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Sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano quanto lo stile di vita adottato durante la gravidanza possa influire sulla salute futura del bambino. L’ultimo è stato condotto negli Stati Uniti e rivela addirittura che l’esposizione prenatale a certe sostanze chimiche potrebbe ridurre il QI, ossia il quoziente intellettivo, del bambino nei primi anni di vita.
Analizzate oltre 300 donne incinte
La ricerca è stata realizzata da un team di ricercatori americani della Columbia University, pubblicata sulla rivista scientifica Plos One. Ha riguardato 328 donne incinta. Tutte sono state seguite durante l’intero arco della gravidanza e sono state invitate a rispondere a un questionario sullo stile di vita condotto. In particolare, è stato chiesto loro se facessero uso oppure fossero esposte abitualmente a sostanze chimiche. Una volta nati i bambini, i ricercatori hanno monitorato anche la loro salute. Inoltre, al compimento del settimo anno di vita li hanno sottoposti a un test per la misurazione del QI. Lo scopo era capire quale relazione ci fosse fra i comportamenti della mamma durante la gestazione e le condizioni del figlio.
Attenzione agli ftalati
Analizzando tutti i dati raccolti, gli esperti hanno scoperto che l’esposizione a sostanze chimiche durante la vita intrauterina può avere effetti deleteri sullo sviluppo dei piccoli. In particolare, è risultata nociva l’esposizione agli ftalati, sostanze chimiche prodotte dal petrolio che vengono aggiunte alle materie plastiche per migliorarne la flessibilità e la modellabilità. Si trovano in molti prodotti, dai serramenti in PVC ai contenitori in plastica, dalle gomme ai cosmetici. Se presenti in quantità superiori a quelle previste per legge possono essere tossici, in particolare per la riproduzione e per i bambini, quando masticati o succhiati per lunghi periodi.
Il quoziente intellettivo può ridursi fino a sette punti
La nuova ricerca svela che gli ftalati possono essere dannosi anche nelle donne in gravidanza. Infatti, si è visto che i figli nati da mamme che durante il primo trimestre di gestazione sono state esposte ad alte concentrazioni di due ftalati – il butilbenzilftalato (BBzP) e il dinbutilftalato – a sette anni avevano un QI inferiore fino a sette punti rispetto ai coetanei nati da donne che nei nove mesi non sono state esposte a queste sostanze. Si tratta di una riduzione significativa del quoziente intellettivo, che potrebbe avere ripercussioni importanti sul rendimento scolastico e cognitivo negli anni successivi.