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La leucemia infantile potrebbe essere prevenuta in molti casi evitando l’eccessiva igiene nel primo anno di vita. Attenzione: l’eccesso di igiene non è la causa ma senz’altro la favorisce. Lo afferma uno studio dell’Institute of Cancer Research di Londra (Gran Bretagna), secondo cui bisognerebbe promuovere il contatto del bebè con gli altri, in modo da stimolare lo sviluppo del sistema immunitario.
Colpito il midollo osseo
La ricerca ha preso in esame la leucemia infantile linfoblastica acuta, che colpisce un bimbo ogni 2000, evidenziando un legame diretto tra l’eccessiva igiene nel primo anno di vita e il rischio di malattia. Si tratta di una rara forma di tumore dalle cause ancora sconosciute, che colpisce nel midollo osseo le cellule immunitarie che proteggono dalle infezioni.
Si origina in tre fasi
I ricercatori spiegano che il tumore ha origine in tre fasi. Alla base c’è un errore nel Dna del bambino, che presumibilmente si genera durante lo sviluppo uterino, dopo subentra il ruolo dell’eccessiva protezione dai microbi nella primissima infanzia. Infine interviene un’infezione che fa da grilletto e scatena la malattia.
Più protetto chi ha fratelli
Per supportare la loro tesi sull’eccessiva igiene, gli scienziati citano il fatto che la malattia è più frequente tra i bambini delle società ricche e meno tra i piccoli che vanno al nido e hanno fratelli grandi che li espongono ai germi. Va ribadito, però, che non è l’eccessiva igiene in sé a scatenare la patologia. Il messaggio degli autori dello studio, rivolto ai genitori, è di essere meno scrupolosi e favorire il contatto sociale del bebè, in particolare con i bambini più grandi.
Ottima sopravvivenza
Negli anni le cure per la leucemia infantile linfoblastica acuta sono migliorate. Se a metà degli anni Ottanta la sopravvivenza non superava il 50- 60%, oggi dopo la prima linea di trattamento (chemioterapia) si avvicina all’80% e dopo la seconda (trapianto di cellule staminali) si sfiora il 90%, con tuttavia effetti collaterali importanti.
Nuove cure
Per questo è stata introdotta una terza strategia, quella dell’immunoterapia: anticorpi monoclonali e cellule CAR-T agiscono in maniera diversa da quelle precedenti e si sono rivelate molto efficaci nei casi di leucemia infantile che originano dai precursori dei linfociti B (85% di tutte le forme di leucemia linfoblastica acuta).