Autosvezzamento: come iniziare, come funziona e i tagli sicuri

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli, con la consulenza di Chiara Boscaro - Dottoressa specialista in Nutrizione Pubblicato il 21/05/2024 Aggiornato il 20/08/2024

È il bambino a decidere cosa assaggiare e quando: in questo modo l'introduzione dei primi cibi solidi sarà una continua scoperta! Il parere della nutrizionista Boscaro.

cibi adatti per l'autosvezzamento

La sintesi dell’autosvezzamento (più propriamente chiamato “alimentazione complementare a richiesta”) sta nella parola stessa: consiste in un passaggio graduale dall’alimentazione a base di solo latte – che resta comunque la fonte alimentare principale del piccolo – all’introduzione di cibi che il bambino assaggia durante i pasti degli adulti, senza seguire un calendario più o meno rigido fornito dal pediatra. Con l’autosvezzamento, insomma, il bambino diventa a pieno titolo il protagonista di questa delicata ma fondamentale tappa del suo sviluppo, proprio perché è lui a scegliere cosa assaggiare e quando. L’autosvezzamento è importante anche da un punto di vista dello sviluppo emotivo del bambino, in quanto stimola il suo interesse per il cibo facendo leva sulla sua innata curiosità. In questo modo il bimbo si avvicina al cibo in modo naturale e soprattutto quando si sente pronto a farlo, allungando le manine nel piatto di mamma e papà e portandosi l’alimento alla bocca per assaggiarlo. Come per lo svezzamento tradizionale, si può cominciare ad offrire bocconi di cibo solido intorno ai sei mesi di età, prestando attenzione a come viene tagliato per evitare il rischio di soffocamento, ma permettendo al piccolo di assaggiare ciò che vuole dalla tavola degli adulti. Sarà una buona occasione per tutta la famiglia per cominciare a mangiare in maniera più sana e varia!

Quando iniziare?

Il principio dell’autosvezzamento parte dal presupposto che sia il bebè ad avvicinarsi al cibo in modo naturale e spontaneo perché è incuriosito da quello che vede nei piatti di mamma e papà. Come per lo svezzamento tradizionale, tuttavia, è sconsigliabile che il bebè assaggi cibi solidi prima dei 4-6 mesi di vita per una ragione molto semplice: prima di questa età il neonato non ha ancora sviluppato la capacità di deglutire questo tipo di alimenti e ha ancora molto forte il riflesso di estrusione, che gli ha consentito fino a quel di sopravvivere succhiando il latte. Infine, inoltre il suo apparato digerente non è ancora in grado di digerire alimenti diversi dal latte.
I sei mesi di età sono quindi il periodo classicamente indicato per lo svezzamento del bambino, che passa gradualmente da un’alimentazione a base di solo latte ad una con la presenza dei primi cibi solidi. Questa età può essere quindi a buon diritto riconosciuta ideale anche per l’inizio dell’autosvezzamento. Normalmente, infatti, a 6 mesi il bebè ha imparato a tenere la testa dritta e a stare seduto correttamente nel seggiolone. Inoltre, è “grande” abbastanza per essere naturalmente incuriosito da tutto quello che vede intorno a sé, compreso il contenuto dei piatti di mamma e papà.

A partire da questa età, dunque, si può provare a vedere se il piccolo assaggia e gradisce alcuni alimenti. Al bebè risulta naturalmente gradito il sapore dolce tipico del latte pertanto, per far sì che si avvicini di buon grado al cibo solido, è bene tenere in considerazione questa sua predilezione offrendogli dei primi assaggi di frutta: a questa età il bimbo non ha ancora i dentini, ma le gengive gli consentono di “masticare” agevolmente un pezzetto di frutta come ad esempio la banana che si scioglie in bocca. Lo stesso vale per la patata e la carota lessa, entrambe dal sapore dolce gradito al bimbo, tipici esempi di cibo che il piccolo può portare alla bocca facilmente da solo. Si può sperimentare anche con piccoli pezzi di verdura lessata (come patate, carote, fagiolini, zucchine), pasta tipo pennette o maccheroncini conditi con un filo di olio extravergine di oliva, pezzetti di frutta (banana, mela, pera matura) e di pane, facendo attenzione alla mollica che può attaccarsi alla gola.

Come iniziare?

Se si decide di procedere con l’autosvezzamento anziché con lo svezzamento tradizionale, è consigliabile avvicinare il seggiolone alla propria tavola, lasciando così che il piccolo cominci a incuriosirsi e a tendere le manine verso il cibo che vede e annusa nel piatto dei genitori. Naturalmente bisogna avere l’accortezza di portare in tavola alimenti sani e a misura di bebè, come pezzetti di frutta e di verdura, carne magra o cubetti di formaggio. L’autosvezzamento non prevede l’utilizzo di omogeneizzati né la preparazione di pappe per neonati: ciò non toglie che il bambino debba poter portare alla bocca solo ciò che è realmente sicuro per lui e sempre sotto l’attenta sorveglianza di un adulto.

Autosvezzamento: ricette iniziali

Il concetto alla base dell’autosvezzamento consiste nell’offrire al bambino la possibilità di “mangiare come i grandi” fin da subito. Questo è il concetto, perché in pratica, per poter davvero mettere in atto l’autosvezzamento e lasciare che il piccolo assaggi a suo piacimento dal piatto di mamma e papà, occorre che questi seguano una dieta sana e soprattutto a misura di bambino, come per esempio primi piatti conditi con sughi molto semplici e digeribili, carni magre, pesce cotto al vapore o alla griglia e così via. Vanno poi evitati gli intingoli, i grassi, i fritti e tutto ciò che può risultare indigesto al piccolo.
Non ci sono quindi vere e proprie ricette per l’autosvezzamento, ma conta molto il modo in cui vengono preparati gli alimenti, le tecniche di cottura, che devono essere semplici e leggere, e i condimenti, evitando gli eccessi di sale e di zucchero. Si possono quindi continuare a portare in tavola i piatti presenti sulla tavola di molte famiglie, ma in versione ancora più sana: vellutate di verdura, risotti (preparati senza vino e usando ingredienti semplici), polpette di carne, di pesce o di verdura, carni bianche, pesce attentamente deliscato, frutta e verdura di stagione. In questo periodo le poppate continueranno con la cadenza abituale, ma diventeranno via via meno consistenti in maniera del tutto naturale, fino ad essere sostituite del tutto con i cibi solidi. Anche da questo punto di vista ogni bimbo avrà i suoi ritmi e le sue preferenze!

Svezzamento e autosvezzamento: le differenze e il parere dell’esperta

A differenza dello svezzamento tradizionale, con l’autosvezzamento non si segue più o meno rigidamente un calendario che riporta esattamente quale alimento introdurre mese per mese e in quali quantità. Nello svezzamento tradizionale, infatti, si parte dalle prime pappe a base di mais e tapioca o crema di riso con l’aggiunta delle prime verdure (patate e carote) cotte nel brodo vegetale e di un assaggio di omogeneizzato di carne o di liofilizzato. Così avviato, lo svezzamento del bambino si arricchisce via via di altri alimenti, introdotti normalmente a distanza di due-tre giorni per valutare eventuali reazioni allergiche o intolleranza da parte del bambino. Questo vale per tutti i cibi, dalla carne alle verdure, dalla frutta al pesce, dai formaggi alla pastina. Nell’autosvezzamento, invece, è il bimbo a decidere cosa assaggiare e quando dalla tavola dai genitori, a patto che possa scegliere tra cibi sani e adatti a lui.

Tagli sicuri svezzamento

Foto di Vanessa Loring da Pexels

Abbiamo chiesto alla Dottoressa Chiara Boscaro, biologa nutrizionista presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, se ci sono delle situazioni in cui è preferibile una tipologia di svezzamento piuttosto che l’altra.
“La preferenza per una determinata tipologia di svezzamento dipende da diversi fattori. Se ad esempio ci dovessero essere delle patologie o delle allergie già conclamate piuttosto che problemi di qualche tipo o delle allergie importante in famiglia, ovviamente il riferimento è sempre il pediatra a cui chiedere una dieta per l’introduzione particolare di alcuni alimenti.Al netto di questo, invece, non ha più molto senso seguire rigidamente una tabella per l’introduzione di diversi tipi di alimenti come si faceva una volta. A 6/7 mesi il bambino comincia ad avere un buon apparato digerente ed è pronto a digerire normali alimenti, tenendo conto comunque dell’assenza dei denti: attenzione quindia non lasciare a tavola alimenti che possono indurre soffocamento, come ad esempio acini d’uva, ciliegie, olive. Bisognerebbe sempre cercare di portare a tavola alimenti sani come frutta e verdura fresca, cereali di diverso tipo, carne, pesce, uova, legumi possibilmente decorticati per il discorso delle fibre, perché l’intestino è maturo però è più delicato rispetto a quello degli adulti. Meglio non aggiungere mai lo zucchero e il sale agli alimenti ed evitare di portare in tavola cibi industriali, processati, conservati. Anche l’affettato è un alimento processato, quindi non è l’ideale da portare in tavola molto spesso. Si dovrebbero evitare anche cibi precotti o troppo grassi e fare attenzione alle salsine… insomma, è il momento di gettare le basi di un’alimentazione sana e varia! In questa fase è sicuramente importante continuare con l’allattamento, che è consigliato sempre esclusivo fino ai 6 mesi ma che può continuare a richiesta fino ai due anni d’età”.

I tagli sicuri

Non bisogna comunque dimenticare che il bimbo non ha ancora perfettamente acquisito la facoltà di masticare e di deglutire il cibo ed è alto il rischio di soffocamento: il cibo va quindi proposto a piccoli pezzi, in modo che il bambino possa gustarlo in libertà, ma anche e soprattutto in tutta sicurezza.

Per avviare l’autosvezzamento sono di grande aiuto i cosiddetti finger food, ossia cibi che si prestano bene a essere maneggiati dalle manine del piccolo e portati alla bocca. Esempi di finger food pratici e sicuri sono: le carotine lesse, i fagiolini, i pezzetti di patata lessa, le fettine di frutta, i biscotti per l’infanzia, grissini e cracker senza sale, pasta tipo pennette o fusilli, pezzetti di formaggio e di carne magra che si scioglie in bocca. Sì anche ai pezzetti di pane, ma è bene eliminare la mollica, che attaccandosi alla gola può essere a rischio di soffocamento.

È poi importante offrire cibi con tagli sicuri, facendo attenzione anche alla dimensione dei bocconi:

  • le carote vanno tagliate alla julienne e non a rondelle;
  • l’acino d’uva va tagliato in quattro pezzetti;
  • la mozzarella va tagliata in tanti pezzettini;
  • il prosciutto va scelto senza grasso, arrotolato e tagliato a pezzettini. Meglio il prosciutto cotto, che si scioglie in bocca, rispetto al crudo che più filamentoso e può attaccarsi al palato;
  •  le ciliegie e le olive vanno snocciolate e tagliate;
  • il pomodorino va tagliato in piccole porzioni.

In generale è sempre meglio evitare la forma tonda o cilindrica, mentre per quanto riguarda la dimensione, è raccomandabile tagliare per il lungo fino a raggiungere il diametro di un dito tutto ciò che ha un diametro inferiore a 4,5 centimetri. In ogni caso la regola principale da rispettare è quella di non lasciare mai il bambino da solo quando mangia.

Il video del pediatra Leo Venturelli sull’autosvezzamento

Autosvezzamento bambini: è sicuro? Il pediatra Leo Venturelli ci spiega come procedere senza stress evitando cibi non sicuri e il rischio di soffocamento.

 

 

 

 

 

 

 

In breve

L’autosvezzamento si contraddistingue proprio per l’assenza di pappe specifiche per neonati, i quali hanno un libero – ma controllato – accesso al cibo dei grandi. Quindi, più che di cibi preferibili per l’autosvezzamento, sarebbe meglio focalizzarsi su quelli che sarebbe meglio evitare di proporre al bambino.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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