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Il soffio al cuore nel neonato è di norma un evento fisiologico perché nella stragrande maggioranza dei casi il cuore del bambino, come tutto l’apparato cardiovascolare, è sano e in grado di produrre le migliori prestazioni. L’anatomia cardiaca è normale, le valvole funzionano perfettamente, il muscolo cardiaco si contrae efficacemente, stimolato da un sistema di produzione e conduzione dello stimolo elettrico efficiente. Anche le arterie che irrorano il cuore e tutto l’organismo sono indenni e l’arteriosclerosi, la seria malattia degenerativa dei vasi arteriosi che tanti guai può creare nell’adulto e nell’anziano, non ha ancora iniziato a causare danni. Ciò nonostante, in molti bambini (il 50-60 per cento) il pediatra ausculta un soffio cardiaco. Questo fenomeno può essere talora isolato, per esempio in concomitanza di un episodio febbrile, ma può anche persistere nel tempo e ripresentarsi nel corso di più controlli clinici.
Il “rumore” del sangue
In corrispondenza del ciclo cardiaco (cioè l’alternarsi ritmico di contrazione e distensione compiuto del cuore) vengono normalmente percepiti tre toni, prodotti dalla vibrazione delle valvole, che coincidono:
- il primo con la chiusura delle valvole mitrale e tricuspide (inizio sistole);
- il secondo con la chiusura delle valvole aorta e polmonare (inizio diastole);
- il terzo con la fine del riempimento rapido della diastole ventricolare.
Quest’ultimo, definito “innocente”, è, in genere, rilevato nei bambini e negli adolescenti. Si tratta del rumore che il sangue produce passando attraverso il cuore, quando le valvole si chiudono. La presenza di un quarto tono (galoppo atriale), invece, è da considerare un’anomalia. Il pediatra, auscultando il cuore con l’apposito strumento (il fonendoscopio), è comunque in grado di capire subito se si tratta di un soffio funzionale, cioè innocente, in quanto derivante dallo scorrimento del sangue all’interno delle cavità cardiache.
Come si capisce se è “innocente”
- Il suono: il rumore del soffio innocente è dolce e non brusco, in genere è debole e varia a seconda della respirazione e con la posizione. Cresce di intensità quando aumenta la frequenza cardiaca, come in caso di febbre o sforzo fisico. – La zona: il soffio funzionale non si irradia ed è tendenzialmente ubiquitario, cioè si percepisce su tutti i punti standard di ascoltazione, anche se si percepisce meglio al margine medio-inferiore dello sterno (l’osso piatto al centro del torace).
- La fase cardiaca: il soffio innocente è solo sistolico. Il cuore, infatti, compie continuamente un ciclo di contrazioni (sistole), in cui il sangue è spinto verso l’aorta e l’arteria polmonare, e di rilasciamento (diastole), in cui il cuore si distende e si riempie di sangue. Non ci si deve preoccupare se il rumore è percepito soltanto nella fase di contrazione, mentre la successiva non è accompagnata da suoni particolari. In ogni caso, se il sintomo persiste per lungo tempo, il medico chiederà la consulenza del cardiologo pediatra: lo specialista visita il bambino, esamina l’elettrocardiogramma ed esegue un’ecocardiografia allo scopo di individuare eventuali anomalie.
Perché è frequente nel bambino
Nel bambino sono presenti alcune caratteristiche che favoriscono l’insorgenza del fenomeno: innanzitutto l’elasticità della gabbia toracica, l’assenza di alterazioni del contenuto aereo dei polmoni, l’esilità delle strutture che separano il cuore dall’orecchio dell’auscultatore fanno sì che sia possibile percepire anche rumori molto deboli. Inoltre l’elevata frequenza cardiaca tipica dell’età pediatrica e la minor viscosità del sangue dei bambini, dovuta all’anemia (basso contenuto di globuli rossi) fisiologica, determinano più facilmente delle turbolenze che generano il soffio funzionale.
A volte è patologico
In questo caso i soffi cardiaci sono suoni estranei di durata maggiore rispetto a quello fisiologico, prodotti dalle vibrazioni delle pareti ventricolari, delle valvole cardiache o delle pareti vasali. Possono nascere da flussi anomali o semplicemente aumentati.
Si differenziano per:
- tempo di comparsa (diastolici, sistolici o continui);
- frequenza (alti o bassi);
- intensità (si classificano in sei gradi: il primo non sempre udibile, il sesto così intenso da poter essere percepito anche con il fonendoscopio appena sollevato dal torace);
- durata.
Il calendario dei controlli
Sono davvero rari i casi in cui il soffio al cuore nasconde disturbi più seri. In ogni caso i problemi variano in base all’età del piccolo, perciò è bene sottoporre il piccolo a una visita:
- entro i sei mesi: la maggior parte delle cardiopatie congenite severe (gravi disturbi) danno sintomi entro 7-10 giorni di vita. Tuttavia, può capitare che si evidenzino più tardi, nei primi mesi di vita. Queste anomalie sono dovute a uno sviluppo imperfetto dell’organo già durante la crescita in utero: spesso è necessario intervenire chirurgicamente, altre volte si risolvono con la crescita;
- dopo i sei mesi: dopo questa età il soffio al cuore non è mai la spia di un problema serio. Può presentare semmai una cardiopatia minore, cioè assolutamente innocua e priva di gravi disturbi che possono peggiorare in futuro.
Gli esami da fare
Se necessario il pediatra o il cardiologo possono richiedere due accertamenti in modo da individuare la vera natura del soffio:
- l’elettrocardiogramma (ECG): registra l’attività del cuore e la visualizza tramite un tracciato grafico. È il primo controllo che si esegue, perché permette di chiarire ogni dubbio;
- l’ecocardiogramma: è un’ecografia che permette di osservare il cuore e le cavità cardiache, le valvole e il loro movimento. Si esegue dopo l’elettrocardiogramma su richiesta del cardiologo, per fare ulteriori accertamenti.