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L’acetone può manifestarsi più facilmente in caso di febbre alta o di digiuno prolungato. In queste situazioni, infatti, l’organismo del piccolo da un lato introduce meno zuccheri (con la febbre si ha meno appetito) e dall’altro brucia velocemente le scorte a disposizione per poter soddisfare il normale fabbisogno del corpo. Una volta consumati gli zuccheri, l’organismo attinge quindi ai grassi come ulteriore fonte energetica. Il consumo di questi ultimi dà origine all’acetone.
Normalmente l’acetone viene trasformato dall’organismo in acqua e anidride carbonica. Se la sua formazione aumenta, si crea un accumulo nel sangue di particolari sostanze prodotte dalla combustione dei grassi (i corpi chetonici). Queste sostanze vengono successivamente eliminate dai reni attraverso l’urina o dai polmoni attraverso la respirazione. In quest’ultimo caso l’alito assume il caratteristico odore di frutta. I problemi all’origine L’acetone può essere la conseguenza anche di una malattia infettiva specie se in presenza di febbre o di un digiuno. È quindi il sintomo di un problema e non una malattia. L’acetone può essere anche determinato da un’alimentazione squilibrata, soprattutto quando è troppo ricca di grassi o povera di zuccheri. Può manifestarsi, però, anche in seguito a ripetuti episodi di vomito, digiuno prolungato, malattie al fegato, gastroenterite (infiammazione dell’apparato digerente) o febbre. Questo problema è poi particolarmente frequente nel neonato a causa delle ridotte riserve di zucchero dovute all’immaturità dell’organismo. L’acetone può comparire anche durante lo svezzamento, in quanto l’apparato digerente del bambino non è ancora del tutto pronto a ricevere nuovi alimenti.
Come si manifesta
Classico dell’acetone è l’inconfondibile odore di mele mature emesso dall’alito del bambino. In genere, infatti, l’acetone viene eliminato con la respirazione: in questo caso sprigiona a contatto con l’aria il caratteristico odore. Altre volte, invece questa sostanza (come gli altri corpi chetonici) viene eliminata attraverso l’urina: in questo caso la pipì del piccolo ha lo stesso odore dell’alito. L’acetone si manifesta spesso in seguito a episodi di vomito ed è, in genere, accompagnato da nausea, mal di pancia, pallore, sonnolenza, mal di testa, occhiaie e da una evidente “patinatura” che si forma sulla superficie della lingua, che appare asciutta e di colore bianco-giallastro. Questi sintomi possono durare alcune ore o anche per tutta la giornata. Il vomito acetonemico compare il più delle volte in seguito a febbre alta (oltre i 38.5 gradi misurati nel sederino) ma può sussistere anche in modo isolato senza una causa evidente. È detto anche “vomito ricorrente” o “ciclico”, in quanto dura alcune ore per circa 3-4 giorni per poi scomparire e quindi ripresentarsi. Se il vomito ricorrente perdura per diversi giorni, il piccolo può correre il rischio di disidratarsi, in quanto perde troppi liquidi. È, dunque, fondamentale informare il pediatra che, se necessario, può ricorrere a una fleboclisi (somministrazione in vena) di soluzione fisiologica a base di glucosio (zucchero), per reintegrare i liquidi persi dal bambino.
I rimedi più adatti
Occorre offrire al bebè un biberon di acqua e zucchero per ripristinare le riserve dell’organismo. Questo rimedio serve anche a evitare episodi di vomito. La disponibilità di zucchero fa diminuire l’eccesso di acetone nell’organismo. La camomilla o te deteinato zuccherati o dolcificati con il miele e i succhi di frutta per l’infanzia svolgono un’azione benefica sulle mucose (tessuti di rivestimento) gastriche. I succhi di frutta, in particolari, oltre allo zucchero, contengono i sali minerali, molto importanti per ripristinare l’equilibrio idro-salino (acqua e sale) dell’organismo. Se ha già iniziato lo svezzamento È consigliabile, quindi, dare da mangiare al piccolo pastina o crema di riso o una patata schiacciata: i carboidrati, infatti, rappresentano un’ottima fonte di zuccheri e aiutano a ridurre il vomito. Occorre poi eliminare il latte e i suoi derivati (formaggi e yogurt) per qualche giorno. Dopo l’anno di età si possono offrire al piccolo anche i grissini all’acqua (perché assorbono bene l’acetone) o i biscotti per l’infanzia. Sono poi da preferire, se è già iniziato lo svezzamento, alimenti come il pesce e le carni bianche (pollo e tacchino), anche sottoforma di omogeneizzati o liofilizzati. Superata la crisi, che di solito non dura più di 2-3 giorni, il piccolo può tornare all’alimentazione abituale.
Quando consultare il pediatra
È bene fare visitare il piccolo dal pediatra se l’acetone persiste per più di 2-3 giorni, specie se accompagnato da vomito, mal di pancia o febbre. Lo specialista può prescrivere un’analisi delle urine e del sangue per verificare l’eventuale presenza di corpi chetonici. Si tratta di semplici test eseguibili anche a casa. Basta immergere le apposite strisce reattive o gli stick (in vendita in farmacia) direttamente nell’urina: se cambiano colore, vuol dire che sono presenti i corpi chetonici. In questo caso il pediatra indicherà l’alimentazione seguire. L’acetone, infatti, non è una malattia, per cui di solito si risolve senza bisogno di farmaci.