La morte in culla o Sids (Sudden infant death syndrome, sindrome della morte improvvisa del lattante) rappresenta una delle paure più grandi tra i genitori dei neonati. Colpisce un neonato su duemila, in un arco di tempo che va da un mese all’anno di età, con una maggior frequenza tra i due e i quattro mesi di vita, senza segnali premonitori. Prevenire la morte in culla è da tempo uno dei maggiori obiettivi dei pediatri. Alcune regole da applicare per ridurre il rischio ci sono, ma oggi forse esiste una possibilità in più.
Una ricercatrice australiana dell’ospedale dei bambini di Westmead, in News South Wales, Australia, ha individuato una sostanza che potrebbe fungere da biomarcatore per individuare i bambini a rischio di Sids e, quindi, mettere in atto alcuni accorgimenti. La ricercatrice, Carmel Harrington era avvocato prima di perdere suo figlio proprio per la sindrome della morte improvvisa. Il potenziale biomarker dei neonati a rischio si chiama butirilcolinesterase o BChE. La dottoressa e la sua squadra hanno analizzato il sangue prelevato da 655 neonati in salute. Di questi, 26 hanno perso la vita per Sids. Gli esperti si sono accorti che nei piccoli deceduti era presente un livello di BChE molto più basso rispetto agli altri.
L’enzima, secondo gli esperti, svolge un ruolo importante nei circuiti cerebrali che mettono l’organismo in allerta per potenziali pericoli. Se, per esempio, il bambino non sta respirando bene e corre quindi il rischio di soffocare, nell’organismo si alza il livello di anidride carbonica e scende quello dell’ossigeno. In presenza d quantità normali di BChE, il sistema nervoso del piccolo riesce a percepire uno stato di pericolo. Dà, quindi, l’avvio a reazioni come il pianto o alcuni movimenti del capo, che aiutano la respirazione e attirano le attenzioni dei genitori. Altri esperti hanno commentato che si tratta di un campione troppo ridotto e che occorrono altri studi per affermare che il dosaggio di questo marcatore è in grado di prevenire la morte in culla.
I ricercatori del reparto di Neonatologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma si stanno, per esempi,o concentrando sui geni coinvolti nella via della serotonina, neurotramettitore che, tra l’altro, regola respirazione, circolazione sanguigna, frequenza cardiaca, temperatura corporea e ritmo sonno-veglia.
Nei piccoli deceduti per Sids, i geni per il trasportato della serotonina erano configurati in un modo diverso rispetto ai bambini che invece sono riusciti a crescere. I ricercatori tuttavia affermano anche in questo caso è troppo presto per poter fare affermazioni sicure e che è necessario indagare ancora. Oltretutto le indagini sono più difficoltose perché, per fortuna, i casi di Sids stanno diminuendo, anche grazie alle campagna di prevenzione Sonno Sicuro.
Esistono alcune regole fondamentali per prevenire la morte in culla e sembrano essere molto efficaci, tanto è vero che nei Paesi dove sono mette in pratica, l’incidenza si è ridotta notevolmente. Ecco in breve che cosa è essenziale:
- mai fumare in presenza del bambino, nemmeno sul balcone di casa o mentre lo si porta a passeggio in carrozzina
- far dormire il bambino sempre sulla schiena: questa posizione impedisce il sonno profondo e le apnee respiratorie
- non surriscaldare la camera in cui dorme il bambino (non oltre 18-20 gradi) e non fargli indossare indumenti pesanti nel sonno
- non mettere il piccolo nel lettone con i genitori
- eliminare dal lettino o culla peluche, giochi morbidi, paracolpi troppo imbottiti, coperte non ben rimboccate.