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L’emangioma infantile è il tumore benigno più diffuso nei bambini. Spesso regredisce da solo, ma in alcuni casi può dare problemi. Ecco perché è importante trovare una cura efficace. Le cause sono ancora sconosciute, ma si ipotizza un mix di fattori predisponenti: sesso femminile, età materna avanzata, placenta previa e prematurità. Dopo una prima comparsa, segue una fase proliferativa che dura dai 6 agli 8 mesi ma talvolta può prolungarsi fino a 20 mesi. Poi l’emangioma si stabilizza, fino a regredire in modo spontaneo entro qualche anno.
A volte diventa pericoloso
Tuttavia, nel 10-12% circa di casi, che in Italia equivalgono a circa 2.500-3.000 bambini, la localizzazione della lesione può determinare complicanze anche severe. Per esempio, se localizzato in aree delicate come le palpebre, le orecchie, il naso, la bocca o la zona urogenitale, può interferire con le normali funzioni o, addirittura, mettere a rischio la vita. In questi casi, la diagnosi e l’avvio del trattamento devono essere tempestivi.
Risultati positivi con il propranololo
Per decenni, i farmaci utilizzati per le cure erano tutti off-label (utilizzati cioè per motivi diversi da quelli indicati in etichetta) in Italia. La risposta terapeutica variava dal 30 al 70% dei casi e potevano esserci effetti collaterali gravi. Ora l’utilizzo del propranololo, un betabloccante in grado di frenare la proliferazione dell’emangioma e accelerarne la regressione in oltre il 90% dei casi, ha cambiato la gestione della malattia. La sicurezza e l’efficacia sono state verificate attraverso uno studio condotto su 460 bambini in 16 Paesi.
Servono centri multidisciplinari
Collaborazione, diagnosi precoce e farmaci mirati sono gli ingredienti proposti dalla Società italiana per lo studio delle anomalie vascolari (Sisav) e dalla Società italiana di dermatologia pediatrica (Siderp), per la corretta gestione di questi tumori vascolari che ogni anno colpiscono 22.600 bambini in Italia. È necessario, secondo gli specialisti, costruire una rete di centri multidisciplinari specializzati in cui siano collaborino operatori (medici e infermieri) capaci di prendere in cura globalmente il piccolo malato.