Di frequente succede di osservare nei neonati una forma del cranio asimmetrica, con la nuca appiattita di solito più da un lato che dall’altro. Quasi sempre si tratta di plagiocefalia, più nota come “testa piatta del lattante”, una deformazione che può essere visibile sin dalla nascita oppure evidenziarsi nel corso delle prime settimane/mesi di vita del bebè. Ecco come si cura la testa piatta nei neonati con i consigli della dottoressa Silvana Torneo, pediatra.
Innanzi tutto, una premessa: la testa piatta nei neonati non deve preoccupare i neogenitori, in quanto si tratta di una condizione del tutto benigna, presente in circa la metà dei bambini, che tende a risolversi con la crescita: in pratica il graduale aumento di volume del cervello modella la struttura scheletrica della testa del bebè che si ossifica in modo permanente solo intorno ai 18-20 mesi, arrivando pian piano ad assumere una forma più tonda e regolare.
Col passare del tempo (soprattutto dal 6° mese in avanti), il piccolo trascorre sempre meno tempo sdraiato, di conseguenza l’assenza di appoggi, e quindi di pressioni, associata alla posizione eretta favorirà il recupero della simmetria del cranio. Molto importante è comunque anche ricorrere a opportuni accorgimenti che favoriscano tale armonizzazione della testolina prima che perda la sua iniziale elasticità.
In occasione dei bilanci di salute – le visite mensili cui il neonato viene sottoposto durante il primo anno di vita – il pediatra ha modo di verificare la regolarità dello sviluppo del cranio del bebè.
Se mamma e papà dovessero rilevare delle anomalie è comunque consigliabile che lo consultino quanto prima: più precocemente si avvia il trattamento, infatti, più risulterà efficace proprio in ragione della maggiore malleabilità della testolina del bambino nelle prime settimane/mesi di vita.
Ecco alcuni dei rimedi più comuni:
– aver cura di ruotare ogni volta la testolina da un lato o dall’altro nel corso dei primi 6 mesi di vita, quando si mette il piccolo a nanna adagiandolo in posizione supina (che è quella più sicura per evitare il rischio della Sindrome di morte in culla o Sids);
– cambiare spesso la posizione della sdraietta o del passeggino per stimolare il bimbo a girare il capo in direzioni diverse, evitando che mantenga troppo a lungo la stessa posizione;
– posizionare il neonato sveglio a a pancia in giù (liberando in questo modo il cranio da pressioni “da appoggio”) nella culla o su un materassino posizionato a terra per circa 30-60 minuti al giorno, sotto il costante controllo della mamma o del papà.
Se la deformazione risulta più accentuata, il pediatra può prescrivere il ricorso a fisioterapia o a supporti ortopedici.
In sintesi
Se la plagiocefalia è presente sin dalla nascita, risulta per lo più determinata dalla posizione mantenuta dal feto nel corso del suo soggiorno nel pancione (non a caso a esserne più colpiti sono i gemelli che condividono lo spazio disponibile o i bimbi con macrosomia fetale (), cioè più grandi della media), oppure dalla compressione subita dal cranio durante il parto, soprattutto in caso di:
– bacino molto stretto della madre;
– parto strumentale, ossia con il ricorso a forcipe o ventosa per estrarre il piccolo;
– parto podalico caratterizzato in genere da una fase espulsiva più complessa.
Se, invece, il problema si evidenzia successivamente alla nascita, la deformazione ha origine posizionale: in questi casi si tratta di appiattimenti posteriori o laterali determinati dal prolungato ed eccessivo mantenimento della testa nella stessa posizione (a faccia in su o di lato) sulla superficie della culla, del lettino o del passeggino.