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Il rigurgito è un fenomeno che può essere considerato quasi fisiologico nelle prime settimane di vita. Nella maggior parte dei casi è innocuo e non richiede il ricorso al pediatra. Talvolta, però, può essere sintomo di una situazione più problematica. Ecco quando è il caso di approfondire. Con il termine rigurgito si indica una situazione caratterizzata dall’emissione di piccole quantità di latte: può comparire subito dopo la poppata o anche a distanza di ore. In quest’ultimo caso il latte è cagliato perché la digestione è in fase avanzata.
Un fenomeno comune nel bebè
Moltissimi neonati, sia allattati al seno sia nutriti con il biberon, soffrono di rigurgito nelle prime settimane di vita. È tutta colpa dell’immaturità dell’apparato digerente, in particolare del cardias, la valvola posizionata tra esofago e stomaco, che ancora non funziona bene. Di conseguenza, il latte ingerito può risalire verso la bocca. Ecco perché, se il bebè rigurgita non bisogna preoccuparsi e correre allarmati dal pediatra. In genere, il rigurgito scompare spontaneamente, quando il cardias inizia a chiudere correttamente l’apertura fra esofago e cardias dopo il passaggio del latte.
Quando fare attenzione
Il rigurgito deve preoccupare solo se è molto intenso. In altre parole, è meglio rivolgersi al pediatra se il bebè rigurgita grandi quantità di latte a ogni poppata e mostra altri segni di fastidio e sofferenza, come conati di vomito, pianto, irrequietezza. Anche quando il rigurgito interferisce con la crescita del bebè, impedendogli di acquistare peso e lunghezza, è importante chiedere un consulto medico. In questi casi, infatti, il rigurgito potrebbe essere il segnale di un problema più serio, come un’intolleranza o allergia al latte o un altro disturbo all’apparato gastrointestinale.