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È l’unico alimento di cui il neonato ha bisogno fino ai quattro-cinque mesi di vita. Eppure, talvolta, il bebè sviluppa un’intolleranza al latte. Perché succede? E, soprattutto, come comportarsi in questi casi? Ecco alcune utili indicazioni.
Non allarmarsi
Innanzitutto, è importante non allarmarsi, attribuendo ogni piccolo disturbo all’intolleranza al latte. Oggi, infatti, molti genitori e anche alcuni pediatri tendono a considerare ogni sorta di problema – dalle coliche gassose a qualunque tipo di manifestazione cutanea, persino il nervosismo e le difficoltà a dormire – come sintomi di un’intolleranza al latte o di una vera e propria allergia. E, invece, i bambini davvero allergici e intolleranti, fortunatamente, sono pochi.
I segnali da non sottovalutare
Certo, ci sono alcuni segnali da non sottovalutare. È meglio rivolgersi al pediatra se il bebè fatica sempre a digerire dopo la poppata, mostrando segni di insofferenza e magari scoppiando a piangere apparentemente senza motivo. Anche continui dolori e spasmi addominali meritano una valutazione. Altro segnale importante è lo scarso accrescimento del neonato. Se il piccolo non cresce a sufficienza in peso e in lunghezza, effettivamente, potrebbe esserci un problema di fondo.
Più spesso con il biberon
In genere, il bimbo che non tollera il latte è nutrito con il latte formulato. Difficilmente, infatti, il latte materno crea problemi. Solo se è realmente presente un’intolleranza o un’allergia l’organismo del bebè mal accetta anche il nutrimento della mamma. Il latte in formula, invece, può creare difficoltà con maggiore frequenza perché è meno digeribile di quello materno. Anche se non si tratta di vera intolleranza, dunque, può essere che il piccolo faccia fatica a digerirlo.
Le soluzioni da adottare
Se il bambino non tollera il latte artificiale, il pediatra può consigliare di cambiare marca. Nelle situazioni più complicate può consigliare anche formule specifiche, più digeribili. Quando si è in presenza di un’intolleranza al lattosio o ad altre componenti del latte, accertata dai test allergici, il medico può prescrivere latti mirati, per esempio senza lattosio.