Nel mondo la sepsi colpisce ancora oggi tre milioni di bambini ogni anno e nonostante i progressi tecnologici e il miglioramento del livello di cure che hanno determinato un significativo aumento della sopravvivenza, rimane ancora oggi una patologia con una mortalità non significativamente modificata negli ultimi anni. E a pagarne nel conseguenze maggiori è proprio il neonato.
A tenere alta l’attenzione su questa problematica, che è tra le principali cause di morte nel neonato, è la Sin, la Società italiana di neonatologia, che spiega che le infezioni/sepsi sono oggi al terzo posto tra le cause di morte neonatale nel mondo, con 3 milioni di casi stimati ogni anno che coinvolgono circa il 2,2% dei nati vivi, con una mortalità che varia dall’11 al 19%.
La sepsi è una complicazione di un’infezione le cui conseguenze possono essere molto gravi, fino a diventare letali, soprattutto per il neonato. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva da parte dell’organismo a un’infezione che va a danneggiare tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Può colpire chiunque abbia contratto un’infezione, ma è più frequente nei soggetti con scarse difese immunitarie come neonati, bambini, anziani e persone con malattie croniche o altre condizioni mediche che indeboliscono il sistema immunitario.
La sepsi nel neonato si presenta in due forme: precoce e tardiva. La forma precoce esordisce entro le prime 72 ore di vita, è cosiddetta “a trasmissione verticale” del patogeno dalla madre prima o durante il parto. La forma tardiva, invece, esordisce dopo le 72 ore di vita, è detta “a trasmissione orizzontale” del patogeno e solitamente quindi è correlata alla presenza di altri neonati ricoverati con infezioni in corso.
I neonati – come altre categorie di soggetti, tra cui anziani e immunodepressi – sono più a rischio di sepsi a causa dell’immaturità del loro sistema immunitario, che li rende più fragili e maggiormente esposti all’azione degli agenti patogeni. Particolare attenzione deve essere posta nei neonati pretermine: la suscettibilità alle infezioni è, infatti, tanto più elevata quanto più il bimbo nasce in anticipo. “I neonati prematuri sono particolarmente a rischio di contrarre infezioni per la necessità di procedure diagnostico-terapeutiche invasive e di una prolungata degenza ospedaliera – spiega Luigi Orfeo, Presidente Sin -. Per prevenire l’insorgenza delle sepsi ospedaliere è necessario diffondere pratiche cliniche efficaci e uniformare procedure e precauzioni di prevenzione nelle neonatologie italiane. Un altro problema, grave e purtroppo attuale è, poi, la sempre più frequente presenza di patogeni resistenti agli antibiotici”.
Fonti / Bibliografia
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- Sepsi: di cosa si tratta? Sintomi, cause e cura – ISSaluteLa sepsi consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo a un’infezione generalizzata che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Senza una cura immediata può provocare la morte