Fino a quando non si diventa genitori non si capisce realmente come mai ci si possa preoccupare così tanto delle evacuazioni del proprio bambino e come si possa essere in grado di dedicare intere conversazioni al maleodorante soggetto. È qualcosa di istintivo: nel momento stesso in cui si diventa mamma e papà l’argomento “pupù” assume un ruolo di primo piano e questo perché il colore e la consistenza delle feci possono dare indicazioni importanti sullo stato di salute del neonato.
Le feci sono una sostanza di rifiuto dell’organismo composte per la maggior parte da acqua (circa 75%) e da materiale solido (circa 25%) contenente batteri, fibre non digerite, grasso, materiale inorganico, muco, cellule intestinali desquamate e alcune proteine. Il tipico colore marrone delle feci dipende da una conversione chimica di alcune sostanze a opera di batteri ed enzimi intestinali, mentre l’odore è legato alla decomposizione batterica delle proteine a livello dell’intestino.
Occorre precisare che le feci cambiano di aspetto e hanno delle particolari caratteristiche a seconda dell’età del bambino. Nei primi giorni di vita, le feci del neonato sono costituite dal meconio, una sostanza vischiosa nero-verdastra formata dai prodotti delle secrezioni intestinali, da cellule epiteliali dell’intestino desquamatesi e dal liquido amniotico ingerito durante la vita all’interno dell’utero materno. Dopo qualche giorno le feci assumono un aspetto diverso, strettamente legato al tipo di latte con cui viene alimentato il bambino. Con l’allattamento materno le feci hanno un colore giallo senape, una consistenza molle o semiliquida con talvolta grumi bianchi e un odore acido non sgradevole. Con l’allattamento artificiale, le feci sono di solito un po’ più compatte ed asciutte, quindi più solide, di colore giallo chiaro, ma un po’ più scure rispetto a quelle dei neonati allattati al seno e con un odore sgradevole. Passando dal latte materno a quello formulato, non deve sorprendere dunque una mutazione nell’aspetto e nella consistenza delle feci, come anche una eventuale variazione del numero di evacuazioni. Quando inizia lo svezzamento, le feci cambiano decisamente e assumono un aspetto più “normale”, da adulto.
La frequenza delle evacuazioni nel neonato è variabile e soggettiva: alcuni possono fare la “pupù” più volte al giorno, magari in coincidenza di ogni poppata, mentre altri possono evacuare solo ogni 2-3 giorni. Questo non dovrebbe essere motivo di particolare preoccupazione, a meno che l’emissione di feci particolarmente dure non provochi dolore e disagio al bambino. Può succedere che alcuni neonati abbiano difficoltà a evacuare feci anche morbide, probabilmente a causa di un’immaturità dello sfintere e dei muscoli anali, situazione che, generalmente, si risolve spontaneamente.
Un neonato può essere definito stitico quando non evacua per più di 2-3 giorni e quando questo avviene, esse non hanno una consistenza liquida o morbida, ma tendono al solido e hanno aspetto “caprino”. L’evacuazione, inoltre, può essere dolorosa e provocare arrossamenti al sederino. La stitichezza del neonato può derivare da fattori alimentari, ambientali o anatomici (immaturità sfinterica e muscolare). Il bambino allattato al seno soffre raramente di stipsi, mentre in quello nutrito con latte formulato, questo disturbo può derivare da un’insufficiente diluizione del latte, da un’insufficienza di zucchero o da un latte non adeguato. In tutti i casi è importante assicurarsi che sia il neonato (indipendentemente da come è nutrito) sia il bambino più grandicello assumano una quantità adeguata di liquidi oltre al latte, preferibilmente acqua, in modo da aumentare la morbidezza delle feci e favorire l’evacuazione.
Più frequente dopo le prime pappe
Quando si inizia lo svezzamento, cioè il passaggio da una dieta a base di solo latte alle prime pappe, è piuttosto comune che i bambini comincino a soffrire di stitichezza. Questo perché l’introduzione di alimenti nuovi e di consistenza semiliquida o solida comporta un cambiamento cui l’intestino deve adeguarsi un po’ alla volta. Per prevenire il problema, è importante offrire al piccolo un apporto di liquidi adeguato e non fargli mancare mai alimenti ricchi di fibra come verdura, frutta e cereali, preferibilmente integrali.
La diarrea è caratterizzata da feci molto abbondanti prodotte in numerose scariche, quasi completamente liquide, maleodoranti e spesso con presenza di muco. Può essere causata da infezioni di virus o batteri, da intolleranze alimentari o dall’assunzione di antibiotici che spesso alterano la flora batterica intestinale.
Qualunque sia la causa, l’aspetto più pericoloso di questo disturbo è il rischio di disidratazione, che è ancora più alto nei bambini al di sotto dell’anno di età, le cui riserve idriche possono ridursi velocemente attraverso l’improvvisa e rapida perdita di liquidi. In caso di diarrea prolungata, un metodo rapido per verificare la perdita di liquidi è quello di pesare il bambino: se il piccolo si sta alimentando correttamente, una perdita di peso importante (10%) può indicare che si sta effettivamente disidratando. È importante, allora, contattare il pediatra e somministrare soluzioni reidratanti che contengono oltre all’acqua, anche zuccheri e sali minerali.
Nei bambini più grandicelli si può continuare la normale dieta, preferibilmente evitando alimenti contenenti molte fibre, come vegetali e alcuni frutti (pere, prugne) e privilegiando cibi come riso, patate, mele e banane, che favoriscono la formazione di feci solide.
Una colorazione verde pisello pallido può presentarsi nel caso in cui trascorra del tempo tra l’emissione delle feci e il cambio del pannolino: l’azione dell’aria fa sì che la bilirubina (sostanza contenuta nelle feci) si ossidi facendone cambiare il colore.
nere
Feci scure tendenti al nero, sono tipiche in due casi: assunzione di ferro o presenza nell’intestino di una rilevante quantità di sangue. Quest’ultimo può essere giustificato se il bambino ha avuto una perdita di sangue dal naso e ne ha ingerito una parte o se la mamma del neonato, allattato al seno, presenta ragadi (fissurazioni del capezzolo). Viceversa è fondamentale informare subito il pediatra.
rossastre
Feci con striature di sangue rosso vivo sono spesso il segnale di una piccola emorragia legata a un’espulsione difficoltosa delle feci che provoca la rottura di qualche capillare o una piccola lesione nella zona anale. Non è il caso di allarmarsi, ma è meglio intervenire per evitare la formazione di feci dure.
lucide e chiare
Feci lucide con filamenti chiari sono ricche di muco. Questa sostanza, che ha una funzione di difesa per intrappolare i germi, diventa più abbondante quando è in corso un’infezione. Può succedere quindi di ritrovarne dei residui maggiori anche nelle feci se il bambino ha, per esempio, un raffreddore o una gastroenterite.
Fonti / Bibliografia
- Disidratazione - Ospedale Pediatrico Bambino GesùCausata dall'eccessiva perdita di liquidi, può verificarsi a seguito di vomito e diarrea. Il bambino va rapidamente reidratato in modo opportuno
- BilirubinaLa bilirubina può essere effettuato in due modi: può dosare la bilirubina totale e quella frazionata. La bilirubina è un indicatore dello stato di salute del fegato e può essere utile per valutare l’eventuale presenza di ostruzione delle vie biliari, epatiti, cirrosi, ittero.
- Gastroenteriti: diversi disturbi, cause e cure - ISSaluteLe gastroenteriti sono infezioni dello stomaco e dell'intestino, causate da rotavirus o batteri, molto comuni, soprattutto nei neonati e nei bambini sotto i 5 anni