Il mughetto nel neonato

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 13/01/2015

Causato dal fungo della Candida Albicans, il mughetto è un disturbo che può colpire il piccolo. Ma non è un'infezione preoccupante se ben curata

Mio figlio ha preso il mughetto!

Il mughetto è una micosi che può colpire spesso i neonati. Il termine “micosi” indica che il responsabile di quest’infezione è un fungo, in questo caso la candida albicans. Il mughetto colpisce le mucose (tessuti di rivestimento interno) della bocca del piccolo dove si manifesta con la presenza di placchette biancastre di forma irregolare su:

  • lingua;
  • palato;
  • superficie interna della guance;
  • superficie interna delle labbra.

All’occhio inesperto dei neogenitori, queste chiazze biancastre possono essere confuse con dei residui di latte ma, a differenza di questi ultimi, sono aderenti e non vanno via grattandole. Anzi, se si sfrega troppo, la parte sottostante rimane irritata e arrossata. Il mughetto non è un’infezione preoccupante e, se ben curato, si risolve nel giro di una settimana – dieci giorni senza lasciare traccia. Non va, però, trascurata in quanto potrebbe diventare recidiva e causare dei fastidi al piccolo. Per questo è fondamentale seguire una corretta igiene del bebè e dei suoi oggetti personali.

Le cause del mughetto

La Candida albicans è un parassita appartenente alla famiglia dei miceti, cioè un fungo dimorfico, e può presentarsi con due forme:

  • fisiologica (cioè normale): vive nell’intestino, fa parte della flora batterica (insieme dei batteri “buoni”) e partecipa ai processi digestivi;
  • atologica (cioè nociva): in questo caso la Candida prolifera fino a diventare aggressiva e il responsabile di una serie di infezioni (prendono il nome di “candidosi”), che attaccano le mucose (tessuti di rivestimento interno) e la pelle. A seconda della parte del corpo colpita, si parla di:
  • candida, se il fungo attacca la mucosa dei genitali o la pelle;
  • mughetto, se interessata dall’infezione è la mucosa orale.

In ogni caso la Candida è in stretta connessione con il sistema immunitario, cioè di difesa naturale dell’organismo: si manifesta più favorevolmente, cioè, quando le quando le difese immunitarie si abbassano.

Come si trasmette il mughetto nel neonato

Involontaria responsabile di questa infezione, di solito, è la mamma. Il bimbo, infatti, nascendo, passa con la testa dal canale del parto (le strutture del bacino materno), e se la donna soffre di una leggera candidosi, gliela può trasmettere. In questo caso il mughetto insorge nella prima settimana di vita del piccolo. La Candida albicans può proliferare anche sul capezzolo, senza conseguenze per la madre, che però la può ritrasmettere al bebè durante le poppate. Anche il succhietto e la tettarella del biberon possono essere veicolo dell’infezione; per questo vanno sempre sterilizzati accuratamente prima dell’uso. Può capitare che il mughetto si trasmetta da un bimbo a un altro, se vi è contatto di oggetti infetti dal fungo. Questa eventualità è più frequente in ospedale, dove i neonati sono tenuti tutti insieme al nido. In questo caso occorre isolare il piccolo dagli altri bebè e separare i suoi oggetti personali da quelli degli altri.

Le caratteristiche

Il mughetto, le cui tipiche chiazze bianche si rendono visibili circa una settimana dopo l’avvenuto contatto, presenta delle caratteristiche particolari:

  • colpisce i neonati, perché le loro difese immunitarie non si sono ancora sviluppate: non è quindi contagioso per l’adulto o per i bimbi piccoli;
  • predilige gli ambienti caldi e umidi, quindi non attecchisce sulla cute (fatta eccezione per l’area del pannolino) ma soltanto sulle mucose della bocca;
  • attacca più facilmente i tessuti già irritati, come per esempio le aree sottoposte a sfregamento;
  • può ripresentarsi nei bimbi fino ai sei mesi, più facilmente dopo una malattia virale, che ha abbassato le difese naturali dell’organismo.

Le cure per il mughetto

Nell’attesa di portare il piccolo dal pediatra, può essere utile fare delle applicazioni di acqua e bicarbonato, utilizzando una garza sterile da avvolgere sul proprio dito e da passare all’interno della bocca del piccolo. Dopo avere visitato il bambino e accertato che si tratta effettivamente di mughetto, di solito, il pediatra prescrive un prodotto antimicotico specifico da applicare localmente. Lo stesso preparato antifungino dato al piccolo, va utilizzato sul capezzolo, se la mamma allatta il bebè al seno, prima e dopo ogni poppata per evitare di reinfettarlo.

Attenzione all’igiene

Il mughetto non è un’infezione pericolosa, ma può diventare molto fastidiosa se non si seguono alcuni semplici accorgimenti. Per evitare, quindi, che diventi recidiva, occorre:

  • NON SCAMBIARE IL CIUCCIO TRA DUE BIMBI, neppure se sono fratelli e persino gemelli: si correrebbe il rischio di innescare una serie di infezioni a catena.
  • CURARE IL CAPEZZOLO: è bene, per interrompere il ciclo del contagio, che la madre curi scrupolosamente la propria igiene personale e applichi sul capezzolo lo stesso preparato antifungino prescritto per il bimbo.
  • STERILIZZARE CIUCCI E TETTARELLE: il fungo colonizza il materiale poroso di cui sono fatte. Le spore della Candida vengono rimosse già a 55° C, perciò la bollitura è la procedura ottimale. È sbagliato, invece, mettersi il bocca il succhietto del bambino o la tettarella del biberon per pulirli: in questo modo si rischia solo di passare al neonato i propri germi.

Può colpire anche il sederino

Il mughetto spesso si associa alla dermatite da pannolino, detta anche candidosi cutanea, un’infezione causata sempre dalla Candida albicans. Questo lievito, infatti, vive normalmente nell’intestino e dunque anche nella zona dell’ano. Come il mughetto, anche questa candidosi è legata, oltre a fattori locali possono favorirla (come il caldo-umido), a una debolezza temporanea delle difese naturali del bambino. In determinate condizioni, quindi, dalla zona perianale (cioè intorno all’orifizio), questo fungo può raggiungere le aree contigue come le pieghe inguinali, i genitali esterni e il sederino e provocare un’infezione.

Il caldo-umido naturalmente presente nell’area del pannolino, accentuato dal contatto con le feci e l’urina, tende infatti a provocare la macerazione della pelle e l’alterazione del film idrolipidico (il sottile strato protettivo di acqua e grasso). Sulla pelle indebolita, quindi, si apre la strada alla colonizzazione da parte della candida. Per evitare che la pelle delicata del sederino rimanga a contatto troppo a lungo con l’urina e le feci occorre cambiare spesso il piccolo, meglio se dopo la poppata, e stendere un velo di pasta all’ossido di zinco nella zona dei genitali e del sederino: funge da barriera protettiva, evitando che i germi nocivi, come la Candida albicans, possano proliferare e dar luogo all’infezione. In caso di dermatite, comunque, il pediatra prescriverà una crema a base di clotrimazolo e miconazolo da applicare 4 volte al giorno per 10-15 giorni.

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