che l’intestino dei neonati è ancora immaturo. Questo dato è in linea con quanto raccomandato dall’American Academy of Pediatrics e la Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica, Epatologia e Nutrizione.
L’allattamento deve proseguire
Questo non significa, però, che se il bambino è nutrito al seno, la mamma debba smettere di allattarlo. Anzi. Non solo il latte materno rimane un alimento altamente benefico, consigliatissimo per i neonati, ma è anche molto utile durante lo svezzamento. Sembra, infatti, che il sistema immunitario lavori meglio quando vi è una sovrapposizione fra latte e altri cibi. Infatti, il latte materno arresta la reazione immunitaria che scatta verso gli alimenti solidi.