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L’età dello svezzamento dipende da bambino a bambino, ma nella maggior parte dei casi va dai 4 ai 6 mesi. Lo sostiene l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, secondo cui la valutazione è applicabile indipendentemente dal fatto che i neonati all’inizio siano allattati esclusivamente al seno o nutriti con latte artificiale.
Anche per i neonati pretermine
Dopo aver esaminato circa 300 studi, il gruppo di esperti ha concluso che l’età dello svezzamento dipende dalle caratteristiche e dallo sviluppo del bambino, ancor più nei neonati pretermine. Nella maggior parte dei neonati è compresa tra 3-4 mesi circa e 6 mesi. Fino a circa 6 mesi, infatti, la maggior parte dei bimbi non ha bisogno di alimenti complementari per esigenze nutritive, tranne alcuni neonati allattati esclusivamente al seno che presentano un rischio di carenza di ferro. Non ci sono dati sufficienti per determinare l’età esatta in cui introdurre alimenti complementari nei bambini di tutta Europa.
Coinvolgerlo nella preparazione
In linea di massima, per iniziare lo svezzamento a circa 4 mesi e mezzo si può cominciare a rendere il bambino partecipe della preparazione del cibo, fino alla degustazione del piatto finale. Tra i 5 mesi e mezzo e i 7 mesi è pronto per le prime esperienze di assaggio. È in grado di afferrare il cibo, metterlo in bocca e deglutirlo, accetta il cucchiaino, interagisce con la persona che gli dà da mangiare, si mostra interessato e attratto dalla tavola e dai piatti (sgrana gli occhi, allunga le braccia, dondola in avanti).
Cibi allergizzanti
Secondo il documento, infine, non ci sono prove del fatto che l’introduzione precoce di alimenti potenzialmente allergizzanti – come uova, cereali, pesce e arachidi – aumenti il rischio di sviluppare allergie. Infine non ci sono evidenze scientifiche sul fatto che l’introduzione di alimenti contenenti glutine prima dei 6 mesi possa determinare effetti positivi o negativi.
Fonti / Bibliografia
- EFSA | Scienza, alimenti sicuri, sostenibilitàScienza, alimenti sicuri, sostenibilità