Glutine: se non lo tollera?
Una persistente intolleranza a questa proteina, contenuta nel frumento e in altri cereali, potrebbe segnalare la celiachia, un disturbo che altera i tessuti dell’intestino e ostacola la crescita del bebè. In questo caso bisogna subito eliminarla dall’alimentazione bimbo
Che cos’è la celiachia
La celiachia consiste in un’intolleranza al glutine che può manifestarsi a varie età: già dal sesto – settimo mese di vita oppure più tardi, nel periodo della scuola elementare, nell’adolescenza o da adulti. Il glutine è una sostanza presente in alcuni cereali che contengono amido; la sua parte proteica, che è quella che lo caratterizza, è la gliadina. Il glutine è particolarmente ricco di gliadina in alcuni cereali (grano, segale, avena e orzo), da cui si ricavano le farine e la semola per il pane, la pasta e i dolci, e che entrano nella composizione di un’enorme varietà di alimenti di produzione industriale. Si calcola che almeno una persona su centocinquanta sia intollerante alla gliadina. Agendo con due diversi meccanismi (uno direttamente tossico e l’altro di “risposta” immunologica), questa proteina scatena una reazione a livello della mucosa intestinale (il tessuto di rivestimento interno dell’intestino), che ha il compito di assorbire i nutrienti, e in particolare del digiuno, cioè il tratto di intestino tenue in cui avviene una parte importante dell’assorbimento, danneggiandoli. Il risultato è che i villi intestinali (una sorta di peluria della mucosa, il tessuto di rivestimento interno ) a poco a poco si riducono di dimensione fino a non emergere più dalla mucosa e, quindi, a non poter più svolgere la loro funzione, che è quella di assorbire i nutrienti, provocando così una condizione di malassorbimento.
Il meccanismo alla base
Il più delle volte la celiachia è scatenata dal contatto precoce con il glutine che si verifica offrendo al bebè alimenti a base di farina o cereali prima dei sei mesi di vita, quando cioè il delicato organismo del piccolo non è ancora pronto a ricevere questa sostanza. Le reazioni della celiachia sono, infatti, legate all’azione di alcuni anticorpi (sostanze che il sistema immunitario, cioè di difesa naturale) nei confronti della gliadina (componente del glutine) scambiata per un agente nocivo. Per questo motivo, nei primi sei mesi di vita, occorre offrire al piccolo esclusivamente alimenti privi di glutine, come la crema di riso e la farina di mais e tapioca (tubero).
Non va confusa con le altre allergie alimentari
La differenza fondamentale rispetto, per esempio, all’allergia alle proteine del latte o a quella all’uovo, è il fatto che queste ultime sono caratterizzate da risposte immediate molto ravvicinate rispetto al consumo dell’alimento, mentre la celiachia insorge molto lentamente e i disturbi collegati compaiono dopo alcune settimane o addirittura mesi rispetto all’introduzione del glutine. Anche il meccanismo che porta alla enteropatia è diverso rispetto alle forme più classiche di allergia.
Come si riconosce
Ci sono forme di celiachia tipiche che si manifestano generalmente nel bambino dopo lo svezzamento con sintomi caratteristici che sono la diarrea cronica, l’inappetenza, il cambiamento d’umore, il calo di peso, l’addome gonfio. Da queste situazioni piuttosto caratteristiche è facile avanzare un sospetto di celiachia, ma nella maggioranza dei casi il bimbo non mostra segnali così evidenti del disturbo. Si parla, allora, di forme atipiche, in cui per esempio il bambino presenta un solo disturbo che magari non riguarda neanche l’intestino. Per esempio un’anemia da carenza di ferro che non risponde alla somministrazione di ferro per bocca può essere causata dalla celiachia, così come l’osteoporosi (malattia delle ossa), un dolore addominale cronico, una dermatite erpetiforme (patologia della pelle), una bassa statura. Se i genitori si accorgono della presenza anche di uno solo di questi problemi, è bene che lo segnalino al pediatra, in modo che possa indagare se il piccolo soffre di celiachia.
Sono necessari alcuni esami
Esistono test molto raffinati in grado di individuare con certezza la celiachia in bambini e adulti. Si tratta di esami del sangue, disponibili nella maggior parte dei laboratori, che rilevano la presenza degli anticorpi (sostanze di difesa) messi in circolo dall’organismo in caso di celiachia. Ecco quali sono:
- ricerca di anticorpi anti-endomisio: individua gli anticorpi, scatenati dalla celiachia, che attaccano l’endomisio, la membrana che avvolge i muscoli dell’intestino.
- ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi tessutale: rileva la presenza anomala di anticorpi contro proteine costituenti i tessuti.
Se questi esami danno esito positivo si procede a una biopsia di controllo, un esame invasivo che analizza un frammento di intestino per rilevare le eventuali lesioni provocate dalla celiachia. Fino a poco tempo fa, era l’unico esame disponibile per scoprire questa malattia e se ne dovevano eseguire addirittura tre per avere una conferma definitiva.
Svezzamento: ancora tanti dubbi
Purtroppo non ci sono ancora studi scientifici che indichino qual è il momento migliore per introdurre nella dieta del bambino i primi cereali contenenti il glutine (come la pastina o i biscotti). Secondo uno studio svedese, l’introduzione graduale di glutine durante l’allattamento al seno sarebbe da preferire ad altri comportamenti alimentari, ma è un’indicazione che può avere senso nei Paesi scandinavi appunto, dove in media i bambini vengono allattati al seno per più di 6 mesi. Al momento la tendenza più ragionevole continua a essere quella di iniziare a offrire al piccolo alimenti contenenti glutine dopo i 6 mesi, come peraltro raccomanda anche la Società europea di gastroenterologia pediatrica.
L’unica cura è una dieta rigorosa
Attualmente, l’unico metodo per evitare i problemi legati alla celiachia consiste nell’eliminare tutti gli alimenti che contengono il glutine. Questa dieta, che va seguita tutta la vita, deve essere osservata con molto rigore perché bastano, per esempio, solo alcuni microgrammi di farina di frumento per provocare una reazione di intolleranza. In altre parole, è sufficiente abolire il glutine dall’alimentazione del bimbo per permettergli di crescere e vivere bene. La dieta, infatti, rende il bimbo celiaco una persona sana ed elimina completamente il rischio di conseguenze negli anni come, per esempio, i problemi al cuore, alle ossa o al sistema immunitario. Per individuare con tempestività il disturbo è bene, però, non ritardare troppo l’inserimento del glutine nello svezzamento del bebè. Per poter verificare le reazioni del bimbo si può proporre la pappa di frumento già al quarto-quinto mese e, in ogni caso, è meglio non aspettare oltre il sesto mese. Se il piccolo è intollerante al glutine, infatti, occorre escludere questa sostanza dalla sua dieta il prima possibile.
Le regole da seguire
Quando in famiglia c’è un bimbo che soffre di questo disturbo è bene adottare alcuni semplici accorgimenti, come sostituire la farina di frumento con altri tipi ammessi (di riso, di patate, di mais, di soia). In questo modo anche chi non tollera il glutine può vivere bene e gustare i piatti base della cucina mediterranea, come la pasta e il pane. Ecco qualche regola, che deve diventare un’abitudine quotidiana.
- Lavare bene gli utensili dopo averli usati per lavorare la farina comune, senza dimenticarsi le mani stesse, se sono infarinate.
- Non infarinare mai carne, pesce e verdura con la farina comune.
- Non aggiungere la farina di frumento nei sughi e nelle salse per renderle più consistenti.
- Gettare via l’acqua di cottura della pasta comune, senza utilizzarla per cuocere la pasta adatta.
- Non appoggiare mai il cibo su piani e piatti contaminati. Stendere un foglio di carta alluminio sul piano da lavoro, sulla piastra del forno, sulla griglia per tostare il pane.
E fuori casa?
Resta il problema degli alimenti industriali che tra i vari ingredienti possono contenere tracce di glutine: per questo è bene far sempre riferimento al prontuario dell’Aic (consultabile all’indirizzo Internet www.celiachia.it. In commercio si trovano alimenti appositamente preparati per chi soffre di questo disturbo contrassegnati da una spiga barrata: sono molto vari e offrono ormai un’ottima qualità, tanto che spesso è difficile distinguerli da quelli corrispondenti preparati con il glutine. A seconda dell’età e del sesso, il Sistema sanitario nazionale italiano assicura una fornitura gratuita di questi prodotti. Per quanto riguarda ristoranti, alberghi, gelaterie (il glutine può essere presente anche nel gelato), si può far riferimento a un elenco di quelli che tengono conto dei clienti celiaci consultabile on line a questo indirizzo: http://www.celiachia.it/DIETA/ricercaStrutture.php
Novità della ricerca
- la “pillola” anti-glutine
È verosimile che entro due-tre anni sarà disponibile un preparato, probabilmente in forma di pillola, che, assunto prima del pasto, permetterà di degradare il glutine prima che venga a contatto con la mucosa intestinale, riducendolo in frammenti “innocui”, cioè non riconosciuti dall’apparato difensivo del celiaco, che identifica nel glutine un bersaglio da colpire, esattamente come se fosse un agente infettivo.
Le ultime ricerche hanno infatti evidenziato che il farmaco in esame è stato in grado di eliminare i sintomi associati al consumo di glutine nell’85 per cento dei casi. In pratica, un celiaco potrà concedersi ogni tanto un alimento con glutine, e quindi non seguire più rigorosamente la dieta, a patto ovviamente di prendere questa pillola.
- farine speciali
Questa strategia si avvale dei progressi dell’ingegneria genetica per ripercorrere in senso contrario la storia, che sin dall’antichità ha visto l’uomo selezionare le piante dalla cui farina si potesse ottenere un pane più appetibile.
Va osservato, però, che l’impiego di farine senza glutine comporta anche la perdita del suo effetto vantaggioso sulla panificazione. Si stanno tuttavia compiendo importanti sforzi anche per trovare un compromesso tra mantenimento della funzione del glutine e l’eliminazione dei suoi componenti responsabili della reazione immunitaria, anche con lo scopo di prevenire la comparsa della celiachia negli individui geneticamente predisposti.
- farmaci immunomodulatori
Il terzo ambito di ricerca è più complesso e si occupa di modificare la risposta del sistema immunitario con l’impiego di particolari farmaci, il cui scopo sarebbe quello di bloccare la produzione degli autoanticorpi.
- un vaccino
È in fase di sperimentazione. Ci vogliono ancora anni perché possa essere reso disponibile.