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Si tiene in braccio il bimbo dopo la poppata e, all’improvviso, arriva il rigurgito, cioè la fuoriuscita di una piccola quantità di latte, anche già parzialmente digerito. Questo può accadere subito dopo che ha mangiato o anche a distanza di qualche ora dalla poppata. Non è di per sé un problema per il bimbo ma solo l’effetto di un’attività dello stomaco. Il rigurgito compare sempre senza preavviso, cioè il piccolo non dà prima alcun segno di disturbo, a differenza di quanto avviene, per esempio, in caso di vomito, che comporta uno sforzo. L’unica attenzione che la mamma deve prestare è che al piccolo non succeda nulla durante il rigurgito. Per quanto raro, può capitare, infatti, che il bebè ingoi del latte nella trachea (ultimo tratto della gola) quando esso torna alla bocca, procurandosi dei forti attacchi di tosse. Si può anche sviluppare una polmonite cosiddetta “ab ingestis” (cioè “per cose ingerite”), che è un’infezione più seria. Il rigurgito può provocare anche un’esofagite, cioè un’alterazione dell’esofago. Ciò capita, però, solo se i rigurgiti sono molto frequenti.
Le cause
Nel lattante il rigurgito ha soprattutto due cause, l’immaturità del sistema digerente del bebè e la sua alimentazione esclusivamente liquida, ma può essere determinato anche da altri motivi. Di fatto si tratta di un fenomeno praticamente inevitabile in tutti i bimbi così piccoli. La causa principale del rigurgito è lo scarso coordinamento dell’esofago, cioè dell’organo a forma di tubo che consente il passaggio del cibo nello stomaco. All’esofago, infatti, spetta il compito di spingere verso quest’organo il cibo che il piccolo deglutisce e di rimanere poi collassato, ossia appiattito e chiuso.
Di norma questa attività è regolata perfettamente dal cardias, il muscolo ad anello posto nel punto di passaggio fra lo stomaco e l’esofago: contraendosi, il cardias impedisce al cibo di ritornare in bocca. Nel bebè, però, questo muscolo non funziona ancora bene; l’esofago può, di conseguenza, restare parzialmente aperto, permettendo al latte inghiottito di risalire verso la bocca. Il problema del rigurgito si risolve spontaneamente quando il cardias diventa in grado di contrarsi perfettamente in modo da spingere il cibo verso lo stomaco, chiudendo poi il passaggio.
Come prevenirlo
Esistono alcuni accorgimenti che la mamma può adottare per cercare di limitare la comparsa del rigurgito, anche se il realtà il fenomeno è destinato a scomparire del tutto solo quando l’apparato digerente del piccolo raggiunge la maturità necessaria. Dopo la poppata il piccolo dovrebbe essere messo a riposare a pancia in giù, avendo, però, l’accortezza di tenergli le spalle sollevate di 30° rispetto al lettino, utilizzando, per esempio, il cuscino. In questo modo l’esofago del bambino viene a trovarsi nella posizione ottimale, cioè tale da essere aiutato nel suo compito semplicemente dalla forza di gravità, che impedisce al latte di ritornare verso l’alto e quindi in bocca. Se il bebè è allattato con il biberon, la mamma può aggiungere al latte delle sostanze addensanti per renderlo meno liquido, limitando, così, la comparsa del rigurgito. In commercio si trovano prodotti a base di farina di carrube oppure di amido di mais. Diventando meno liquido e più viscoso, il latte viene trattenuto più facilmente nello stomaco. Esiste anche uno specifico latte antirigurgito già pronto. L’introduzione di cibi solidi a partire dallo svezzamento, di solito, riduce la comparsa del rigurgito. Se , però, dovesse persistere, la mamma può offrire al piccolo pasti non troppo abbondanti, con pochi grassi, che rendono il cibo meno compatto, e più ricchi di alimenti densi, come la farina di mais e tapioca o la crema di riso.
Non va confuso con il vomito
A differenza del rigurgito fisiologico, cioè naturale, il vomito si associa spesso ad altri disturbi. Nel bambino possono, per esempio, comparire diarrea o stitichezza. Il vomito, infatti, è la conseguenza di un’alterazione vera e propria dell’apparato digerente, che può avere diverse cause. In caso di vomito, inoltre, il piccolo può piangere a causa anche di un altro disturbo. In questo caso, infatti, il piccolo è colpito da un dolore simile a quello che per gli adulti è il bruciore di stomaco. Si distingue, però, dal mal di pancia perché è più tollerabile e meno doloroso. Il vomito, infine, può compromettere la normale crescita del piccolo che perde peso, in quanto, specie se associato a diarrea, causa una perdita di sostanze nutritive. Il rigurgito, invece, proprio per la minima quantità di latte emessa, non rallenta mai la normale crescita del piccolo.
A volte segnala un problema
In alcuni casi il rigurgito è dovuto a un’alterazione dell’apparato digerente e non, come di norma accade, ai tempi di maturazione degli organi. Il problema può riguardare il cardias o il piloro, cioè i due sfinteri (muscoli ad anello) dello stomaco, le strutture che dovrebbero garantire la chiusura dello stomaco durante la digestione e il transito del cibo in un’unica direzione: dalla bocca allo stomaco e da qui all’intestino. Se non funziona bene il cardias, il disturbo si risolve abbastanza facilmente. Per evitare il rigurgito può essere sufficiente tenere il bambino a pancia in giù, con le spalle un po’ sollevate, dopo la poppata. In genere in questo modo gli alimenti non riescono tornare in bocca. In questo modo il cibo permane nello stomaco più a lungo del normale, tende a sfuggire verso l’alto e a tornare in bocca. La risoluzione di questo problema è chirurgica: l’intervento si può effettuare sin dai primi mesi di vita.
Gli esami consigliati
Solo nel caso in cui il pediatra sospetti la presenza di un problema, può prescrivere degli esami per accertarne le cause. In genere, gli esami consigliati sono:
- l’ecografia Si tratta di un esame non invasivo ed è assolutamente innocuo per il piccolo, perché utilizza gli ultrasuoni, onde sonore non percepibili dall’orecchio umano. Dall’ecografia il medico può individuare l’eventuale presenza dell’ipertrofia del piloro.
- pH metria gastrica Questo esame valuta l’acidità del rigurgito e serve individuare eventuali lesioni agli organi che da esso possono derivare, per esempio un’esofagite (infiammazione dell’esofago) da reflusso.
- esofagogastroscopia Viene effettuata solo in rari casi, quando davvero necessario, e il più delle volte può richiedere l’anestesia generale. Essa permette al medico di vedere bene le pareti dello stomaco e dell’esofago e di riconoscere eventuali lesioni; tuttavia non si può effettuare nei primi mesi di vita, perché può essere pericolosa.