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Oggi se ne parla meno che in passato. Ma l’Hiv non è scomparso, al contrario: si tratta di un virus ancora diffuso in molte parti del mondo e presente anche in Italia. Per questo la ricerca non si ferma. L’ultima scoperta riguarda un trattamento a base di due anticorpi che riuscirebbe a impedire la trasmissione dell’hiv nei neonati da una mamma al suo cucciolo in tempi super rapidi. Lo studio che ne ha testato l’efficacia è stato condotto da un’équipe di ricercatori statunitensi su alcuni primati e pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Un virus molto pericoloso
L’Hiv (Human immunodeficiency virus) o virus dell’immunodeficienza umana è un microrganismo molto pericoloso contenuto nel sangue, nelle secrezioni genitali e nel latte materno delle persone infette. Quando si entra in contatto con questi liquidi infetti si rischia il contagio. Il virus Hiv ha una particolare caratteristica: una volta entrato nell’organismo, si insidia nelle cellule e si moltiplica, andando a distruggere in maniera progressiva alcune componenti importanti del sistema di difesa. L’organismo di una persona malata, dunque, si indebolisce sempre di più.
Come è stato condotto lo studio
Lo studio è stato condotto su un gruppo di macaco rhesus femmine positive allo Shiv, la forma di Hiv che colpisce le scimmie, e sui loro cuccioli appena nati. Gli autori hanno diviso i neonati in tre gruppi. Un gruppo è stato sottoposto al trattamento standard per l’Hiv a base di antiretrovirali della durata di tre settimane a partire da 48 ore dopo l’esposizione al virus. Un secondo gruppo ha ricevuto una nuova cura, a base di due anticorpi combinati chiamati PGT121 e VRC07-523, somministrati in un’unica dose a distanza di 30 ore dall’esposizione. Infine, al terzo gruppo sono stati somministrati gli stessi anticorpi ma in quattro dosi più piccole e in maniera più ritardata, fino a 48 ore dopo l’esposizione.
I risultati sono promettenti
Analizzando le condizioni di salute dei tre gruppi di animali, gli autori hanno scoperto che sia i cuccioli di primati che avevano ricevuto un’unica dose del nuovo cocktail a base di due anticorpi sia quelli trattati con la cura attualmente in uso non hanno sviluppato la Shiv. Del gruppo sottoposto a trattamento ritardato, invece, metà neonati ha sviluppato la forma di Hiv che colpisce le scimmie. Gli esperti hanno concluso che questo studio apre la strada a nuovi trattamenti per l’hiv nei neonati, molto più brevi di quelli utilizzati al momento. È la prima volta, infatti, che una singola dose di anticorpi somministrata poco dopo l’esposizione virale si dimostra capace di proteggere cuccioli di primati dall’infezione da Shiv. Serviranno nuove ricerche per valutare la fattibilità di questa cura negli esseri umani.
Fonti / Bibliografia
- Single-dose bNAb cocktail or abbreviated ART post-exposure regimens achieve tight SHIV control without adaptive immunity | Nature CommunicationsVertical transmission accounts for most human immunodeficiency virus (HIV) infection in children, and treatments for newborns are needed to abrogate infection or limit disease progression. We showed previously that short-term broadly neutralizing antibody (bNAb) therapy given 24 h after oral exposure cleared simian-human immunodeficiency virus (SHIV) in a macaque model of perinatal infection. Here, we report that all infants given either a single dose of bNAbs at 30 h, or a 21-day triple-drug ART regimen at 48 h, are aviremic with almost no virus in tissues. In contrast, bNAb treatment beginning at 48 h leads to tight control without adaptive immune responses in half of animals. We conclude that both bNAbs and ART mediate effective post-exposure prophylaxis in infant macaques within 30–48 h of oral SHIV exposure. Our findings suggest that optimizing the treatment regimen may extend the window of opportunity for preventing perinatal HIV infection when...