La causa di queste temporanee alterazioni è da ricercarsi in una vera e propria tempesta ormonale: in pratica nel sangue del piccolo confluisce un’elevata quantità di ormoni, in parte di origine materna (ossia ereditata dalla mamma nel corso dei nove mesi) e in parte prodotta dall’organismo stesso del bebè. La crisi genitale del neonato fa parte di quei fenomeni transitori che, pian piano, spariranno da soli senza bisogno di cure mediche, quando l’organismo del piccolo avrà raggiunto un proprio equilibrio ormonale, senza lasciare alcuna conseguenza sugli organi interessati. In genere, i maschietti sono più colpiti da queste manifestazioni rispetto alle femminucce con un’incidenza del 30 per cento circa.
I segnali da osservare
La crisi genitale del neonato è riconoscibile da specifici segnali, alcuni dei quali sono presenti sia nei maschi sia nelle femmine. I più caratteristici sono:
La tumefazione dei genitali esterni
- nelle bambine il gonfiore interessa la vulva, le grandi e le piccole labbra;
- nei maschietti a essere interessati dal fenomeno sono i testicoli, ossia le ghiandole sessuali maschili preposte alla produzione degli spermatozoii.
Questo fenomeno, definito anche iperplasia, non causa comunque dolore né fastidio al bebè.
Anche questo fenomeno (in termini medici, ginecomastia) può presentarsi sia nei maschietti sia nelle femminucce come un gonfiore di una o di entrambe le mammelle. Si può osservare e rilevare al tatto un rigonfiamento, una specie di “pallina” dura sotto il capezzolo che non fa comunque male, accompagnata, a volte, dalla perdita di piccole quantità di latte (comunemente chiamato latte di strega). La ginecomastia non deve essere comunque confusa con la mastite neonatale, che è una vera e propria infiammazione batterica della ghiandola mammaria, da curare con un antibiotico prescritto dal pediatra.
L’acne
Del tutto simile alla forma che può presentarsi durante la pubertà (ossia il periodo caratterizzato dalla maturazione dei caratteri sessuali secondari), l’acne neonatale compare sul viso, soprattutto su fronte, naso e mento, sottoforma di foruncoletti rossi, destinati a scomparire spontaneamente. È presente in entrambi i sessi.
Lo spotting
Durante il cambio del pannolino può capitare di notare la presenza di alcune macchie rosse, simili a sangue mestruale. Questo fenomeno, riscontrabile solo nelle femminucce nei primi giorni di vita, non deve assolutamente allarmare i genitori. È comunque consigliabile far visitare la bambina dal pediatra per controllare le mucose (tessuti di rivestimento interno) vaginali in modo da escludere ogni eventualità di abrasioni o lesioni, del tutto estranee alla crisi genitale, di cui anche lo spotting è espressione.
Il meccanismo all’origine
Nel corso dei nove mesi, il bimbo riceve ossigeno e nutrienti dalla mamma attraverso la placenta, Tra le sostanze fondamentali allo sviluppo del feto vi sono anche gli ormoni, veri e propri “messaggeri chimici” che il piccolo non produce ancora e che hanno il compito di trasmettere informazioni da una cellula a un’altra, regolandone la crescita, la maturazione e la riproduzione. Subito dopo la nascita, anche il bimbo comincia, a sua volta, a produrre ormoni autonomamente. Quindi gli ormoni materni, già presenti nel sangue del bimbo, si vanno ad accumulare a quelli che lui stesso sta secernendo, con il risultato di un innalzamento del livello generale di tali sostanze. In particolare, durante l’ultimo periodo della gestazione, il piccolo riceve dal corpo materno gli estrogeni, ormoni femminili coinvolti nella maturazione sessuale. Ormoni femminili per eccellenza, partecipano alla formazione dei caratteri sessuali secondari, cioè all’ingrossamento dei seni e all’allargamento del bacino, così come alla comparsa del ciclo mestruale e al mantenimento della fertilità. Sono loro i principali responsabili dell’anormale gonfiore dei genitali esterni dei neonati, dell’inturgidimento della zona mammaria e della produzione di latte e della comparsa della falsa mestruazione nelle bambine.
La placenta, una “fabbrica” di ormoni
La placenta è un organo a forma di disco che aderisce alla parete dell’utero e che permette il passaggio delle sostanze nutritive e dell’ossigeno dai vasi sanguigni materni a quelli fetali. Questo passaggio avviene attraverso una sottile membrana, detta “barriera placentare”, perché, in realtà, non c’è contatto diretto tra il sangue materno e quello fetale fino al momento della nascita. La barriera placentare deve filtrare sia le sostanze che passano dalla madre al piccolo (ossigeno e nutrienti) sia quelle che passano dal piccolo alla madre (anidride carbonica e sostanze di scarto). Ma la placenta ha anche un’altra importante funzione: quella endocrina. Essa, infatti, assume le funzioni di una ghiandola che produce gli ormoni necessari per la gravidanza: progesterone, ormone lattogeno placentare e, soprattutto, estrogeni.
Gli errori da evitare
Le manifestazioni legate alla crisi genitale sono destinate a scomparire in breve tempo spontaneamente senza lasciare alcuna conseguenza. Quindi, anche se alcuni fenomeni si presentassero in maniera molto evidente, non bisogna fare assolutamente niente. Nel caso di ingorgo mammario, perciò non bisogna spremere assolutamente le mammelle nel tentativo di sgonfiarle e provocare la fuoriuscita del cosiddetto latte di strega. Si tratta di un’usanza popolare che non solo è inutile, ma può anche essere dannosa per il bimbo in quanto può provocare infezioni. È bene anche astenersi dall’applicare impacchi caldi o freddi che siano, creme, lozioni, e quant’altro la fantasia possa suggerire.
Passa senza lasciare tracce
Così come è venuta, la crisi genitale se ne va nel corso di alcune settimane, il tempo necessario affinché l’organismo del neonato smaltisca gli ormoni materni in eccesso. Non è, quindi necessario portarlo dal pediatra se i sintomi persistono meno di una settimana. In caso contrario, è meglio sentire il parere di uno specialista piuttosto che rifarsi alla presunta “saggezza popolare”. Nel giro di qualche settimana i genitali torneranno delle dimensioni normali, la zona mammaria si “sgonfierà” e l’acne sparirà senza lasciare tracce sulla pelle del bebè.