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Qual è, esattamente, il periodo più adatto per iniziare lo svezzamento, in modo che il bambino possa trarne i migliori benefici? È la domanda dei genitori che sono indecisi se scegliere svezzamento classico o anticipato, restando su linee più tradizionali come suggeriscono l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia europea per la Sicurezza Alimentare, oppure se iniziare a introdurre già al quarto mese cibi diversi dal latte. Vediamo insieme, nel dettaglio, quali sono i pro e i contro.
Differenza tra svezzamento classico e anticipato
Prima di decidere tra svezzamento classico o anticipato, è importante ricordare di non prendere iniziative prima di averne parlato con il pediatra. Ecco la differenza che esiste tra i due schemi alimentari.
Lo svezzamento classico
Secondo questo schema tradizionale, sostenuto da Oms, Efsa ma anche dalla Fao, il nutrimento esclusivo per il bambino fino al sesto mese di vita è esclusivamente il latte materno. Se, per qualsiasi ragione, questo tipo di nutrimento non può essere garantito, è necessario che i neonati dispongano di latti formulati il più possibile simili a quello materno. Fino a questa età, il latte può fornire tutti i nutrienti necessari al benessere del bambino. Inoltre il piccolo non ha ancora sviluppato adeguate abilità masticatorie, non sa mantenere la posizione seduta, insomma non è ancora in grado di assumere cibi solidi. Lo svezzamento classico, dai 6 mesi in poi, dovrebbe anche aiutare il bambino a raggiungere una sufficiente maturità del sistema di difese dell’organismo e un adeguato sviluppo dell’apparato digerente, da evitare rischi di disturbi legati all’ingestione del cibo, a partire dalle allergie.
Lo svezzamento anticipato
Secondo lo svezzamento anticipato, i primi alimenti solidi andrebbero introdotti a partire dal quarto mese. Chi sostiene questo tipo di regime ritiene infatti che tra i 4 e i 6 mesi esista una sorta di “finestra immunologica” che rende l’organismo del bambino meno sensibile all’introduzione di alimenti nuovi. Questo lo metterebbe al riparo dal rischio allergie. La questione se sia meglio lo svezzamento classico o anticipato non va risolta di propria iniziativa, ma sempre discussa con il pediatra. Solitamente lo svezzamento anticipato si suggerisce quando il bambino è soggetto a carenze nutrizionali, per esempio di ferro. In altri casi si sceglie questo regime quando sembra che il latte da solo non sia più sufficiente a saziare il bambino, il quale si sveglia durante la notte per una poppata.
Svezzamento classico: lo schema da seguire
Lo svezzamento classico prevede la preparazione di una pappa che ha come base 150-200 ml di brodo di verdure filtrato, senza sale, al quale si aggiungono:
- Carboidrati senza glutine, per esempio crema di riso o farina di mais e tapioca, da 1 a 3 cucchiai rasi. In seguito si passa alle farine multicereali e quindi alla pastina e al riso;
- Proteine, aggiungendo liofilizzati o omogeneizzati di carne, formaggio e in seguito di pesce, oppure gli stessi alimenti freschi, cotti al vapore e triturati molto finemente;
- Grassi, aggiungendo alla pappa 1 cucchiaino da caffè di olio extra vergine di oliva.
Ecco un esempio di menù per lo svezzamento a 6 mesi:
- Ore 7 latte
- Ore 10.30 latte o frutta (omogeneizzata o grattugiata)
- Ore 13 pappa con brodo vegetale
- Ore 17 latte
- Ore 20.30 latte
La pappa può essere così composta: 200 ml di brodo vegetale (patate, carota, zucchina) + 2 cucchiai di crema di mais e tapioca + 15 g di carne di tacchino oppure di ceci lessi oppure di parmigiano grattugiato + 30 g di verdure passate + un cucchiaino da caffè di olio Evo.
Le tabella dello svezzamento Oms
Secondo le indicazioni dell’Oms riportate anche dal Ministero della Salute a 6 mesi è il momento per iniziare a proporre alimenti adatti a lui ma vari, perché il bambino è pronto ad accettarli: sta seduto eretto, sa deglutire, mostra curiosità e interesse per il cibo. L’Organizzazione ribadisce che ogni caso il pediatra e i genitori devono osservare il comportamento del piccoli nei confronti del cibo e rispondere in modo adeguato. Secondo l’Oms in generale i nuovi cibi vanno proposti inizialmente 2 volte a 6 mesi e 3 a 8 mesi, aumentando fino a 4 volte al giorno tra i 9 e gli 11 mesi. Tra i 12 e i 24 mesi, se il bambino lo desidera, ai tre pasti principali si possono aggiungere due spuntini, uno al mattino e uno nel pomeriggio, a base di frutta o yogurt.
Svezzamento anticipato: quali sono i rischi
Nonostante le indicazioni dell’Oms, molte famiglie tra svezzamento classico o anticipato scelgono il secondo, per alcune ragioni che possono non tenere conto del grado di maturità fisica del bambino e del parere del pediatra. È bene evitare di prendere iniziative anticipando troppo, perché lo svezzamento a 4 mesi può esporre ad alcuni rischi. Vediamo quali.
- Il bambino può non essere pronto. A 4 mesi un piccolo non sa stare seduto ben eretto, non sa masticare e deglutire. Questo rende la pappa un momento difficoltoso.
- L’intestino è molto sensibile. In un bimbo piccolo la parete intestinale non sa ancora assimilare nutrienti diversi dal latte materno. Possono quindi comparire problemi digestivi e diarrea.
- Si rischia di più il sovrappeso. Secondo alcuni studi, uno svezzamento troppo precoce può causare nei bambini sovrappeso ed obesità rispetto ai piccoli allattati più a lungo. Si tende infatti, anche senza volerlo, a somministrare troppe proteine e a iniziare prima con gli zuccheri semplici.
Fonti / Bibliografia
- Svezzamento - Ospedale Pediatrico Bambino GesùIl bambino inizia ad abbandonare pian piano il latte materno e a conoscere il "cibo dei grandi"
- https://acp.it/assets/media/Quaderni-acp-2017_244_169-173.pdf
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1618_allegato.pdf